Donne in preghiera al Santo Sepolcro - Ansa
«Per due anni consecutivi i cristiani di Terra Santa hanno celebrato la Pasqua e il Natale in una sorta di isolamento, senza il calore e l’amicizia solidale dei pellegrini che visitavano i Luoghi Santi e le locali comunità. Le famiglie hanno sofferto oltre misura per la mancanza di lavoro più che per gli effetti immediati della stessa pandemia». Bastano queste poche righe scritte dal cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione delle Chiese orientali, per capire il contesto della Colletta di Terra Santa di quest’anno, la raccolta di offerte per aiutare le comunità cristiane che vivono nei luoghi toccati dal Signore e dalla prima predicazione apostolica, raccolta che avviene il Venerdì Santo in tutte le chiese del mondo. La Colletta è regolata da specifiche disposizioni pontificie che ne stabiliscono l’assegnazione alla Custodia francescana per prima, la quale è incaricata del mantenimento dei Santuari sorti sui luoghi santi e delle strutture pastorali, educative e assistenziali, che consentono la vita delle parrocchie e di altri organismi ecclesiali, e al dicastero vaticano per le Chiese orientali. Un contributo annuale è assegnato anche all’assemblea dei vescovi di Terra Santa. I territori che beneficiano della Colletta in diverse forme sono: Palestina e Israele, Giordania, Cipro, Siria, Libano, Egitto, Etiopia ed Eritrea, Turchia, Iran e Iraq.
L’invito di Sandri per quest’anno è poi quello di dare «nuovo vigore e nuova linfa» alla pratica della Colletta, «curando anche la preparazione ad essa, attraverso testimonianze, preghiere o la semplice celebrazione della Via Crucis». Facendo ciò possiamo restituire un favore sia materiale che spirituale: «A Gerusalemme, Betlemme, Nazareth e in molti altri santuari e monasteri ogni giorno si celebra e si prega per la Chiesa in tutto il mondo, e noi siamo invitati a ricordarci con il cuore e con un piccolo dono di tutti coloro che pronunciano il nostro nome dinanzi al Signore, ringraziando per la nostra generosità».
La Colletta nella forma attuale ha preso il via nel 1974 con l’esortazione apostolica di Paolo VI Nobis in animo. In quel documento papa Montini richiamava in modo suggestivo, oltre che l’antichità della pratica dei viaggi a Gerusalemme – «Fin dal secolo IV esistono documenti che parlano di pellegrini in viaggio verso la Terra Santa, indicando loro l’itinerario per agevolarne il cammino» – anche il fatto che l’occuparsi dei bisogni dei cristiani di quelle terre risale agli albori della storia della Chiesa, come testimoniato da numerosi passi degli Atti degli Apostoli e delle Lettere successive: «Già san Paolo prese a cuore la sorte dei fedeli della Palestina e si fece zelante promotore di una colletta per coloro che, tra i fedeli di Gerusalemme, erano poveri. Il suo appello fu accolto con generosità dalle Chiese della Macedonia, dell’Acaia. Ognuno dei cristiani, nella misura delle sue disponibilità, stabilì di inviare soccorsi ai fratelli che risiedevano in Giudea. Le comunità, sorte tra le genti, si sentirono debitrici verso i membri di quella Chiesa, da cui avevano ricevuto la ricchezza dei beni spirituali, che ricambiavano con il frutto della loro carità. L’Apostolo in persona portò i soccorsi nella Città Santa, vedendo nella colletta un legame di unità tra le nuove comunità dei credenti e la Chiesa originaria in Gerusalemme».