lunedì 29 ottobre 2012
​Conclusa a Rimini la "due giorni" sul sacerdote. Sette appelli per dare forza al suo impegno. Famiglia e carcerati, ma anche non violenza e povertà le priorità della "Papa Giovanni XXIII". (Lucia Bellaspiga)
LA TESTIMONIANZA «Una carezza di don Oreste. E ho detto no all'aborto"
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«Don Oreste Benzi diventi beato». Si è concluso con la richiesta ufficiale di avvio del processo di beatificazione per il sacerdote il grande convegno organizzato a Rimini dalla comunità "Giovanni XXIII". Ieri sera, durante la Messa di chiusura della due giorni dedicata a don Oreste  "testimone e profeta per le sfide del nostro tempo", Giovanni Paolo Ramonda, primo successore di don Benzi, ha consegnato al vescovo di Rimini Francesco Lambiasi la domanda di beatificazione. Una speranza e un dono.Perché "dono", come emerso dalle tante relazioni del convegno, don Oreste lo è stato davvero per tanti. Il suo impegno ha mutato la vita di molti ma anche la società, perché lui non si è mai tirato indietro neppure quando si è trattato di protestare contro leggi e codici penali ingiusti. Spesso anticipando i tempi, spesso proponendo modelli sociali ed economici alternativi. Un uomo di Dio che ha cambiato la storia degli uomini. Gli organizzatori hanno voluto racchiudere e sintetizzare le "profezie" di don Benzi in 7 temi su cui il sacerdote si è battuto in vita e che ancora oggi sono resi concreti dall’operato di tante persone, movimenti e associazioni. Sette temi che sono diventati altrettanti appelli della "Giovanni XXIII": ripristino dei fondi per la famiglia e l’autosufficienza dopo i tagli subiti negli ultimi anni, promulgazione di una legge tutta a favore della maternità, importanza degli organismi internazionali come le Nazioni Unite, dove la Comunità siede dal 2006, richiesta di pene alternative al carcere per mamme con figli minori, cittadinanza ai minori di origine straniera nati in Italia, norme che proibiscano la prostituzione, richiesta di moratoria di 10 anni per le missioni militari dell’Italia all’estero e opzione per i poveri e la non violenza.Ramonda ha detto che «la comunità da sempre ha scelto la non violenza. Noi rispettiamo chi va in guerra, i militari, ma chiediamo politiche che taglino le spese militari», proprio mentre «i fondi per la spesa sociale sono stati tagliati del 90%». Sui bambini, Ramonda ha poi sottolineato come «ne muoiono più per gli aborti che per gli incidenti stradali. Con loro muore il nostro futuro. Chiediamo il rispetto della vita in ogni sua fase».E ancora, «ci sono 60 mamme con bambini in carcere», ha aggiunto il responsabile generale della comunità. «È una profonda ingiustizia per un bambino vivere recluso e noi abbiamo già 60 case famiglia pronte ad accogliere madre e figlio. Sono 40 anni che la comunità mette in piedi case famiglia e accoglie chi non ha nessuno, eppure ci chiedono ancora di sottoporci a "sperimentazione"». Altro punto quello sulle schiave del sesso: «Chiediamo a Monti un decreto "salva-ragazze", che proibisca ogni forma di prostituzione, non tanto punendo il cliente ma convertendolo». Ramonda ha concluso con un’esortazione a tutti a «dare la vita per i poveri e con i poveri, come ha fatto don Oreste».Fischi in sala quando il sottosegretario alla Difesa Gianluigi Magri, ha usato parole in disaccordo con l’appello sulle armi. Il convegno si è chiuso sabato, ma domenica a Rimini, per i membri della comunità, la festa non finisce.
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