C’è Enzo Bianchi, il fondatore della Comunità di Bose, che ricorda il cardinal Martini che ogni settimana “va a trovare i malati, va a lavarli, a tagliar loro le unghie”, perché non gli basta “parlare di carità”, non gli basta “avere i sentimenti di carità di Gesù Cristo”, ma vuole “avere i comportamenti di carità di Gesù Cristo”. C’è padre Bartolomeo Sorge, gesuita come Martini, ex direttore di “Aggiornamenti sociali”, che ricorda l’“uomo libero”, “reso libero dalla Parola di Dio”. C’è l’ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, che sottolinea come Martini abbia reso Milano “la capitale del dialogo fra diversi, un po’ come lo è stata Assisi”. E c’è padre Silvano Fausti, il gesuita morto mercoledì che fu amico e confessore del cardinal Martini, che del confratello dice: “Non era mai uno che sapeva tutto, era uno che imparava sempre. Quello che mi colpiva era il suo imparare sempre. Era sempre discepolo, mai maestro. I grandi maestri sono quelli che sono sempre discepoli”.
Passi delle loro testimonianze, assieme a quelle di altre persone che hanno conosciuto Martini o hanno lavorato con lui, sono raccolti in un filmato di quasi dieci minuti proiettato ieri in Sala Ricci, presso la sede della Fondazione Culturale San Fedele di Milano, in occasione della presentazione di “Ascoltare la storia”, il progetto per un archivio dedicato al cardinale Carlo Maria Martini, svoltosi oggi alla presenza dell’arcivescovo di Milano Angelo Scola e del sindaco del capoluogo lombardo, Giuliano Pisapia.Il “Progetto Archivio” prevede (fra le altre cose) la raccolta di oltre ottanta interviste. I frammenti anticipati ieri – relativi a interviste curate da Lucia Capuzzi e Stefano Femminis, a persone che vanno dal vescovo Renato Corti al giurista Gustavo Zagrebelsky – hanno restituito ed evocato il volto affascinante di un protagonista del nostro tempo la cui eredità di pensiero e di opere può contribuire “al rinnovamento della fase di storia e di civiltà che stiamo attraversando”, ha detto Scola, anche grazie alla capacità di essere uomo del dialogo fra uomini di culture, ideali e religioni diverse – come ha ricordato Pisapia, affermando pubblicamente l’impegno del Comune di Milano a identificare entro la fine dell’anno un luogo da intitolare a Martini, che della diocesi ambrosiana fu arcivescovo dal 1980 al 2002.“Occorre il coraggio di guardare più in là del ghetto del proprio tornaconto”: Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, cui era affidata la conduzione dell’incontro, ha citato un passo del Discorso di Martini alla città di Milano per la festa di Sant’Ambrogio del 1989 per rievocare il profilo di un uomo, pastore e biblista, che ha saputo parlare a tutti, tutti ascoltare, tutti accogliere. Un uomo la cui memoria è preziosa per il presente e il futuro: ecco, allora, il progetto dell’archivio, illustrato nel suo significato da padre Carlo Casalone, presidente della Fondazione Carlo Maria Martini, che promuove questa iniziativa con la partnership della Fondazione Unipolis e la condivisione del percorso da parte della diocesi di Milano e della famiglia di Martini.Il risultato finale del progetto – la cui ultimazione è prevista per il 2019 – sarà un patrimonio archivistico di testi, immagini, audio e video – è stato spiegato – consultabile online, interrogabile secondo molteplici chiavi di ricerca, con percorsi di lettura, accessibile al grande pubblico, non chiuso ma in progress (alcuni dei materiali che già oggi fanno parte dell’archivio sono consultabili su
www.fondazionecarlomariamartini.it).“Prendi Signore e accetta tutta la mia libertà, la mia memoria, il mio intelletto e tutta la mia volontà, tutto ciò che ho è possiedo”: così sant’Ignazio di Loyola, nella Quarta Settimana degli Esercizi, ripreso da Tarquinio alla chiusura dell’incontro. Con il progetto di archivio, il “tutto” di Martini, dentro un percorso pluriennale, con l’uso delle nuove tecnologie, si farà bene comune. Per la Chiesa e per la città.