Decimo Anniversario della Visita
del Beato Giovanni Paolo IIOnorevoli Presidenti del Senato della Repubblica
e della Camera dei DeputatiSig. Presidente del ConsiglioOnorevoli Parlamentari
Il decimo anniversario della visita del Beato Giovanni Paolo II al Parlamento Italiano, il 14 novembre del 2002, è motivo di commozione e di gioia. Di cuore ringrazio per il gradito invito e per la cortese accoglienza. Da questa prestigiosa Sede, innanzitutto desidero inviare al Capo dello Stato il mio personale saluto insieme a quello dei miei Confratelli Vescovi. Fare memoria affettuosa e grata della visita papale è atto di nobiltà che fa onore a tutti.
La sua visita al nostro Parlamento, come ovunque Egli si è recato, fu quella di Padre e Pastore della Chiesa Cattolica e di Cittadino del mondo, ed è stata un onore e motivo di riflessione per la sua parola sapiente, ispirata dal dovere appassionato per il bene integrale della persona, delle genti e delle Nazioni: “ vi sono diritti umani universali – diceva - radicati nella natura della persona, nei quali si rispecchiano le esigenze oggettive di una legge morale universale” E aggiungeva: “Ben lungi da essere affermazioni astratte, questi diritti ci dicono qualcosa di importante rispetto alla vita concreta di ogni uomo e di ogni gruppo sociale. Ci ricordano che non viviamo in un mondo irrazionale o privo di senso, ma che, al contrario, vi è una logica morale che illumina l’esistenza umana e rende possibile il dialogo tra gli uomini e tra i popoli”.
Nella voce di quell’uomo che, come nessuno sulla terra aveva visitato e ascoltato il mondo intero, risuonava anche così l’eco di ogni angolo del Pianeta: affermazione e monito perché la “verità sull’uomo” non venga mai meno nella coscienza dei singoli e delle Nazioni, e sia sempre al centro di “ogni giusto ordine civile (…) Hominum causa omne ius constitutum est”.
In quest’ Aula, luogo e simbolo della democrazia del Paese, palestra insostituibile del civile confronto in ordine al bene comune, la presenza del Papa ha confermato la perenne convinzione della Chiesa per cui l’attività politica è una forma alta di carità, di amore verso il popolo che qui guarda con intelligenza esigente e doverosa attesa: “la vostra attività – diceva - si qualifica in tutta la sua nobiltà nella misura in cui si rivela mossa da un autentico spirito di servizio ai cittadini”. Sono certo che, consapevoli del compito alto e arduo del quale ognuno di voi è investito riguardo alla “res publica”, sono presenti nella memoria di tutti, come ideali riferimenti, figure significative di parlamentari e statisti che questo luogo hanno vissuto con intelligenza di visione e dedizione fino al sacrificio: anime che hanno lavorato per fare un’Italia migliore e grande, credibile e autorevole, all’altezza dell’Europa e del mondo. Un cammino aperto e tracciato nonostante l’ora ardua e complessa. In questo orizzonte, risuonano sempre incoraggianti le parole di Giovanni Paolo II: “Le sfide che stanno davanti ad uno Stato democratico esigono da tutti gli uomini e le donne di buona volontà, indipendentemente dall’opzione politica di ciascuno, una cooperazione solidale e generosa all’edificazione del bene comune della Nazione”.
L’Italia ha l’onore di avere una particolare vicinanza con la Sede del Successore di Pietro, e di custodire la tomba dell’Apostolo; per tale ragione Roma può essere chiamata centro della Cristianità. A ben vedere, non è questo solo un onore, ma è soprattutto una grazia, poiché così le parole del Papa possono avere un’eco più immediata e – “nel rispetto della reciproca autonomia” - raggiungere più direttamente le menti e i cuori di tutti per essere libero motivo di benefica riflessione e di dialogo.
La figura e la memoria di Giovanni Paolo II, così come la persona e il luminoso Magistero del Santo Padre Benedetto XVI, ricordano alla Comunità delle Nazioni, e con particolare affetto all’ Italia, che prima di uno Stato vi è lo spirito di un Popolo, e che non può esistere una comunità di vita e di destino se non esiste un’anima comune fatta di principi e di valori spirituali, morali e culturali. Senza, tutto si corrompe e le stesse leggi diventano esangui. Come non riascoltare allora alcune parole dell’autorevole Ospite? Egli invitava rispettosamente i Parlamentari e l’intero popolo italiano a “nutrire una convinta e meditata fiducia nel patrimonio di virtù e di valori trasmesso dagli avi”. E aggiungeva: “E’ sulla base di una simile fiducia che si possono affrontare con lucidità i problemi, pur complessi e difficili, del momento presente, e spingere anzi audacemente lo sguardo verso il futuro”. Di quanto ci sia bisogno e urgenza di spingere lo sguardo fiducioso verso il futuro è evidente, e sollecita ulteriormente le capacità e la dedizione di tutti.
La verità della persona come soggetto di relazioni solidali, aperto alla Trascendenza quale affidabile fondamento, è il centro naturale e la misura perché la società non diventi un accostamento di individuali interessi, una competizione di poteri e di forze, anziché la casa di tutti, il cui carattere umanistico “si manifesta particolarmente nell’attenzione che esso riesce ad esprimere verso le sue membra più deboli”. In questo compito di solidarietà, la Chiesa con ogni impegno è protesa a dare di cuore il proprio contributo riconoscendo - insieme a Giovanni Paolo II a distanza di dieci anni e in circostanze più complesse e globali – “la grave crisi dell’occupazione soprattutto giovanile e le molte povertà (…) che affliggono persone e famiglie italiane o immigrate”. E a proposito di famiglia, tutti ricordiamo il chiaro e accorato appello del Papa ad una politica “che, mantenendo fermo il riconoscimento dei diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, secondo il dettato della stessa Costituzione della Repubblica Italiana (cfr art. 29), renda socialmente ed economicamente meno onerose la generazione e l’educazione dei figli”.
Signori Presidenti, Parlamentari, Signore e Signori, sono certo che la storica visita a questo “areopago” del confronto e della sintesi alta, non è un ricordo passato, ma un segno vivo nella memoria e nell’anima di ognuno, anche di chi non l’ ha vissuto in prima persona. E continuerà ad essere luminoso e fecondo. A tutti voi che avete avuto la bontà di ascoltare porgo il mio più vivo ringraziamento, insieme all’augurio di buon lavoro per la nostra amata Nazione sulla quale il beato Giovanni Paolo II aveva invocato e continua ad invocare, insieme a tutta la Chiesa, la benedizione di Dio.