sabato 8 agosto 2015
La crisi c’è, ma le vendite di copie elettroniche sono migliori del previsto
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​Accanto alla metamorfosi digitale, vesti grafiche cartacee più adatte a tutti i lettori, cooperazioni fra media audiovisivi e stampa, accordi vari transnazionali, negoziati con i giganti di Internet, progetti al fianco del mondo universitario, casi di sorprendente rilancio di generi come l’inchiesta, fortunati ibridi fra riviste e libri, prodotti derivati vari, sovvenzioni pubbliche mirate e tanto altro ancora. In Francia, da anni, il settore giornalistico si è trasformato in un vasto cantiere all’insegna della necessità e volontà di sperimentare, sorprendere, sfatare gli allarmismi più superficiali.L’effervescenza d’iniziative poggia su un ragionamento elaborato da economisti e sociologi dei media: una volta superata l’attuale fase segnata da adattamenti tecnologici complessi e spesso dolorosi, i margini di ripresa non dovrebbero mancare in un settore al centro di quella "economia della conoscenza" in forte espansione su scala planetaria.A stimolare le speranze del mondo editoriale francese è pure la convinzione che la rivoluzione digitale possa diffondere contenuti giornalistici di qualità anche oltre le vecchie barriere territoriali, da sempre avvertite in un Paese dalla geografia in gran parte rurale e dove sta adesso crescendo la popolazione di giovani con alti livelli d’istruzione in fuga dalle città. Grazie al digitale, per i lettori delle campagne o lontane periferie urbane, il costo per accedere a un’informazione dall’alto valore aggiunto dovrebbe ridursi.Tanti esperti avvertono che i tempi non sono ancora maturi per verificare la fondatezza dello schema. Ma alcuni indicatori recenti, come il numero di copie digitali di quotidiani e periodici, incoraggiano gli investimenti. L’anno scorso, sono state vendute in Francia più di 71 milioni di copie digitali, con un balzo del 60% rispetto al 2013. La proporzione delle vendite digitali ha così raggiunto il 9,7% del totale. Per l’autorevole Le Monde, le vendite digitali giornaliere sono già di circa 50mila copie. Nel 2014, lo sportivo L’Equipe ha visto progredire le vendite digitali del 151%. Lo stesso anno, nell’insieme, le vendite in edicola dei quotidiani cartacei sono calate del 3,7%. Ma certi titoli di qualità conoscono ormai una progressione grazie alla somma di cartaceo e digitale, come l’economico Les Echos, cresciuto del 5% negli ultimi 4 anni.Secondo Philippe Rincé, alla guida dell’organismo che certifica le vendite, uno dei fronti allo studio su cui restano ampi margini di diffusione per i giornali in versione digitale è «lo sviluppo delle vendite ai terzi nei grandi gruppi di servizi» come compagnie aeree e ferroviarie, scali di trasporto, catene alberghiere e altri servizi turistici. Dal canto loro, i giornalisti audiovisivi, a cominciare dalle redazioni legate ai 4 grandi gruppi radiofonici privati (Rtl, Nrj, Europe 1, Nextradiotv), possono contare su canali che nell’insieme restano estremamente redditizi, nonostante una certa erosione recente degli introiti pubblicitari soprattutto televisivi. Del resto, proprio alla locomotiva economica delle radio si agganciano certi media della carta stampata, con partecipazioni di capitale, ma anche cooperazioni professionali fra redazioni.Fra i siti d’informazione di nuova generazione nati su Internet, spicca il caso di Mediapart, specializzato nel giornalismo d’inchiesta e da anni in forte attivo. E anche un altro genere giornalistico nobile dato spesso sbrigativamente per "spacciato", il fotogiornalismo, ha invece appena conosciuto un significativo revival grazie al trimestrale Polka magazine. Sempre a livello cartaceo, certe nicchie innovative conoscono un’autentica espansione, come nel caso dei mook, ibridi di qualità fra riviste e libri, pubblicati in genere a cadenza trimestrale. Pur restando nel complesso economicamente in crisi, il settore della stampa d’informazione può inoltre contare su un vasto sistema di sovvenzioni pubbliche dirette e indirette, oltre che su un accordo strappato a Google, dopo anni di braccio di ferro sul nodo dei diritti pubblicitari legati ai contenuti giornalistici su Internet. Il gigante americano ha già finanziato un "fondo per l’innovazione digitale della stampa" dotato di 60 milioni di euro.
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