L’astrofisico Marco Bersanelli durante il suo intervento all’incontro di Loppiano - Collaboratori
Per lo stile di vita frenetico a cui siamo costretti, non troviamo più il tempo per alzare gli occhi al cielo. Non sappiamo più stupirci, contemplare. Mentre le migliaia di generazioni che ci hanno preceduti, sin dalla preistoria, erano attratte da quel mondo infinitamente lontano, misterioso, eppure così prossimo, che diventava il segno del mistero ultimo.
È la presa di coscienza richiamata dall’astrofisico Marco Bersanelli, davanti a un uditorio che gremiva l’auditorium della cittadella internazionale dei Focolari a Loppiano, sui colli toscani in provincia di Firenze e nella diocesi di Fiesole. Di più. Ha risvegliato quello stupore che da più di 30 anni sospinge l’instancabile ricercatore a sondare con passione i segreti del cosmo sin dalle sue origini. Lo ha mostrato l’entusiastica standing ovation finale.
Il suo intervento, svelando, come diceva il titolo, il rapporto tra “L’Universo e noi” ha portato fin “verso i confini di spazio e tempo”. Ci si è trovati immersi nell’immensità dell’universo pur appena intuita dai numeri ben superiori alla nostra immaginazione. Ora sappiamo che quel migliaio di stelle che possiamo ammirare alzando lo sguardo verso la volta celeste, è appena “una frazione” dei 300 miliardi di astri che compongono la nostra galassia. E che, a sua volta, la nostra galassia è parte di migliaia di altre galassie. Ancora, che la nostra Via Lattea dista dalla galassia Andromeda, la più “vicina”, ben due milioni e mezzo di anni luce. Se ogni secondo la luce percorre 300 mila chilometri, quali saranno mai le dimensioni del cosmo? Altro stupore: ora sappiamo che quest’immensità è in continua espansione per la nascita e morte di sempre nuove stelle a cui dobbiamo la vita del nostro pianeta e della nostra stessa esistenza, in un susseguirsi di cicli di miliardi anni.
Ma come tutto ha avuto inizio? La ricerca, durata oltre 30 anni, grazie alla missione spaziale del satellite Planck dell’Esa di cui il professore è tra gli ideatori e i principali responsabili, ha raggiunto l’“alba del tempo”, 13,8 miliardi di anni fa. Il satellite ha permesso di delineare la mappa dell’universo. Dall’analisi dei dati è possibile scorgere «il tempo e l’ordine nascosto, misterioso delle leggi della natura che hanno fatto in modo che l’universo potesse fiorire sino al punto in cui lo abitiamo oggi». Una storia non chiusa in un passato, ma creata e mantenuta viva in ogni istante sino al punto che «se la luna, le stelle, le galassie potessero parlare direbbero: “Io non mi faccio da me”».
Bersanelli è stato invitato a Loppiano per ricevere il “Premio internazionale Renata Borlone, donna in dialogo” destinato ai cultori della ricerca scientifica che, allo stesso tempo, ne abbiano espresso la valorizzazione umanistica. Lungo gli anni il riconoscimento è stato assegnato tra gli altri a due eminenti scienziati del Cern (l’Organizzazione Europea per la ricerca nucleare) di Ginevra: Fabiola Gianotti, che ne è direttore generale, e il fisico Ugo Amaldi. A Bersanelli è stato anche riconosciuto di “aver coltivato e custodito la tensione al trascendente quale carattere tipico di ogni autentico sapere”, come ha sottolineato nella “laudatio” Sergio Rondinara, docente di epistemologia, cosmologia all’Istituto universitario Sophia con sede a Loppiano.
Bersanelli ci ha immersi infatti, ancora in un’altra dimensione penetrando in quel “mistero ultimo” dove si svela l’immensità del Creatore e la grandezza di noi uomini, pur apparendo meno che granelli di polvere di fronte alle dimensioni dell’Universo. Lo ha fatto dando voce alla Parola di Dio e a due grandi scienziati.
Dal salmo 8:
“Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita/ la luna e le stelle che tu hai fissate/ che cosa è l’uomo perché te ne ricordi/ e il figlio dell’uomo perché te ne curi? Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli/ di gloria e di onore lo hai coronato:/ gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,/ tutto hai posto sotto i suoi piedi... (Salmo 8,4.10).
Albert Einstein: «Che l’universo sia comprensibile è la cosa più incomprensibile dell’universo!».
Quindi Blaise Pascal: «Tutti i corpi insieme, tutti i pensieri insieme, tutta la nostra scienza, anche tutta la nostra capacità di conoscere la natura e l’universo, tutte le loro produzioni non valgono il minimo moto di carità. Questo è di un ordine infinitamente più elevato».
Ed è qui che troviamo l’anello di congiunzione, che in prima battuta non appare, tra questo mondo scientifico e il personaggio che dà il nome al premio, Renata Borlone, di cui è in corso la causa di beatificazione. Attirata dall’infinito, dal mistero che avvolge l’universo, intuisce che lì vi sono le leggi immutabili impresse da Dio, lì l’impronta del Creatore. Inizia all’Università gli studi di matematica, fisica e chimica. Poi, inaspettato, a 19 anni, un incontro, l’impatto con la spiritualità di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, nuova e luminosa in quei tempi bui del dopoguerra. La porta alle radici di tutto il sapere, all’essenza stessa di Dio, Dio Amore, quell’amore che, come dice Dante “muove il sole e le altre stelle”. Da qui nuova luce sull’uomo, l’urgenza di “immergersi” nei problemi di questo mondo, come scrive lei stessa, per portare Lui, almeno un soffio della sua vita”.
Non c’è qui lo spazio per il lungo elenco dei titoli scientifici di Bersanelli (oggi docente di astrofisica e meccanica presso l’Università degli studi di Milano e collaboratore dell’Istituto nazionale di astrofisica), ma non vogliamo omettere il suo impegno nella redazione culturale del grande evento annuale promosso da Comunione e Liberazione, il Meeting di Rimini per l’amicizia tra i popoli. Significativo che questa giornata sia stata segnata da un profondo rapporto di amicizia, di dialogo, di unità, come evidenziato nel saluto finale dal professore e dal messaggio della presidente dei Focolari, Margaret Karram, rapporto ancor più prezioso in questo tempo buio «per aiutare l’umanità a riconoscersi parte di un sistema complesso e interconnesso che chiama il rapporto reciproco alla ricerca della fraternità».