L'incontro del cardinale Gualtiero Bassetti con i giornalisti a Perugia
Le fake news non nascono da sole e sono «frutto del pensiero di chi ha in animo di dividere e non di unire». Il monito è arrivato dal cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, che questa mattina nel palazzo arcivescovile di Perugia ha incontrato più di cinquanta operatori dei media in occasione della festa del loro patrono, san Francesco di Sales. All’incontro promosso dall’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali, sono intervenuti anche il presidente dell’Ordine regionale dei giornalisti Roberto Conticelli, il presidente regionale dell’Ucsi Domenico Piano e il direttore del preposto Ufficio pastorale Maria Rita Valli.
Secondo Bassetti, di fronte alle false notizie «occorre favorire il dialogo, la comprensione e la fiducia reciproca. Certo non si tratta di rinunciare al proprio punto di vista, ma occorre farlo con onestà». Da qui il richiamo. «Non un giornalismo “buonista”, ma un giornalismo che si comprende come servizio a tutte le persone, specialmente a quelle che nel mondo non hanno voce». E ai giornalisti ha detto che la loro professione è «una vera e propria missione». Il cardinale ha definito la disinformazione «il danno più grande che possa fare un mezzo». Ed essa «è un veleno, che all’inizio sembra innocuo, ma poi ti colpisce… Chi sceglie la via della verità sceglie la via della giustizia». Questo, ha aggiunto, è «davvero un tema cruciale: la potenza insita nei mezzi di comunicazione è sotto gli occhi di tutti. Essi possono condizionare tutto e risultare devastanti». Per il cardinale presidente, emerge più che mai forte «la necessità di una rinnovata coscienza personale e sociale che abbia gli strumenti per discernere la verità dei fatti e leggere dentro la complessità del presente». Il porporato ha detto di condividere l’idea del Papa «che la mezza verità talvolta è più dannosa della notizia falsa, perché più subdola e più difficile da individuare. In un mondo sull’orlo del precipizio è un’arma molto pericolosa».
Rispondendo ad alcune domande dei giornalisti, Bassetti ha detto: «Stiamo perdendo una grande scommessa, quella dell’educazione, che la Chiesa italiana aveva individuato nel 2010. Oggi ci lamentiamo dei problemi dei giovani, a partire dal bullismo, ma vedo che a 10-11 anni i bambini hanno gli stessi strumenti tecnologici degli adulti. Chi li educa ai mezzi di comunicazione? Poi accade che a 15-17 anni si dia fuoco a un barbone per noia… Io credo che la Chiesa, la scuola, la stampa debbano farsi un esame di coscienza…, abbiamo derogato a quello che è fondamentale: educare».
Lorefice, arcivescovo di Palermo: ricercare la verità senza piegarsi
I giornalisti sono chiamati a essere «ricercatori della verità». Lo sprone è giunto stamani dall’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, durante un corso di formazione promosso e organizzato dall’Ucsi Sicilia (Unione cattolica stampa italiana) e dall’Ufficio diocesano comunicazioni sociali in collaborazione con l’Ordine regionale dei giornalisti e l’Assostampa siciliana. «Uno dei presupposti deontologici – ha detto il presule ai cronisti – è che prendiate la vostra professione come una missione, così come lo è per me il sacerdozio, sapendo che molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti e questi ultimi debbono garantire la verità che deve avere a fondamento la persona». A fare da spunto il Messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che sarà celebrata il prossimo 13 maggio. «Abbiamo bisogno di un giornalismo fatto dalle persone per le persone – ha aggiunto Lorefice – che deve aiutare a individuare la verità. Voi dovete essere consapevoli che servite una comunità che dovete aiutare nella ricercare la verità. Per fare questo dovete essere coerenti ed avere l’orgoglio di non piegarvi a nessuno se non alla verità».
Savino, vescovo di Cassano all’Jonio: i media stiano dalla parte degli ultimi
Li ha chiamati «amici e fratelli» e con loro ha voluto condividere un momento «di riflessione comune e di assunzione di responsabilità». Il vescovo di Cassano all’Jonio, Francesco Savino, ha tenuto un approccio amicale con i giornalisti nel giorno del loro santo patrono, san Francesco di Sales. Ricordando il Messaggio del Papa per la 52ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, Savino ha sottolineato come l’invito di Francesco non porti a «incentivare un’informazione buonista», bensì sia «un impegno a spezzare la spirale che alimenta emozioni negative come la paura, il disprezzo e la rabbia». Quanto mai necessario, dunque, che il giornalista dimostri rispetto della verità e diventi un operatore di pace. Infine il presule ha indicato quattro virtù per un operatore dell’informazione: superare le catalogazioni discriminanti, evitare schieramenti politici, culturali e ideologici, la sospensione del giudizio e la capacità di fare una scelta di campo a favore dei più deboli.
Cantoni, vescovo di Como: no al sensazionalismo, la persona sia il riferimento
«Non siete al servizio del sensazionalismo ma della verità», dunque «non inseguite sempre quello che la gente vorrebbe» e «ricordate che basta poco per rovinare la vita di una persona per sempre». Sono questi alcuni dei consigli che il vescovo di Como, Oscar Cantoni, ha rivolto ai giornalisti durante la Messa celebrata in occasione della festa di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. «Cosa direbbe oggi san Francesco?», si è chiesto il vescovo nell’omelia. «Prima di tutto – ha osservato Cantoni – ricorderebbe a ciascuno che siete al servizio della persona, perché ogni uomo è terra sacra. In secondo luogo, vi direbbe di crescere nella capacità di ascolto, cercando di capire come stanno realmente le cose senza lasciarvi turbare dalle emozioni immediate, da quel che accade in superficie. Infine, ricorderebbe a tutti che le parole hanno delle conseguenze. Per questo ogni volta che scriviamo o parliamo dobbiamo avvertire il peso della responsabilità». Di qui l’invito: «Scrivete solo quello che avreste il coraggio di dire anche di persona».
Castoro, arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo: distinguere la verità dalle opinioni
«Viviamo in un’epoca in cui l’overdose d’informazioni, la difficoltà della loro verifica, la rapidità del diffondersi delle notizie, favoriscono il proliferare delle fake news. Ma ciò non significa che chiunque assecondi questi processi sia sgravato delle sue responsabilità». Lo scrive Michele Castoro, arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, nel suo messaggio rivolto ai giornalisti, in occasione della festa del patrono san Francesco di Sales. Il presule afferma che «a noi cristiani, ancora e sempre, sta a cuore la verità perché non abbiamo rinunciato a ritenere che dire la verità è possibile, né tantomeno abbiamo rinunciato all’impegno che ci spinge a testimoniarla», aggiunge riferendosi al Messaggio del Papa per la prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Secondo Castoro, «il nostro potere comunicativo è accresciuto grazie all’uso dei social network», ma ognuno «non fa uso del buon senso, se crede a tutto ciò che gli viene proposto». Attenzione, però, a «diffidare di tutto e di tutti». «Sarebbe un rimedio peggiore del male. Sarebbe la morte di ogni nostra relazione» Da qui l’invito: «Dire la verità, infatti, è possibile anche nell’epoca delle fake news». Ed ecco in base a quali condizioni: «Non bisogna mai confondere verità e opinione e bisogna conoscere i meccanismi delle piattaforme usate per rilanciare e diffondere notizie online».
Fragnelli, vescovo di Trapani: don Puglisi, modello di comunicazione
«Il nostro tempo non esime i giornalisti dal farsi autori di nuove forme di narcisismo e di ricerca di visibilità, di spazi di potere. È quasi una malattia del nostro tempo che rischia di storpiare la missione del giornalismo intesa come massimo servizio al bene comune e non come un’occupazione di potere che il nuovo ecosistema digitale enfatizza e moltiplica». Lo scrive Pietro Maria Fragnelli, vescovo di Trapani, nel suo messaggio ai giornalisti in occasione della festa del patrono san Francesco di Sales. Fragnelli si dice «consapevole che senza il servizio di un’informazione non solo libera, ma anche significativa, si affievolisce la ricerca comunitaria e responsabile di autentica speranza umana e cristiana». Non manca un riferimento a don Pino Puglisi, sacerdote ucciso dalla mafia a Palermo, indicato come «modello di comunicazione», soprattutto per le giovani generazioni.
Borghetti, vescovo di Albenga-Imperia: lo schiamazzo nei media deteriora l’etica
Sono stati una trentina i giornalisti che su invito dell’Ufficio diosano per le comunicazioni sociali hanno incontrato il vescovo di Albenga-Imperia, Guglielmo Borghetti, per festeggiare il loro patrono, san Francesco di Sales. Il presule ha innanzitutto invitato i cronisti a impiegare «le regole dell’etica sia nell’apprendere e sia nel trasmettere la notizia, che non può mai essere manipolata, ma consegnata sempre nel rispetto della verità». E lo «schiamazzo di imprecise ed esagerate notizie potranno forse permettere di vendere più copie o attirare l’attenzione, ma deteriorano l’etica riferita alle persone e alle comunità». Il vescovo ha anche fatto il punto della situazione in diocesi spiegando alcune «iniziative di carattere sia economico sia caritativo, tra i quali non manca l’accoglienza in diocesi di oltre un centinaio di persone».