"Non servono preti clericali, il cui
comportamento rischia di allontanare la gente dal Signore, nè
preti funzionari che, mentre svolgono un ruolo, cercano lontano
da Lui la propria consolazione". Lo scrive Papa Francesco nel
messaggio indirizzato ai vescovi italiani riuniti ad Assisi per
l'Assemblea straordinaria, dedicata proprio alla
situazione (e formazione) dei 40mila preti del nostro Paese.
Nel testo il pontefice cita Tolstoi e la sua affermazione
secondo la quale "separarsi per non sporcarsi con gli altri è
la sporcizia più grande" e ricorda "il grande amore che san
Francesco nutriva per la Santa Madre Chiesa Gerarchica, e in
particolare proprio per i sacerdoti" e chiede ai vescovi
italiani di "confermare, sostenere e consolidare" i sacerdoti
che sono i loro "primi collaboratori, attraverso i quali la
maternità della Chiesa raggiunge l'intero popolo di Dio".
Quanti ne abbiamo conosciuti" di preti
buoni e fedeli, la cui esistenza "parla la lingua della
pazienza e della perseveranza; non turisti dello spirito,
eternamente indecisi e insoddisfatti ma uomini "liberi dalle
cose e da se stessi", che "con la loro testimonianza hanno
contribuito ad attrarci a una vita di consacrazione", rileva
Francesco. "Da quanti di loro abbiamo imparato e siamo stati
plasmati!", continua il Papa nel messaggio ai suoi confratelli
vescovi evocando i tanti preti la cui esperienza rammenta a
tutti che "abbassarsi senza nulla trattenere è la via per
quell'altezza che il Vangelo chiama carità; e che la gioia
più vera si gusta nella fraternità vissuta".
"Nella memoria riconoscente del cuore ciascuno di noi ne
conserva i nomi e i volti: li abbiamo visti spendere la vita
tra la gente delle nostre parrocchie, educare i ragazzi,
accompagnare le famiglie, visitare i malati a casa e
all'ospedale, farsi carico dei poveri", confida Bergoglio,
"nella consapevolezza che i sacerdoti santi sono peccatori
perdonati e strumenti di perdono" e dunque rappresentano "ponti
per l'incontro tra Dio e il mondo, sentinelle capaci di lascia
intuire una ricchezza diversamente perduta".
"Preti così - conclude il Papa - non si improvvisano: li
forgia il prezioso lavoro formativo del seminario e
l'ordinazione li consacra per sempre uomini di Dio e servitori
del suo popolo. Ma può accadere che il tempo intiepidisca la
generosa dedizione degli inizi e, allora, è vano cucire toppe
nuove su un vestito vecchio: solo chi si lascia conformare al
Buon Pastore trova unità, pace e forza nell'obbedienza del
servizio; solo chi respira nell'orizzonte della fraternità
presbiterale esce dalla contraffazione di una coscienza che si
pretende epicentro di tutto, unica misura del proprio sentire e
delle proprie azioni".