sabato 18 agosto 2012
​Il patriarca ortodosso Kirill e il presidente dei vescovi polacchi Michalik, hanno sottoscritto un testo che segna una svolta nei rapporti bilaterali: «Conoscersi meglio gli uni e gli altri ci aiuterà a ristabilire la fiducia reciproca».
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Nel Castello reale della capitale polacca, Varsavia, ieri si è svolta la cerimonia della firma di un appello congiunto cattolico-ortodosso ai popoli della Russia e della Polonia. Le firme al documento sono state apposte dal patriarca ortodosso di Mosca e di tutta la Russia Kirill e dal presidente della Conferenza episcopale polacca, l’arcivescovo di Przemysl, Józef Michalik. La fase preparatoria di questo evento era in corso già da circa tre anni. La visita di Kirill è la prima in assoluto di un capo della Chiesa ortodossa russa in Polonia. «Ci rivolgiamo ai nostri fedeli affinché preghino per ottenere il perdono dei torti, delle ingiustizie e di tutti i mali inflitti reciprocamente nel corso dei secoli», si legge nell’appello, il primo del genere firmato fra le due Chiese.La cerimonia di ieri, culmine della visita solenne del patriarca, si è svolta in presenza di una vasta delegazione ufficiale della Chiesa ortodossa russa giunta mercoledì in Polonia con Kirill. Per la Chiesa cattolica, spiccava invece la presenza del cardinale arcivescovo di Cracovia, Stanislaw Dziwisz, già segretario particolare di papa Giovanni Paolo II, e quella del nunzio apostolico a Varsavia, l’arcivescovo Celestino Migliore. Numerosi, in un clima di forte emozione, anche i membri del governo polacco, gli intellettuali, gli uomini di cultura. In mattinata, il patriarca russo aveva avuto un incontro con l’episcopato della Chiesa ortodossa polacca e un colloquio con il presidente del Senato, Bogdan Borusewicz. Il patriarca Kirill ha deposto una corona di fiori sulla tomba del Milite ignoto nel cimitero militare dei soldati sovietici caduti «nella battaglia per la liberazione di Varsavia dagli aggressori fascisti».Il documento firmato a Varsavia afferma che «i nostri popoli fratelli sono uniti non solo dal secolare vicinato, ma anche da una ricca eredità cristiana orientale e occidentale». Ciò non toglie che le tracce di ostilità fra ortodossi russi e cattolici polacchi hanno radici antiche, sullo sfondo del tono spesso conflittuale e di mutua recriminazione dei rapporti (pur costanti) fra i due Paesi vicini: storicamente rivali nel mondo slavo. Tale eredità ha avuto un peso secondo molti osservatori anche nella mancata visita di Giovanni Paolo II in Russia, nonostante il desiderio del Papa polacco e i suoi tentativi di colmare il fossato negli anni del suo pontificato. Il capo della Chiesa ortodossa russa ha dichiarato che «ora nel mondo, più che in qualsiasi altro periodo nella storia dell’umanità, i rapporti fra gli Stati e i popoli vengono determinati da considerazioni economiche e sono basati sul reciproco interesse». «Le Chiese – ha continuato Kirill – non possono negare l’importanza di questi fatti». Nello stesso tempo «il benessere economico costruito culla tendenza egoistica ad utilizzare i prossimi e i lontani solo come una fonte di risorse, alla fine porterà delusione e sofferenze», ha affermato il patriarca Kirill. «A livello interstatale vengono fatti non pochi sforzi per avvicinare i nostri popoli, cosa che senza dubbio corrisponde agli interessi economici comuni, tuttavia non sono sufficienti le sole considerazioni pragmatiche per costruire rapporti autenticamente fraterni fra i russi e i polacchi», ha rilevato il capo della Chiesa ortodossa russa.Nel testo del documento firmato ieri, dopo il richiamo evangelico che «Gesù Cristo è la nostra pace e la nostra riconciliazione», si legge: «Noi ci incamminiamo sulla via del dialogo sincero, nella speranza che esso ci aiuterà a guarire le ferite del passato e a superare i pregiudizi e l’incomprensione, ed anche a rafforzarci nella volontà di riconciliazione». Richiamate «le dolorose esperienze dell’ateismo imposto alle nostre nazioni» durante il regime comunista, l’appello russo-polacco afferma che la causa delle discordie fra i popoli sta «nei difetti umani, nell’egoismo individuale e sociale e nella pressione politica». «Adesso noi accediamo alla via del rinnovamento spirituale e materiale dei rapporti reciproci fra le Chiese e i popoli», si legge nell’appello. Lo strumento che condurrà alla conciliazione fra polacchi e russi sarà il «dialogo fraterno». «Esso – afferma il documento – deve aiutarci a conoscerci meglio gli uni gli altri, a ristabilire la fiducia reciproca e in questo modo arrivare alla riconciliazione».
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