Il presidente Tajani con il cardinale Bassetti a Bruxelles
La vita come bene in sé, da difendere sempre e comunque, senza «gerarchie». Porta questo messaggio nella sua visita di due giorni a Bruxelles il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, sullo sfondo della drammatica vicenda di Alfie Evans. Una visita che ha visto l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve incontrare il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani, il vicepresidente della Commissione Europea Frans Timmermans e il presidente del Comitato economico e sociale Ue Luca Jahier, oltre agli europarlamentari italiani.
Ad accompagnarlo monsignor Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza-Bobbio, già delegato Cei alla Comece (la Commissione che riunisce i delegati delle Conferenze episcopali dei Paesi membri dell’Unione Europea) e il pastore di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, Mariano Crociata, vicepresidente della Comece.
«È assolutamente necessario – afferma Bassetti – che l’Europa ritrovi se stessa, come disse papa Francesco nel 2016, e soprattutto riscopra la sua anima, come amava dire Paolo VI». Un’anima «in cui non c’è posto per alcuna soluzione falsamente pietosa che ponga fine a un’esistenza ». Perché, prosegue il presidente della Cei, «la vita umana non si può mai togliere, va favorita in tutti i modi, a cominciare dalla vita dell’embrione, tenendo conto, come dice il Papa nella sua ultima lettera apostolica, che la vita è sempre vita».
Dunque «la vita di un bimbo che nasce vale quanto la vita di un profugo che arriva o di un malato terminale. Guai a fare una sorta di gerarchia, cercando di stabilire quale vita vale di più». In effetti, sottolinea il cardinale, «la vita è un valore di per sé, e quindi dall’inizio del concepimento fino alla sua fine naturale. Come ho già detto nella prolusione del Consiglio permanente di gennaio, la vita non si uccide, non si compra, non si sfrutta, non si odia. Bisogna smetterla con i discorsi ideologici e difendere veramente i diritti fondamentali della vita. E lo dico con le parole del Papa: solo Dio è il padrone della vita». Sulla vicenda del piccolo Alfie, il cardinale critica le autorità britanniche. «Di fronte all’apertura del Papa e di fronte alla apertura dell’Italia che è arrivata a dare la cittadinanza a questo bambino -– afferma – che è un gesto molto bello, trovare delle chiusure giuridiche è un modo di ragionare per lo meno contraddittorio e illogico. Se poi ci si mette sul piano della carità e del rispetto della persona umana, allora diventa incomprensibile.
Ai genitori dico di continuare a lottare e di continuare a sperare perché sicuramente nella loro forza di lottare c’è¨ l’aiuto di qualcuno che è più grande di loro». Sulle prospettive dell’Ue, racconta il porporato, con i suoi interlocutori a Bruxelles «ci siamo confrontati su questa casa comune che dev’essere l’Europa», la quale «deve tornare quella voluta dai padri fondatori, come Altiero Spinelli o Robert Schuman e cioè una comunità di persone e di famiglie, non un luogo di difesa di interessi particolari o delle finanze». Un’Europa «come difesa della pace, come difesa della persona, come protezione dei più umili», altrimenti «si sgretola con le proprie mani». Una casa comune alla quale «ciascuno deve mettere una piccola pietra, anche la Cei vuol fare fino in fondo la sua parte». Il discorso, naturalmente, non può che cadere anche sui migranti.
«La terra è di Dio – dice Bassetti – ma se la terra è di Dio che è un Padre, è chiaro che questa terra Dio la da indistintamente a tutti i suoi figli. Non è proprietà di qualcuno, la terra è di Dio. Noi facciamo le distinzioni tra profughi e migranti, poveri e ricchi. Ma Dio vede soltanto suoi figli. L’accoglienza cristiana parte da questo principio». Certo, «è chiaro che occorrono anche norme e regole per l’accoglienza e ci devono pensare gli Stati», ricordando quello che il Papa a Strasburgo ha definito «il principio di prudenza». Resta che «il principio di fondo rimane: Dio ti ha accolto, e tu accogli il fratello».