Visse oltre cinque secoli fa. Ma san Giovanni d’Ávila fu un «grande evangelizzatore» e oggi il suo insegnamento è «incredibilmente attuale», come sottolinea la postulatrice del suo Dottorato, Maria Encarnacion Gonzalez, direttrice dell’Ufficio per le cause dei santi in seno alla Conferenza episcopale spagnola. Oggi il patrono del clero spagnolo diventerà il 34° dottore della Chiesa, il quarto originario di questa terra dopo sant’Isidoro di Siviglia, santa Teresa di Gesù e san Giovanni della Croce.Nato ad Almodovar del Campo nel 1500, poco dopo l’approdo di Cristoforo Colombo nel Nuovo Mondo, sentì l’urgenza della missione: il desiderio di evangelizzare quel continente appena «scoperto». Ma l’allora arcivescovo di Siviglia lo fermò: gli chiese, piuttosto, di evangelizzare l’Andalusia. Una terra complessa, nella quale convivevano fedeli delle tre religioni monoteistiche, ma la fede di molti cristiani rischiava di perdersi. Ecco allora la grandezza di un santo che non impone, si apre al dialogo interreligioso e rilancia un messaggio attualissimo: «Dio è amore». Uomo di grande fede, uomo di profonda umanità (come dimostrano le sue scuole per i più poveri), uomo di straordinaria cultura: nei suoi scritti «si trovano le risposte alle sfide della Chiesa nel XXI secolo» afferma l’ordinario militare di Spagna, l’arcivescovo Juan del Río Martín, convinto che il santo possa aiutare la società attuale che vive «dando le spalle a Dio». Nel suo esempio «si trova un credente senza paura», un «uomo che ruppe gli schemi»: predicatore di grande forza, suscitò invidie e risentimenti, tanto da essere denunciato di fronte all’Inquisizione nel 1531. Incarcerato e processato, ma finalmente riconosciuto innocente, utilizzò il tempo in cella per scrivere il trattato di vita spirituale «Audi filia».«San Giovanni d’Ávila – assicura il vescovo di Malaga, Jesús Esteban Catalá Ibáñez – fu un grande esperto delle Sacre Scritture, un innamorato dell’Eucaristia, fedele devoto della Vergine, conoscitore dei Santi Padri e della cultura del suo tempo»: in sintesi, «fu un punto chiave della controriforma cattolica rispetto al protestantesimo». Le sue opere – sottolinea Catalá Ibáñez – «sono pienamente attuali in questo momento storico, nel quale è urgente una nuova evangelizzazione». Del resto «fu anche un grande riformatore del clero. Pensava che l’unico cammino per il rinnovamento della Chiesa e della società fosse la santità di vita dei sacerdoti. In questo lavoro impegnò le sue energie, fondando scuole per la formazione di futuri sacerdoti». Dopo l’ordinazione al sacerdozio nel 1526, celebrò la sua prima Messa nel paesino natale e festeggiò «invitando i poveri a tavola e distribuendo fra di loro la sua abbondante eredità», racconta la postulatrice della causa. Per la cerimonia sono attesi a Roma 500 pellegrini spagnoli: molti arriveranno da Almodovar del Campo e Ciudad Real, tanti altri da Cordoba e Montilla, dove il santo si ritirò e morì nel 1569. Il 12 ottobre a Montilla inizierà l’Anno giubilare e il 23 novembre la Conferenza episcopale - «con un centinaio di vescovi» - sarà pellegrina nel luogo dove si spense il santo. Ad aprile, infine, si terrà un Congresso internazionale per approfondire i tanti aspetti di san Giovanni d’Ávila: il mistico, lo scrittore, il predicatore, il pedagogo, il maestro, il consigliere spirituale, il teologo. L’uomo di Dio.