giovedì 12 ottobre 2017
“Mission is possible” è il tema dell’evento organizzato da Missio, Cimi e diocesi. La Messa con Tremolada Fra gli ospiti Filoni, Tagle, Simoni e padre Lombardi
Brescia capitale della missione
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Una città, Brescia, mobilitata in tante sue componenti (ecclesiali e non) per garantire un’accoglienza perfetta, e un mondo, quello missionario italiano, felicemente scosso dalla tipica fibrillazione di chi si mette in gioco in un’esperienza nuova. Con queste premesse, dopo alcuni eventi preparatori (tra cui un toccante incontro in carcere, “periferia” esistenziale dalla quale si è voluto significativamente far partire il cammino), si apre oggi nel capoluogo lombardo il primo Festival nazionale della missione (www.festivaldellamissione.it).

Da oggi a domenica la Leonessa diventerà la “capitale” del mondo missionario italiano, se è vero che vi confluiranno da tutta Italia circa 200 religiosi, religiose e laici che compongono il variegato panorama degli istituti ad gentes (dai comboniani alle saveriane, dai padri del Pime alle suore della Consolata...), insieme a decine di delegati dei Centri missionari diocesani e ad almeno cinquecento giovani legati ai vari gruppi e centri di animazione. Ad organizzare l’evento la Cimi (Conferenza degli istituti missionari italiani), la Fondazione Missio della Cei e il Centro missionario diocesano di Brescia. L’apertura avverrà questa sera alle 18 con la Messa di accoglienza presieduta dal vescovo Pierantonio Tremolada.

I missionari verranno ad ascoltare, come tutti gli altri partecipanti, gli ottanta ospiti, italiani e stranieri, che animeranno un programma ricco di proposte (dalle conferenze ai concerti, dalle rappresentazione teatrali alle lectio ecumeniche), ma saranno essi stessi protagonisti: ad esempio nelle “veglie missionarie diffuse” che questa sera si svolgeranno in oltre venti luoghi di città e hinterland (tra cui quattro monasteri di clausura), o nella proposta degli “aperitivi con il missionario” in cui i giovani (e non solo) potranno iniziare la movida del weekend in un modo diverso dal solito. Fra gli ospiti ci saranno i cardinali Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila e presidente di Caritas Internationalis, ed Ernest Simoni. Interverrà anche padre Federico Lombardi.

«Sarà una narrazione condivisa per ascoltare ciò che Dio ha realizzato nel visitare il suo popolo – spiega don Carlo Tartari, direttore del Centro missionario della diocesi di Brescia, uno dei soggetti promotori –. Cercheremo di farlo non certo in una dimensione autocelebrativa, ma consapevoli di avere una profezia da riscoprire».

Una profezia e una missione che richiedono anche la capacità di rispondere creativamente ai mutamenti epocali della nostra società. «Sebbene siano ancora circa 8mila i missionari italiani nel mondo – dice suor Marta Pettenazzo, presidente della Conferenza degli istituti missionari, un’altra “anima” del Festival –, è evidente come gli Istituti specificamente missionari stiano cambiando la loro fisionomia, assumendo sempre più un volto interculturale. Il cambio di prospettiva, che si concretizza ad esempio in comunità apostoliche formate da membri di tre o quattro nazionalità diverse, non è solo la risposta al crescente invecchiamento dei confratelli e consorelle italiani, ma sta diventando sempre di più una ricchezza, una chance non soltanto per gli Istituti, ma anche per le Chiese locali e per la nostra società». Dai tanti Festival ormai sparsi sul territorio italiano certamente quello bresciano prende a prestito la formula (un mix tra contenuti “forti” e format “leggeri”), ma l’ambizione è anche quella di mantenere una propria peculiarità.

Ad esempio nello stile di sobrietà che ha caratterizzato tante scelte organizzative (a partire dallo stesso budget), ma soprattutto tenendo alta l’asticella della qualità, ed evitando qualunque banalizzazione. Spiega il direttore artistico, Gerolamo Fazzini: «Il titolo della prima edizione, “Mission is possible”, potrebbe sembrare goliardico; in realtà, è stato scelto perché il mondo missionario è costretto a mettersi allo specchio, non per farsi un selfie impietoso e sconfortante, bensì per riacquistare la consapevolezza che (per fortuna!) la missione non è “cosa nostra”, ma opera di Dio. Per quanto in difficoltà, quindi, i missionari rappresentano una realtà paradigmatica, insostituibile, di Chiesa “in uscita” verso chi non conosce Cristo: senza di loro il volto della Chiesa perderebbe un tratto essenziale».

Lo ha ricordato, con una formula efficacissima, anche il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei (che attraverso la Fondazione Missio è il terzo soggetto promotore del Festival). Riferendosi alla kermesse bresciana, citata in occasione della prolusione al Consiglio permanente di fine settembre, il porporato ha sottolineato che «la missione non solo è possibile, ma è il termometro del nostro essere Chiesa». La presentazione del primo Festival della missione a Brescia

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