Il Papa incontra alcune suore durante l'udienza generale del 21 agosto 2019 - Ansa / Vatican Media
Punta sulla «partecipazione» il Messaggio diffuso dalla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica in occasione della Giornata della vita consacrata che si celebra oggi, 2 febbraio. Nel testo, firmato dal cardinale João Braz de Aviz e da monsignor José Rodriguez Carballo, rispettivamente prefetto e segretario del dicastero vaticano, si fa riferimento al titolo del cammino appena intrapreso dalla comunità ecclesiale: “Per una Chiesa sinodale; comunione, partecipazione e missione”. Dopo l’invito, l’anno scorso, a praticare la spiritualità di comunione, nel 2022 il focus è sulla tematica partecipativa. Tre le declinazioni approfondite: l’appartenenza, la responsabilità e, collegata a quest’ultima, la corresponsabilità. Alle 17.30 il Papa celebrerà la Santa Messa in San Pietro con i membri degli Istituti di Vita Consacrata e delle Società di Vita Apostolica (QUI IL LIBRETTO DELLA CELEBRAZIONE).
Una Giornata interamente dedicata a loro. Per sottolineare il valore della testimonianza, per interrogarsi sul senso della propria chiamata, più semplicemente per dire “grazie”. Ogni anno il 2 febbraio la Chiesa celebra i consacrati e le consacrate e quel “sì” alla chiamata di Dio che li ha portati in ogni angolo del pianeta, guidati dalla docilità alla fantasia dello Spirito. La data coincide con la festa della Presentazione del Signore al tempio, icona, scrisse Giovanni Paolo II che la decise, «della totale donazione della vita» da parte di chi è chiamato a riprodurre «mediante i consigli evangelici, i tratti caratteristici di Gesù vergine, povero e obbediente».
Con questa Giornata – spiega monsignor Paolo Martinelli, frate minore cappuccino, vescovo ausiliare di Milano e presidente della Commissione episcopale Cei per la vita consacrata – si vuole «rendere grazie a Dio per il dono di questa vocazione particolare all’interno della Chiesa e quindi sottolineare l’importanza e la valenza ecclesiale delle persone consacrate. Al tempo stesso è un modo per richiamare tutto il popolo di Dio a vivere la bellezza della vocazione cristiana».
Nella Lettera inviata per l’occasione, il cardinale João Braz de Aviz e monsignor José Rodriguez Carballo, rispettivamente prefetto e segretario della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, invitano a riflettere in particolare sulla parola “partecipazione”, collegandola al Cammino sinodale appena avviato. «La vita consacrata – aggiunge Martinelli – è da sempre tra le strutture ecclesiali maggiormente partecipative. E questo vale innanzitutto nel rapporto con le Chiese particolari, e a diversi livelli, a partire dalla presenza all’interno degli organismi di comunione: i consigli pastorali parrocchiali, i consigli pastorali decanali e, per i religiosi sacerdoti, il consiglio presbiterale».
Monsignor Paolo Martinelli - Siciliani
Non ci sono però solo i momenti partecipativi formali..
Un altro aspetto è l’inserimento delle comunità di vita consacrata all’interno della diocesi. In questo senso è importante che siano valorizzate sul territorio e, da parte loro, che si concepiscano sempre di più all’interno del tessuto locale. Penso alle comunità di vita consacrata affidatarie di parrocchie, alle scuole gestite dai religiosi, alle tante opere di carità dentro la realtà diocesana.
Un ruolo forse poco sottolineato.
È importante che il vescovo, e tutte le realtà istituzionali della Chiesa particolare valorizzino tali presenze nella loro diversità, nella loro molteplicità, nella loro multiformità. Una varietà che corrisponde ai doni dello Spirito e permette alla Chiesa di essere più capillarmente presente dentro il territorio. E poi bisogna considerare il valore della vita monastica, la cui testimonianza, soprattutto in questo momento, è particolarmente preziosa.
Monasteri e conventi sono diventati ancora di più un richiamo significativo.
Sono una sorta di polmone spirituale che immette nella vita della Chiesa aria nuova, spirito nuovo. In una condizione di difficoltà e pesantezza come l’attuale, rappresentano un punto di riferimento fondamentale per vincere l’emergenza spirituale, nella quale la gente fa fatica ad affrontare le difficoltà, ad attraversare le sofferenze. Una scelta di vita come quella monastica, così radicalmente votata a mostrare che Cristo è il senso per cui vale la pena vivere, può dare un grande aiuto a tutte le persone che cercano di vivere pienamente e di dare un significato anche alla tribolazione del tempo presente.
Soprattutto durante il primo lockdown, i monasteri sono stati protagonisti. Diventando spesso una scuola di speranza “online”.
Un servizio che prosegue tuttora, anzi per certi versi si è approfondito. A volte riguarda la vita spirituale, in altri casi si tratta di un supporto anche umano, psicologico. Perché è importante sentirsi pensati, sapere che una comunità prega per te e ti è a fianco. Durante la pandemia le comunità monastiche si sono manifestate davvero come cuore pulsante della vita cristiana, cui si aggiunge la capacità di essere comunità di intercessione, che si fanno carico dei dolori, delle domande, dei bisogni di condivisione. Vedo i monasteri come scuole di speranza, di spiritualità e come realtà che, attraverso l’ascolto, l’offerta e la preghiera, prendono su di sé le situazioni dolorose che tante persone hanno attraversato o stanno sperimentando.
La Giornata odierna è anche un’occasione per riflettere sulle nuove forme di vita consacrata.
Siamo in una fase di sviluppo e di approfondimento. Congregazioni molto legate ad alcuni bisogni sociali sono in fase di forte ripensamento perché le esigenze sul territorio e la situazione ecclesiale stanno cambiando. Parallelamente si sviluppano forme di vita consacrata, da una parte molto radicali, dall’altra “leggere”, in cui il carico istituzionale è ridotto al minimo, all’essenziale. Penso ad alcune scelte eremitiche mentre, sul fronte più sociale, vedo comunità che si inseriscono come fraternità consacrate nelle periferie, con modalità di vita austera semplice ma profondamente spirituale. Forme promettenti che permettono di rileggere la condizione attuale come un’opportunità per puntare all’essenziale della vita religiosa e di consacrazione.
Consacrati della porta accanto, per così dire.
Per esempio suore che si ispirano al carisma di Charles de Foucauld. Scelte che sottolineano l’inserzione della vita consacrata nel quotidiano della gente.
L’appuntamento odierno sottolinea l’importanza della vita consacrata anche per testimoniare la vitalità della Chiesa. Che, come dice spesso papa Francesco riprendendo Benedetto XVI, cresce per attrazione.
Un segno che rimane vivo anche in un momento non facile dal punto di vista vocazionale. Quella dei consacrati e delle consacrate è una testimonianza attrattiva come lo è ogni vita evangelica autentica, perché ci mostra che il senso dell’esistenza è l’incontro con il volto di Cristo.