I bambini dell'orfanotrofio ricevono i pacchi dono del Papa - Vatican Media
Una lettera scritta a mano, tre fogli a quadretti, per ringraziare papa Francesco per aver inviato nel loro orfanotrofio Foyer Nazareth, alla periferia di Brazzaville (Repubblica del Congo), pacchi di farmaci per curare i piccoli malati dalla drepanocitosi, malattia genetica del sangue.
Una lettera firmata da tutti i 22 bambini dell'orfanotrofio e dalla responsabile suor Elise Vouakouanitou nella quale si esprime "un grande grazie" a Dio, al Papa e alla nunziatura per l'"illimitata attenzione" nei loro confronti.
"Attraverso questo gesto, ci rendiamo conto che il titolo della sua ultima lettera enciclica (Fratelli tutti, ndr) non è vano, ma un programma del lavoro e della missione che lei ha accettato in nome di Cristo dalla Chiesa. Sì, affermiamo che siamo tutti
fratelli".
Le letterine dei bambini dell'orfanotrofio del Congo al Papa - Vatican Media
In mezzo alla fatica del vivere e a risorse limitate, senza però cedere alla disperazione, i piccoli del Foyer Nazareth avevano preso carta e penna e avevano chiesto aiuto al Papa. Che non ha fatto attendere troppo la sua risposta e, tramite il cardinale elemosiniere Konrad Krajewski e la nunziatura apostolica, ha fatto recapitare i primi di ottobre alcuni pacchi contenenti i farmaci, con la scritta rossa "Dono del Santo Padre", alla responsabile dell'orfanotrofio.
Suor Vouakouanitou a Vatican News, non nasconde le difficoltà nel nutrire e curare ogni giorno più di venti bambini di diverse età, provenienti da diverse situazioni di vita: "Orfani, abbandonati o con genitori con disturbi mentali". Alcuni di questi sono malati di falcemia, una forma di anemia curabile con i farmaci ma che, nei casi più gravi, necessita del trapianto di cellule staminali o di midollo osseo. Cure difficili in un Paese, dove, spiega la suora, le medicine sono generalmente importate e l'alto costo le rende inaccessibili. Al momento, suor Elise riceve aiuti dalla sua famiglia religiosa e sta collaborando con un'associazione italiana che la sostiene nell'opera di scolarizzazione e nelle cure mediche per i piccoli ospiti.
Con suor Elise collaborano diversi volontari, tra questi Immaculee, ragazza che in passato ha beneficiato dei servizi della casa e che da qualche anno ha scelto di lavorare come aiuto nell'orfanotrofio in segno di gratitudine, perché il Foyer Nazareth è questo che è sempre voluto essere: "una casa" e "una famiglia" per chi ci abita e lavora, proprio come quella famiglia di Nazareth da cui ha preso il nome.