lunedì 10 novembre 2014
"Non servono preti clericali, il cui comportamento rischia di allontanare la gente dal Signore, nè preti funzionari che, mentre svolgono un ruolo, cercano lontano da Lui la propria consolazione". Lo scrive Papa Francesco nel messaggio indirizzato ai vescovi italiani riuniti ad Assisi per l'Assemblea straordinaria. IL TESTO
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"Non servono preti clericali, il cui comportamento rischia di allontanare la gente dal Signore, nè preti funzionari che, mentre svolgono un ruolo, cercano lontano da Lui la propria consolazione". Lo scrive Papa Francesco nel messaggio indirizzato ai vescovi italiani riuniti ad Assisi per l'Assemblea straordinaria, dedicata proprio alla situazione (e formazione) dei 40mila preti del nostro Paese. Nel testo il pontefice cita Tolstoi e la sua affermazione secondo la quale "separarsi per non sporcarsi con gli altri è la sporcizia più grande" e ricorda "il grande amore che san Francesco nutriva per la Santa Madre Chiesa Gerarchica, e in particolare proprio per i sacerdoti" e chiede ai vescovi italiani di "confermare, sostenere e consolidare" i sacerdoti che sono i loro "primi collaboratori, attraverso i quali la maternità della Chiesa raggiunge l'intero popolo di Dio". Quanti ne abbiamo conosciuti" di preti buoni e fedeli, la cui esistenza "parla la lingua della pazienza e della perseveranza; non turisti dello spirito, eternamente indecisi e insoddisfatti ma uomini "liberi dalle cose e da se stessi", che "con la loro testimonianza hanno contribuito ad attrarci a una vita di consacrazione", rileva Francesco. "Da quanti di loro abbiamo imparato e siamo stati plasmati!", continua il Papa nel messaggio ai suoi confratelli vescovi evocando i tanti preti la cui esperienza rammenta a tutti che "abbassarsi senza nulla trattenere è la via per quell'altezza che il Vangelo chiama carità; e che la gioia più vera si gusta nella fraternità vissuta". "Nella memoria riconoscente del cuore ciascuno di noi ne conserva i nomi e i volti: li abbiamo visti spendere la vita tra la gente delle nostre parrocchie, educare i ragazzi, accompagnare le famiglie, visitare i malati a casa e all'ospedale, farsi carico dei poveri", confida Bergoglio, "nella consapevolezza che i sacerdoti santi sono peccatori perdonati e strumenti di perdono" e dunque rappresentano "ponti per l'incontro tra Dio e il mondo, sentinelle capaci di lascia intuire una ricchezza diversamente perduta". "Preti così - conclude il Papa - non si improvvisano: li forgia il prezioso lavoro formativo del seminario e l'ordinazione li consacra per sempre uomini di Dio e servitori del suo popolo. Ma può accadere che il tempo intiepidisca la generosa dedizione degli inizi e, allora, è vano cucire toppe nuove su un vestito vecchio: solo chi si lascia conformare al Buon Pastore trova unità, pace e forza nell'obbedienza del servizio; solo chi respira nell'orizzonte della fraternità presbiterale esce dalla contraffazione di una coscienza che si pretende epicentro di tutto, unica misura del proprio sentire e delle proprie azioni".
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