«Udienze. Importanti: card. Di Iorio con informazioni circa vari progetti […] mgr Principi per affari Loreto e proposta di recarmi colà per l’ottobre ». È il diario di Giovanni XXIII, datato 29 agosto 1959, a rivelarci quando nacque l’idea di quel primo viaggio papale fuori Roma in età contemporanea. A proporglielo Primo Principi, prelato marchigiano dai molti ruoli: ammini-stratore pontificio della Basilica di San Paolo fuori le Mura e di Loreto, delegato pontificio della Basilica di Sant’Antonio da Padova, nonché segretario della Congregazione della Reverenda Fabbrica di San Pietro. E tuttavia la sua proposta cadde.Occorre arrivare al 28 settembre 1962 per ritrovare sull’agenda roncalliana un nuovo riferimento dentro una nota circa un pomeriggio nella Torre di San Giovanni insieme a monsignor Angelo Dell’Acqua, sostituto della Segreteria di Stato: «...Con lui confidai il pensiero antico e che ora mi venne semplice e improvviso come un dimenticato che si ripresenta e a cui non pensavo: cioè una visita personale del Papa a Loreto nell’antivigilia del Concilio », Neppure sei giorni dopo e il disegno di quel vago ricordo era già realtà.E la mattina del 4 ottobre 1962 il Papa usciva per la prima volta dai confini del Lazio: destinazione Loreto ed Assisi. Era dal 1857 che un Papa non metteva piede nei territori dell’antico Stato pontificio. Giovanni XXIII andava ad affidare il Vaticano II alla protezione della Madonna (e del Poverello). Per l’occasione, a tempo di record, si rimetteva in uso la stazione ferroviaria del Papa nata con lo Stato del Vaticano e di fatto usata sono nel ’59 per il convoglio speciale per la traslazione della salma di Pio X a Venezia. Il treno, prestato dal Quirinale faceva la prima fermata "in Italia" a Trastevere. Lì saliva il presidente del consiglio Amintore Fanfani con una delegazione del governo (il presidente della Repubblica Antonio Segni avrebbe raggiunto il Papa a Loreto; mentre ad Assisi ci sarebbe stato Aldo Moro). Nonostante i dolori del male che aveva aggredito il Pontefice, e il tragitto non brevissimo, ecco il Papa in piedi per lunghi tratti, pronto ad ogni stazione a benedire dal finestrino le folle assiepate per salutarlo.A Loreto, nel frattempo, la gente colmava la piazza del Santuario e molti stavano aggrappati alla fontana del Maderno, attorno alla statua di Sisto V, o premevano sulle mura della Santa Casa. Tanta gente invece avrebbe preferito fare ala al passaggio della Mercedes Benz scoperta che di lì a poco avrebbe portato il Papa al Santuario. Le sequenze successive ci riconsegnano Giovanni XXIII in preghiera, mentre recita l’Angelus e si rivolge alla folla. «Tutti siamo pellegrini sulla terra – disse – e andiamo verso la patria. Lassù è la meta dell’incedere quotidiano, l’anelito dei nostri sospiri: i cieli si aprono sulla nostra testa e il messaggio celeste rinnova il ricordo del prodigio per cui Dio si è fatto uomo e l’uomo è diventato fratello del Figlio di Dio». Era la stessa Basilica mariana a suggerirgli i pensieri: l’annunciazione del Verbo è il mistero del congiungimento del cielo con la terra; anche questo il vero scopo del Concilio. Poi via, destinazione Assisi. Stesse scene del mattino e la mano del Papa che continuava a benedire.Sulla tomba di Francesco il Papa elogia il santo, l’uomo della povertà capace di compendiare «in una sola parola il ben vivere, insegnandoci come dobbiamo metterci in comunicazione con Dio e con i nostri simili». Brevissima sosta davanti alla Basilica ed altre tre ore di viaggio per Roma. A sera, rientrato nella camera all’ultimo piano del Palazzo Apostolico, il Papa appuntava: «Questa è data da scriversi aureo colore nella mia vita: il pellegrinaggio che volli fare - e pochi giorni bastarono al concepirlo, al farlo e a riuscirvi con l’aiuto del Signore - alla Madonna di Loreto, e a san Francesco di Assisi, come a implorazione straordinaria 'di grazia' per il Concilio Ecumenico Vaticano II. Lo pensai, al solito, con semplicità, lo decisi: il cardinale Segretario di Stato se ne interessò con vivo trasporto. Scrivo questa nota al termine della giornata che di fatto resterà una delle più sante e felici del mio umile pontificato».