I
cristiani non costruiscano recinti, ma ripartano dalle periferie, cioè
dagli ultimi, per raggiungere tutti con la misericordia di Dio: è
l'invito lanciato da Papa Francesco ieri all'Angelus, dinanzi ai
numerosi fedeli giunti in Piazza San Pietro. Il pensiero del Pontefice è
andato anche all'Ucraina, che sta vivendo ore difficili, ai malati di
lebbra, di cui si celebra la Giornata mondiale, e a Cocò Campolongo, il
bimbo di 3 anni bruciato in una macchina a Cassano allo Ionio.La
missione di Gesù – ha spiegato il Papa commentando il Vangelo di questa
domenica - “non parte da Gerusalemme", cioè dal centro religioso,
sociale e politico, ma dalla Galilea, “una zona periferica, una zona
disprezzata dai giudei più osservanti, a motivo della presenza in quella
regione di diverse popolazioni straniere” e per questo definita dal
profeta Isaia come «Galilea delle genti»”. “E’ una terra di frontiera –
ha osservato Papa Francesco - una zona di transito dove si incontrano
persone diverse per razza, cultura e religione. La Galilea diventa così
il luogo simbolico per l’apertura del Vangelo a tutti i popoli”, un
luogo – ha sottolineato - che “assomiglia al mondo di oggi: compresenza
di diverse culture, necessità di confronto e necessità di incontro”: “Anche
noi siamo immersi ogni giorno in una ‘Galilea delle genti’, e in questo
tipo di contesto possiamo spaventarci e cedere alla tentazione di
costruire recinti per essere più sicuri, più protetti. Ma Gesù ci
insegna che la Buona Novella, che Lui porta, non è riservata a una parte
dell’umanità, è da comunicare a tutti. È un lieto annuncio destinato a
quanti lo aspettano, ma anche a quanti forse non attendono più nulla e
non hanno nemmeno la forza di cercare e di chiedere. Partendo dalla
Galilea, Gesù ci insegna che nessuno è escluso dalla salvezza di Dio,
anzi, che Dio preferisce partire dalla periferia, dagli ultimi, per
raggiungere tutti”. Gesù – ha proseguito il Papa – ci
insegna il metodo della misericordia, invitandoci ad uscire dalle nostre
comodità per “avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che
hanno bisogno della luce del Vangelo”. Inoltre, “comincia la sua
missione non solo da un luogo decentrato, ma anche da uomini" che si
direbbero "di basso profilo”: “Per scegliere i suoi primi
discepoli e futuri apostoli, non si rivolge alle scuole degli scribi e
dei dottori della Legge, ma alle persone umili e alle persone semplici,
che si preparano con impegno alla venuta del Regno di Dio. Gesù va a
chiamarli là dove lavorano, sulla riva del lago: sono pescatori. Li
chiama, ed essi lo seguono, subito. Lasciano le reti e vanno con Lui: la
loro vita diventerà un’avventura straordinaria e affascinante. Cari
amici e amiche, il Signore chiama anche oggi! Passa per le strade della
nostra vita quotidiana. Anche oggi in questo momento, qui, il Signore
passa per la piazza. Ci chiama ad andare con Lui, a lavorare con Lui per il Regno di Dio, nelle ‘Galilee’ dei nostri tempi”. E a braccio ha aggiunto: "Ognuno
di voi, pensate, il Signore passa oggi; il Signore mi guarda, mi sta
guardando! Cosa mi dice il Signore? E se qualcuno di voi sente che il
Signore gli dice 'seguimi' sia coraggioso, vada con il Signore. Il
Signore non delude mai. Sentite nel vostro cuore se il Signore ci chiama
a seguirlo".
Dopo la preghiera dell’Angelus, il pensiero del Papa si rivolge alle violenze che stanno scuotendo l’Ucraina:“Sono
vicino con la preghiera all’Ucraina, in particolare a quanti hanno
perso la vita in questi giorni e alle loro famiglie. Auspico che si
sviluppi un dialogo costruttivo tra le istituzioni e la società civile
e, evitando ogni ricorso ad azioni violente, prevalgano nel cuore di
ciascuno lo spirito di pace e la ricerca del bene comune!”.
Papa
Francesco ha poi rivolto il pensiero a Cocò Campolongo, che nei giorni
scorsi, a soli tre anni, è stato bruciato in macchina a Cassano allo
Jonio:“Questo accanimento su un bambino così piccolo sembra
non avere precedenti nella storia della criminalità. Preghiamo con Cocò,
che sicuro è con Gesù in cielo, per le persone che hanno fatto questo
reato, perché si pentano e si convertano al Signore”.
Quindi, ricorda la Giornata mondiale dei malati di lebbra: “Questa
malattia, pur essendo in regresso, purtroppo colpisce ancora molte
persone in condizione di grave miseria. E’ importante mantenere viva la
solidarietà con questi fratelli e sorelle. Ad essi assicuriamo la nostra
preghiera; e preghiamo anche per tutti coloro che li assistono e, in
diversi modi, si impegnano a sconfiggere questo morbo”.
E
ancora Papa Francesco ha ricordato che nei prossimi giorni, milioni di
persone, che vivono nell’Estremo Oriente o sparse in varie parti del
mondo, tra cui cinesi, coreani e vietnamiti, celebrano il capodanno
lunare: “A tutti loro auguro un’esistenza colma di gioia e di
speranza. L’anelito insopprimibile alla fraternità, che alberga nel
loro cuore, trovi nell’intimità della famiglia il luogo privilegiato
dove possa essere scoperto, educato e realizzato. Sarà questo un
prezioso contributo alla costruzione di un mondo più umano, in cui regna
la pace”.
Non è mancato il riferimento alla beatificazione,
ieri a Napoli, di Maria Cristina di Savoia, regina delle due Sicilie,
vissuta nella prima metà del 1800:“Donna di profonda
spiritualità e di grande umiltà, seppe farsi carico delle sofferenze del
suo popolo, diventando vera madre dei poveri. Il suo straordinario
esempio di carità testimonia che la vita buona del Vangelo è possibile
in ogni ambiente e condizione sociale”.
Il pensiero del Papa è
andato anche alle popolazioni alluvionate in Emilia, a cui ha
assicurato la sua “vicinanza”. E infine, ha salutato i ragazzi e le
ragazze dell’Azione Cattolica di Roma, accompagnati dal cardinale
vicario Agostino Vallini, giunti in Piazza San Pietro al termine della
tradizionale “Carovana della Pace”. Due di loro, accanto al Papa, hanno
letto un messaggio, seguito dal lancio delle colombe, simbolo di pace.