lunedì 16 marzo 2015
Le indulgenze, il pellegrinaggio e la «Porta»: un vademecum per vivere dodici mesi di gioia.
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Giovanni Paolo II aveva paragonato l’Anno Santo all’«invito a una festa nuziale». E spronava: «Accorriamo tutti, dalle diverse Chiese e dalle comunità ecclesiali sparse per il mondo, verso la festa che si prepara». Si riferiva all’ultimo Giubileo che la Chiesa ha celebrato, quello del 2000. Le parole di Wojtyla possono essere prese a prestito per delineare l’Anno Santo della misericordia che papa Francesco ha annunciato venerdì e che comincerà l’8 dicembre. Dodici mesi di gioia che avranno al centro la remissione dei peccati, la riconciliazione, la conversione ma anche la solidarietà e l’attenzione al prossimo.Tre sono i segni che appartengono a ogni Anno Santo: l’indulgenza giubilare, il pellegrinaggio e la Porta Santa. Ad essi, nel 2000, papa Wojtyla ne aveva aggiunti tre: la purificazione della memoria, la carità e la memoria dei martiri. Come a dire che la tradizione degli Anni Santi si cala nel tempo con la sua forza «viva».L’INDULGENZA. L’indulgenza è uno degli elementi costitutivi dell’evento giubilare. «In essa si manifesta la pienezza della misericordia del Padre che a tutti viene incontro con il suo amore, espresso in primo luogo nel perdono delle colpe», scriveva Giovanni Paolo II nella Bolla Incarnationis mysterium con cui aveva indetto l’ultimo Giubileo. Il sacramento della Penitenza offre la possibilità di convertirsi e di sperimentare il perdono del Padre. Ma l’avvenuta riconciliazione con Dio non esclude la permanenza di alcune conseguenze del peccato, l’«attaccamento malsano alle creature» che ha bisogno di una purificazione «sia quaggiù, sia dopo la morte, nello stato chiamato Purgatorio». Questa purificazione libera dalla “pena temporale” del peccato. È in questo ambito che acquista rilievo l’indulgenza con cui al peccatore pentito è condonata la pena temporale per i peccati già rimessi quanto alla colpa (con la Confessione).Per ottenere l’indulgenza, è necessario essere in stato di grazia. Poi serve che il fedele abbia la disposizione interiore del completo distacco dal peccato; che si accosti al sacramento della Riconciliazione; che riceva l’Eucaristia; e che preghi secondo le intenzioni del Papa. Inoltre serve compiere un’“opera”. Ci sono le opere di pietà, ossia fare un pellegrinaggio in un santuario o luogo giubilare. Oppure le opere di misericordia, vale a dire visitare chi è in difficoltà (carcerati, anziani soli, disabili), sostenere un’iniziativa religiosa o sociale (per l’infanzia abbandonata, i giovani in difficoltà, gli anziani bisognosi, gli stranieri nei Paesi poveri), dedicare una congrua parte del tempo libero ad attività per la comunità. O un’opera di penitenza, cioè astenersi da consumi superflui (fumo, bevande alcoliche...), digiunare o astenersi dalle carni devolvendo una somma ai bisognosi.IL PELLEGRINAGGIO. Il pellegrinaggio, simbolo che ha arricchito la tradizione giubilare, riporta alla condizione propria dell’uomo. La Sacra Scrittura attesta a più riprese il valore del mettersi in cammino per raggiungere i luoghi sacri. Era tradizione che l’israelita andasse in pellegrinaggio verso la città dove era conservata l’arca dell’Alleanza. Anche Gesù con Maria e Giuseppe si fece pellegrino verso la città santa di Gerusalemme. E la storia della Chiesa è il «diario vivente» di un pellegrinaggio mai terminato.Per il credente, il pellegrinaggio evoca il percorso personale sulle orme del Redentore: è itinerario di ascesi, di pentimento per le fragilità, di preparazione interiore a un rinnovamento del cuore. Nell’Anno Santo le mete principali sono le quattro basiliche patriarcali di Roma (San Pietro in Vaticano, San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le Mura) dove è possibile ottenere l’indulgenza. Ma in ogni diocesi possono essere indicati luoghi di pellegrinaggio legati al Giubileo.LA PORTA SANTA. L’apertura della Porta Santa e la sua chiusura segnano l’inizio e la conclusione dell’Anno Santo. La Porta rimanda al passaggio che ogni cristiano è chiamato a compiere dal peccato alla grazia, guardando a Cristo che di sé dice: «Io sono la porta». Di fatto durante il Giubileo viene offerto un “percorso straordinario” verso la salvezza. «Passare la Porta Santa significa confessare che Gesù è il Signore», notava Giovanni Paolo II. E papa Francesco varcherà per primo la Porta Santa della Basilica di San Pietro l’8 dicembre – solennità dell’Immacolata Concezione e giorno in cui si compirà il mezzo secolo dalla chiusura del Concilio Vaticano II – mentre successivamente spalancherà le Porte Sante delle altre tre basiliche maggiori di Roma.Fu papa Martino V ad aprire per la prima volta nella storia degli Anni giubilari la Porta Santa di San Giovanni in Laterano nel 1423. Fino all’Anno Santo del 1975 le Porte erano murate sia all’esterno, sia dall’interno delle basiliche. Così il Papa aveva in mano un martelletto che percuoteva tre volte sul muro della Porta prima che la parete fosse abbattuta. Paolo VI volle spostare l’attenzione dal muro alla Porta e stabilì che le Porte non fossero più murate all’esterno. Così oggi sono sempre visibili. E per aprirle non serve più il martelletto d’argento e per chiuderle non c’è bisogno che il Pontefice abbia in mano una cazzuola (come avveniva in precedenza). Restano però i muri interni – ossia dietro le Porte – i cui mattoni hanno il nome del Papa che ha aperto e chiuso l’Anno Santo e che accolgono una pergamena e alcune monete in un’urna (quelle presenti evocano il 23° anno di pontificato di Wojtyla, ossia quando venne celebrato l’ultimo Giubileo).Il rito di apertura prevede che il Papa si avvicini alla Porta Santa dicendo Aperite mihi portas iustitiae («Apritemi la porta della giustizia»). E che poi la spinga. Quindi si inginocchia davanti, riceve il libro dei Vangeli ed entra nella basilica.LA BOLLA. Ma il primo atto di ogni Giubileo è la consegna e la lettura della Bolla papale che indice l’Anno Santo. Un gesto che verrà compiuto presso la Porta Santa, ancora chiusa, della Basilica di San Pietro il 12 aprile, nella Domenica della Divina Misericordia, festa istituita da san Giovanni Paolo II che viene celebrata la domenica dopo Pasqua. E l’Anno Santo della misericordia avrà il suo sigillo ufficiale.
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