«Il punto di partenza nello stile da adottare nel Sinodo
sulla famiglia non deve essere l’attività di lobby, ma la fiducia che Dio guida
la Chiesa». Così
l’arcivescovo di Philadelphia Charles Joseph Chaput ha detto
intervenendo al terzo
briefing
del Sinodo svoltosi ieri in Sala stampa vaticana.
Il vescovo statunitense ha
anche aggiunto che i vescovi sono chiamati a lavorare tutti nell’unità e che
questo è stato l’invito del Papa. L’affermazione ha la sua importanza anche nel
liberare il campo dalla gara a ricondurre tutto il dinamismo visibile della
Chiesa a un enfatizzato “scontro tra agende”:
agenda liberal e
agenda
neo-conservative.
Il
punto su cui convergono i lobbisti (e i divulgatori mediatici)
"arruolati" dalle diverse "agende" è sempre quello di
tentare
di oscurare la conversione pastorale e il ritorno alle sorgenti del Vangelo che
il Papa sta suggerendo a tutta la Chiesa, se vuole davvero prendere parte nel
tempo presente e nelle circostanze date alla missione di salvezza in cui il
Signore l’ha associata a sé.
I "lobbisti delle agende" misurano le
parole e gli atti del Papa non con il criterio della fedeltà a Cristo, al
Vangelo e alla Tradizione ininterrotta della Chiesa, ma con il misurino dei
propri frasari ideologici. Per questo, in gioco al Sinodo non è la guerra di
posizione tra
liberal e
conservative, tra
neo-modernisti e neo-rigoristi, ma tra la fede degli Apostoli e certe polemiche
contraffazioni ideologiche del cristianesimo – opposte negli slogan, ma
identiche nelle dinamiche di fondo e nel
modus operandi – intente
solo a acquisire posizioni di forza.
E anche il Sinodo, come tutto nella vita della Chiesa, si
sottrae all’assedio dei “lobbisti delle agende” solo se esiste ancora il «santo
popolo di Dio, pastori e fedeli», così spesso invocato da Francesco. Un popolo
infallibilmente guidato dal
sensus fidei libera e immunizza sia
dalle pressioni del pensiero unico veicolato dal pressing mediatico che
pretende oggi la benedizione cattolica dei matrimoni omosessuali come prova
dell’accoglienza ecclesiale, sia dall
’atteggiamento
di chi pretende di dettare legge all’interno del corpo ecclesiale da posizioni
di "potere".
«La famiglia che cammina nella via del Signore è fondamentale nella
testimonianza dell’amore di Dio e merita perciò tutta la dedizione di cui la
Chiesa è capace. Il Sinodo è chiamato ad interpretare, per l’oggi, questa
sollecitudine e questa cura della Chiesa», ha detto ieri il Papa nell’udienza
generale. Nella sua catechesi Francesco ha anche affermato che «la Chiesa
individua oggi, in questo punto esatto, il senso storico della sua missione a
riguardo della famiglia e dell’autentico spirito familiare: incominciando da
un’attenta revisione di vita, che riguarda se stessa». «
Lo “spirito familiare”
– ha concluso il Papa – è una carta costituzionale per la Chiesa: così il
cristianesimo deve apparire, e così deve essere». E questo è ciò che conta.