sabato 13 settembre 2014
​Francesco ha accettato l'invito del presidente Erdogan.
​L'ANALISI Tappe di uno stesso viaggio da pellegrino disarmato (Mimmo Muolo)
Le nomine al Consiglio per l'evangelizzazione
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​Ora è ufficiale. Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana, ha confermato ieri che papa Francesco ha ricevuto e accolto l’invito del neo eletto presidente della Repubblica, Recep Tayyip Erdogan, e che sarà in Turchia in visita ufficiale a fine novembre. Un periodo che certo non è stato scelto a caso. Il 30 del mese, infatti, ricorre la festa di sant’Andrea, uno degli appuntamenti più importanti per la Chiesa ortodossa, che è al tempo stesso un evento importante sotto il profilo ecumenico. Tradizionalmente infatti una delegazione della Santa Sede si reca a Istanbul così come una rappresentanza ortodossa festeggia a Roma il 29 giugno la festa dei santi Pietro e Paolo partecipando alla celebrazione presieduta dal Papa. La scelta della data dunque fa pensare che Erdogan abbia voluto dare seguito all’invito avanzato qualche mese fa dal patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I. Il viaggio del Pontefice ha un grandissimo valore simbolico e parte sotto i migliori auspici, anche se il momento in cui si svolgerà è quanto mai delicato. Stando a quanto ha dichiarato padre Lombardi, la durata e le tappe del viaggio sono ancora in fase di definizione. La visita inizierà sicuramente nella capitale Ankara, forse il 28 novembre, dove incontrerà le massime autorità politiche turche, per poi spostarsi a Istanbul. Si tratta del quarto Pontefice che si reca in Turchia. Papa Francesco visiterà il Paese della Mezzaluna a otto anni esatti dal viaggio di papa Benedetto XVI. Una missione difficile quella di papa Ratzinger, che era stata accompagnata da una grande tensione alla vigilia a causa del discorso di Ratisbona e che si era risolta con un successo su tutta la linea per il Pontefice, che in pochi giorni è riuscito a fare mutare radicalmente il giudizio sulle sue parole sia al governo di Ankara sia al popolo turco. Il viaggio era culminato all’interno della Moschea Blu di Istanbul in un momento condiviso con il Gran Muftì di Turchia, massima autorità religiosa locale. Prima ancora era stata la volta di Giovanni Paolo II e Paolo VI a sancire il legame profondo fra questo Paese, a maggioranza musulmana, candidato all’ingresso in Unione Europea e culla della cristianità, con il resto della comunità dei credenti.Adesso è venuto il momento di papa Francesco. Sulla carta, il suo viaggio pastorale è caratterizzato da una vigilia di serena attesa e curiosità. Il popolo turco ha seguito con grande interesse la sua elezione al soglio pontificio e i suoi primi passi come guida della Chiesa cattolica. Il messaggio universale di papa Francesco, la sua naturale umanità, la sua predisposizione a comunicare con la gente hanno impressionato positivamente l’opinione pubblica e la stampa turca fin dal primo momento. Tuttavia, la missione del Pontefice non è priva di punti nevralgici, soprattutto per la delicata congiuntura internazionale in cui si inserisce. Uno degli obiettivi di papa Bergoglio sarà sicuramente confermare e dare nuova linfa vitale al rapporto con le Chiese d’Oriente, nel solco di quanto già fatto dai suoi predecessori Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Una sintonia resa possibile anche dalla presenza di un patriarca illuminato e lungimirante come Bartolomeo I, che proprio con Benedetto XVI aveva concelebrato una liturgia al Fanar di Istanbul particolarmente carica di significato. Ma papa Francesco conosce molto bene il momento nevralgico attraversato dal Medio Oriente, l’Iraq soprattutto, dove il cosiddetto Is, lo Stato islamico sta perseguitando cristiani e musulmani. La Turchia, Paese laico nelle sue istituzioni, a maggioranza musulmano è da sempre considerato un ponte fra Oriente e Occidente, un interlocutore prezioso, che però proprio sulla situazione mediorientale sta inviando messaggi contrastanti. Senza dimenticare naturalmente la condizione dei cattolici nel Paese. Le aperture nei confronti delle minoranze religiose operate dai governi islamico-moderati di Recep Tayyip Erdogan hanno prodotto un clima di grande collaborazione con le autorità, anche se rimangono alcuni nodi irrisolti come il riconoscimento giuridico dei cattolici in Turchia.
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