Conferenza Stampa di presentazione del Documento Preparatorio e del Vademecum per il processo sinodale che orienteranno i contributi delle Chiese locali. La conclusione nel 2023 con l’assemblea dei vescovi a Roma - Siciliani
Di fatto non sarà più un «Sinodo dei vescovi», ma «un’assemblea ecclesiale» dove «la sinodalità diventi modalità abituale di essere Chiesa» e rivolgendosi ai giornalisti il cardinale Mario Grech, segretario generale della Segreteria generale del Sinodo dei vescovi, chiede l’aiuto di «non costringere questo percorso dentro il meccanismo dello scoop e imprigionarlo negli slogan di sempre», perché significherebbe «porre ostacolo a un processo» epocale, di cui la Chiesa ha oggi bisogno. «Un sinodo non si comprende se non alla luce dello Spirito Santo che guida la Chiesa e mi piacerebbe condurre anche voi dentro questa visione», la visione di «una tappa» che è «fondamentale per la vita della Chiesa» e anche della sua storia millenaria se il suo oggetto, la sinodalità – come ha spiegato il porporato – sarà anche il suo metodo, come lo era nella Chiesa delle origini.
Il cardinale Mario Grech ha illustrato e aperto così, in Sala Stampa vaticana, la conferenza stampa di presentazione del Documento preparatorio e del Vademecum per la sedicesima Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione” che si celebrerà nel 2023. E indicando le prospettive di fondo ha annunciato che il Papa aprirà questo percorso sinodale solennemente il prossimo 10 ottobre a Roma e la domenica successiva, il 17, ogni vescovo lo avvierà con una celebrazione liturgica nelle Chiese particolari. «La fase diocesana che si inaugura a ottobre – ha specificato da parte sua monsignor Luis Marín de San Martín, sotto-segretario della segreteria generale del Sinodo dei vescovi – non è perciò da intendersi come una preparazione al Sinodo, è già Sinodo. E tre sono i suoi obiettivi: che si consulti veramente il popolo di Dio, che sia la più ampia possibile, che riporti la realtà della vita». Il lungo e largo percorso si articolerà in tre fasi, tra l’ottobre del 2021 e l’ottobre del 2023, passando per una fase diocesana e una continentale, che daranno vita a due differenti strumenti di lavoro, fino a quella conclusiva a livello di Chiesa universale. Nel percorso saranno sette gli incontri continentali, come specificato durante la conferenza stampa.
«Non vogliamo rinchiudere il Sinodo a una dimensione rituale, ma vogliamo affermare la dimensione spirituale di questo cammino peculiare della Chiesa», ha ribadito ancora il cardinale Grech insistendo sul fatto che «il Sinodo non è un parlamento e non è un gioco delle parti, non è un sondaggio ma un’esperienza di ascolto gli uni degli altri, e tutti in ascolto dello Spirito Santo – riprendendo quanto affermato da papa Francesco nell’ottobre del 2015 per il cinquantesimo anniversario dell’istituzione del Sinodo dei vescovi – e non esiste un cammino sinodale senza la luce dello Spirito Santo».
«La sinodalità – ha fatto osservare il cardinale Grech – è il frutto maturo della ricezione del Concilio, di cui appropriarci anche alla luce del principio ecclesiologico fondamentale: il cammino sinodale inizia con la consultazione del popolo di Dio nelle Chiese particolari. Consultazione del popolo di Dio e discernimento dei pastori sono momenti spirituali, cioè nello spirito, per i quali non è il voto che conta». «Ciò che il Santo Padre si attende da questo Sinodo – ha quindi detto – è mettere la Chiesa tutta in condizione di vivere un’autentica esperienza sinodale».
Da parte sua, Myriam Wijlens, docente di diritto canonico all’Università di Erfurt, in Germania, e presente al tavolo dei relatori, ha rivolto un incoraggiamento a tutte le donne a «parlare con coraggio». E sempre in tema suor Nathalie Becquart, sotto-segretaria del Sinodo, ha affermato che «le donne, come tutti battezzati, fanno parte del popolo di Dio e vanno certamente ascoltate e considerate protagoniste del processo sinodale». «Stiamo reimparando la sinodalità, e la sinodalità è un imparare facendo – ha poi aggiunto –, questo è un processo senza precedenti e mostra che la Chiesa vuole essere rinnovata, dato che i Sinodi precedenti non hanno avuto questo tipo di fase diocesana».
Don Dario Vitali, professore ordinario di teologia dogmatica alla Pontificia Università Gregoriana, è entrato nel merito del Documento introduttivo, che paragona a «una mappa concettuale» e quanto contiene al «chiodo a cui si appende il quadro». E ha affermato che il primo e fondamentale obiettivo di questo processo «è quello che aspettiamo dallo Spirito, cioè di diventare una Chiesa sinodale, che è nuovo ma sempre antico, perché quella sinodale è una dimensione costitutiva della Chiesa, al pari di quella gerarchica». Vitali si è soffermato perciò a spiegare, riprendendo Giovanni Crisostomo, come e perché la Chiesa sia sinodale e come quella della sinodalità sia dimensione irrinunciabile in quanto «Chiesa e Sinodo sono sinonimi». Il documento – ha osservato – il professore di ecclesiologia – mostra infatti come nella Chiesa dei Padri nel primo millennio la sinodalità sia stata la modalità abituale di essere Chiesa, mentre nel secondo millennio questa modalità, per certi versi, è stata sospesa. Il Concilio Vaticano II finalmente ha riaffermato i presupposti per giungere a questo momento, di recuperare pienamente la sinodalità come dimensione costitutiva della Chiesa».