sabato 28 gennaio 2012
​Monito dell'arcivescovo di Genova e presidente della Cei contro il costume di molti mezzi di informazione a "spettacolarizzare" l'informazione, in particolare le tragedie. L'arcivescovo di Milano, invece, si è espresso sul tema della tutela della vita e sulla comunicazione della posizione della Chiesa.
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Monito dell'arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco, contro il costume di molti mezzi di informazione a "spettacolarizzare" l'informazione, in particolare le tragedie: «La banalizzazione nell'approcciare i problemi, anche i più tragici - ha detto oggi a Genova - è veramente diseducativa e irrispettosa». Bagnasco lo ha sottolineato a margine di un incontro con "gli operatori dell'informazione" che si è svolto oggi presso la Curia di Genova in occasione della festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. «La categoria della banalizzazione - ha detto il cardinale - si può applicare a tutto, tragicamente. E lo vediamo da anni, non soltanto negli ultimi tempi. Quante volte parlando con persone, professionisti, competenti, si è convenuto che questo modo di approcciare i problemi, questa banalizzazione, è veramente diseducativa e irrispettosa?». Bagnasco, facendo riferimento a «certi spettacoli nel mondo della televisione, o di internet», ha parlato esplicitamente di "cose che vengono chiamate spazzatura", sottolineando che sul lungo termine sarà la gente stessa a rifiutarle. "La gente - ha proseguito l'arcivescovo Bagnasco - a un certo momento si stufa e reagisce dentro. Non è vero che di fronte alla banalità la gente non reagisca più a tutto quello che viene proposto e propinato". Secondo il presidente della Cei, «è soltanto una giustificazione impropria il fatto di dire "noi diamo alla gente quello che la gente chiede". Non mi pare che sia del tutto vero. E, soprattutto, non è motivato. Perché poi la gente, a un certo momento, reagisce dentro di sè a quella cultura della banalità». Una cultura che Bagnasco ha definito «una forma di desocializzazione che corrompe il sentire». «La gente - ha precisato il cardinale - non vuole essere corrotta interiormente perché ha già visto, e vede, dove portano i frutti di una corruzione interiore morale, spirituale, intellettuale». Bagnasco ha invitato gli operatori dei media «non solo a elevare il gusto per la verità, ma anche a essere più educativi nel trattare le tragedie umane, qualunque esse siano».SCOLA: COMUNICARE RAGIONI SU VITA E FAMIGLIA«Occorre che ogni soggetto dica le sue ragioni nel dibattito pubblico soprattutto sulle questioni assolutamente decisive come l'amore, le differenze sessuali, la famiglia, la vita, la morte, perchésono questioni che ci bruciano addosso tutti i giorni». Così l'arcivescovo Angelo Scola, all'istituto dei Ciechi incontrando i giornalisti per il Dialogo sul giornalismo e la comunicazione, si è espresso sul tema dellatutela della vita e sulla comunicazione della posizione della Chiesa. Sollecitato su questo argomento da Piero Pirovano del Movimento per la vita, che ha lamentato come «le ragioni della difesa della vita spesso non trovano spazio e passano sotto silenzio nella comunicazione», Scola ha spiegato chequesta comunicazione «è esigita dalla natura della società plurale, che ha bisogno che tutti i soggetti che la abitano si narrino e si lascino narrare, nell'ottica del riconoscimento reciproco, per quel "compromesso nobile" che deriva dal fatto che almeno un grande bene politico abbiamo in comune: il fatto che dobbiamo stare insieme».  La politica deve mettere mano a riforme coraggiose finalizzate ad alleviare i disagi dellegenerazioni più giovani. Questo il monito lanciato all'arcivescovo di Milano durante il tradizione incontro con i media in occasione delle celebrazioni di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. «Sono profondamente convinto - ha detto Scola - che nella nostra realtà italiana gli uomini della società civile e chiha il compito di governare deve avere il coraggio di fare cambiamenti perchè ai giovani sia data la possibilità di guardare al futuro in maniera diversa». Da Scola anche un richiamo alla necessità di per l'uomo contemporaneo, alle prese con le difficoltà determinate dalla crisi economica, di tendere sempre verso Dio: «Sono fortemente convito che lo spazio che l'uomo deve dare a Dio nella sua vita sia una risorsa, un'annuncio, una proposta conveniente per l'uomo di oggi. Perchè se l'uomo di oggi tiene l'occhio rivoltoa Dio cammina meglio».
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