sabato 9 aprile 2016
Le ostie dei carcerati di Opera per Papa Francesco
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«Con queste mani, un tempo sporche di sangue, mani che hanno ucciso, oggi produciamo ostie che vengono consacrate in tante chiese. Santo Padre, il nostro sogno è un giorno poter essere noi stessi a consagnarle nelle vostre mani benedette, in occasione del Giubileo della Misericordia». Era un sogno davvero, quello di Giuseppe, Ciro e Cristiano: due condannati al carcere a vita, l’ultimo ancora con 14 anni da scontare. Ma la loro lettera al Papa era uscita su Avvenire poco prima di Natale e poco dopo era arrivata la speranza: «Francesco vi aspetta», aveva annunciato Arnoldo Mosca Mondadori, fondatore della Casa dello Spirito e delle Arti e ideatore del progetto presso il carcere di Opera (Milano).

I detenuti di Opera portano le ostie al Papa (Bellaspiga) Nel frattempo quotidianamente i tre detenuti hanno continuato a impastare l’amido, pressarlo negli stampi e ritagliare a mano 8.000 ostie al giorno, che regalano alle parrocchie di tutta Italia e del mondo. «Ormai siamo a 400mila ostie richieste», fanno sapere i tre detenuti, arrivati a Roma da Opera sulla camionetta della polizia penitenziaria, confusi, emozionati alle lacrime, portando in braccio i tre cestoni colmi di 12.000 ostie per Francesco.

(Osservatore Romano) L’abbraccio forte e prolungato con il Santo Padre è avvenuto alla fine dell’udienza generale in piazza San Pietro, stamani sabato, quando si è soffermato tra loro un quarto d’ora, ascoltando i loro racconti e scrivendo persino una lunga dedica sul libro degli ospiti del laboratorio "Il senso del pane", creato all’interno del carcere di Opera.Guarda il video

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«Santo Padre, le abbiamo portato queste 12.000 ostie perché le consacri. Per favore, un giorno dica una Messa speciale, e in quella stessa data in tutto il mondo le parrocchie che hanno le nostre ostie celebraranno in comunione una grande Messa planetaria, portando Gesù in ogni angolo della terra». Francesco ha ascoltato con intensità e annuendo ha indicato i cesti: «Portateli alle suore». «Ah, la Croce di Lampedusa», ha poi esclamato quando Emanuele Vai, presidente della fondazione Casa dello Spirito e delle Arti, gli ha ricordato il loro precedente progetto, quella grande Croce costruita con il legno dei barconi naufragati, benedetta dal Papa due anni fa e ora in viaggio per tutta Italia. Le Ostie del carcere di Opera sono ormai nel mondo intero, dai teatri di guerra come il Libano, alle povertà estreme, alle zone di martirio cristiano, nei cinque continenti.

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