Eminenza, che cosa pensa della rivendicazione dell'attentato al manager dell'Ansaldo Roberto Adinolfi?
Quella dichiarazione è estremamente inquietante, perché richiama altre dinamiche e altri momenti della nostra storia che speriamo proprio di non rivedere. Tuttavia bisogna essere attenti e soprattutto uniti. Credo che solo se un popolo, una comunità, è unito negli intenti e nelle finalità, ed è capace di uno scatto di coraggio in momenti di difficoltà, tutto questo può fermarsi senza dilagare come è successo in passato. Bisogna però che a reagire sia la società intera e non solo le forze dell'ordine e di governo. Le presenze inquietanti devono sentirsi ed essere totalmente emarginate, isolate.
Qual è il clima sociale? È cambiato rispetto al passato?
Se vogliamo fare paragoni, allora era forte l'ideologia. Eravamo nel dopo Sessantotto. Oggi mi pare che sotto questo profilo ci sia una notevole diversità, anche se esistono "brodi di coltura" che possono favorire certe reazioni inconsulte, deprecabili e violente, che non portano da nessuna parte e che quindi devono essere perseguite dalle forze dell'ordine - come già accade - ma anche riprovate dall'opiniona pubblica in modo univoco e senza distinzioni.
Il ministro Passera ha detto che è a rischio la coesione sociale.
Certamente le difficoltà di qualunque genere, psicologico, emotivo e anche economico, non giovano alla sicurezza sociale ma rendono l'ambiente più fragile perché intimorito, impaurito, più debole. Possono esserci delle componenti anche di questo tipo che sono inevitabili. Comunque è possibile e anzi doveroso superarle attraverso la compattezza sociale.
Che cosa pensa del fenomeno dei suicidi?
Penso che se la società nel suo insieme - le forze politiche, imprenditoriali, gli istituti bancari, tutte le espressioni della società pubblica - riuscissero a compattarsi davvero e a fare rete nella direzione della solidarietà, del sostegno e naturalmente dello sviluppo e della crescita, nessuno si sentirebbe talmente solo da compiere gesti inconsulti contro se stesso e tanto meno contro altri.
Lei si sente minacciato?
No, non credo. Non mi sento tale.
Come vede oggi Genova?
Anche Genova per prima - perché è stata colpita per prima purtroppo - abbia uno scatto di consapevolezza e di maggiore unità a tutti i livelli per rendere la nostra città, e quindi il nostro Paese, più coesa, più garantita, più solidale, più vicina. Per fare sentire non soli, ma veramente abbracciati dalla cittadinanza intera tutti i cittadini e specialmente coloro che hanno maggiori responsabilità pubbliche, come nel caso dell'ingegnere Adinolfi.
(ha collaborato Adriano Torti)