Il presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi - FOTOGRAMMA
Guerra e pace: non bisogna abituarsi al conflitto in Ucriana, che ci riguarda tutti, come pure agli altri focolai di Guerra. Bisogna trovare vie nella pace e nella giustizia. Migrazioni: "Si tratta di gestire con umanità e intelligenza un vasto fenomeno epocale. L’errore – non da oggi – è stato politicizzare il fenomeno migratorio". Servono ingressi legali e coesione a livello europeo. "Seguiremo con attenzione e vigilanza i provvedimenti e la loro attuazione, perché sia rispettata la dignità di ogni persona, basandoci sui criteri che il Papa ha offerto: accogliere, proteggere, promuovere e integrare".
Società italiana: non siamo in pace. Femminicidi, risse, bullismo, atti vandalici, violenze sessuali, ma anche spaccio, furti e rapine, a volte di baby gang, stanno lì a dimostrarlo. Problemi da affrontare: lotta alla povertà, in Italia arrivata quasi al 10 per cento dal tre di quindici anni fa. Casa, lavoro e denatalità. E naturalmente le questioni ecclesiali a partire dal Cammino sinodale che si intreccia con il Sinodo della Chiesa universale e con l'invito, per la Chiesa in Italia a mantenere da un lato il carattere di Chiesa di popolo, non rinunciando però in alcuni casi a un ruolo di "minoranza creativa".
Così il cardinale Matteo Zuppi nell'introduzione al Consiglio permanente, apertosi oggi pomeriggio, 25 settembre, a Roma. Il presidente della Cei, nel suo discorso di otto cartelle ha affrontato i temi del momento, partendo da un ricordo del presidente Giorgio Napolitano. "In particolare negli anni della sua presidenza della Repubblica, dal 2006 al 2015, ha dimostrato grande sapienza non soltanto nella gestione delle crisi, ma anche nell’impegno ordinario a far dialogare le varie componenti della politica italiana e a dare alle discussioni un respiro almeno europeo, se non mondiale. Questo sforzo per il dialogo costante e per un
allargamento degli orizzonti resta un esempio significativo e molto attuale".
Sulla questione della pace, il porporato ha ricordato quanto il nostro mondo abbia bisogno di pace e unità. La questione ucraina "è
un dramma alle porte dell’Europa che ci riguarda tutti, come uomini e donne di questo tempo, prima ancora che come cittadini europei. Capiamo con evidenza come siamo davvero tutti sulla stessa barca e apparteniamo alla stessa famiglia umana". "L’azione del Santo Padre per la pace, oltre alle sue parole, ci ricorda che tutti dobbiamo agire e pregare per la pace. Ho personalmente sentito quanto la preghiera per la pace abbia accompagnato anche la mia missione degli ultimi mesi e ne sono intimamente grato ed edificato. Sono certo che è un valore che misteriosamente, ma efficacemente, spingerà la missione nella direzione auspicata". Il cardinale ha perciò ripetuto con il Papa "l’esortazione a trovare vie di pace nella giustizia, perché siano abbreviate le sofferenze di tanti e salvate tante vite. L’appassionato impegno per l’Ucraina - ha quindi aggiunto - non fa dimenticare altri Paesi che soffrono guerra, tensioni e instabilità. Dovremmo scorrere i nomi dei Paesi in guerra nella preghiera, come i grani del Rosario. Penso al
terribile conflitto in Sudan, dove 5 milioni di abitanti su 45 hanno dovuto lasciare le loro case. In questi giorni si è riaccesa una preoccupante violenza nel Nagorno Karabakh per il quale auspichiamo che la vita dei cristiani e la convivenza siano pienamente rispettate".
Anche sulla questione migranti, il cardinale non ha usato giri di parole. Essa "dovrebbe essere trattata come una grande questione nazionale, che richiede la cooperazione e il contribuito di tutte le forze politiche". E citando Francesco a Marsiglia, ha ricordato che siamo a un bivio. "o scegliamo la cultura della fraternità o la cultura dell’indifferenza. In questo è davvero necessaria una concertazione tra le forze politiche e sociali indispensabile per creare un sistema di accoglienza che sia tale, non opportunistico, non solo di sicurezza perché la vera sfida è governare un fenomeno di dimensioni epocali e renderlo un’opportunità così come esso è. Non dimentichiamo la necessità anche di una comune visione europea, per la quale è necessario forse un ulteriore sforzo da parte nostra e delle Chiese europee, anche con maggiore collaborazione con il Ccee e la Comece. Zuppi ha caldeggiato la via della legalità "che contrasta l’illegalità e può permettere una seria e indispensabile inclusione. La Cei - ha rimarcato - resta fedele all’intuizione e allo spirito dell’iniziativa “Liberi di partire, liberi di restare” e ai corridoi umanitari, esperienza che offre importanti indicazioni per affrontare responsabilmente il problema". Un esempio di questo è il corridoio umanitario che ha permesso ad alcuni minori di venire a frequentare la scuola in Italia, in affidamento ad alcune famiglie del Piemonte.
Femminicidi e violenza in Italia. Il presidente della Cei ha parlato di una società italiana non in pace. "La strage delle donne continua - ha detto - spesso causata dalla ricerca di libertà da un rapporto violento e possessivo (38 sono morte per mano di compagni o ex partner). Sono 79 le donne assassinate dall’inizio dell’anno: 61 in ambito familiare-affettivo. C’è in gioco il rispetto verso le donne, ma ancora più in profondità il nostro modo di essere famiglia, di vivere in una trama di relazioni. Abbiamo il compito di fornire strumenti per aiutare a guarire dalla malattia mortale che è il disprezzo del più debole e la volontà di sottomissione. Al contempo, dobbiamo trovare nuovi modi per tutelare i più deboli e fragili, per identificare il disagio e trovare soluzioni in grado di
prevenire tanta violenza".
Anche per quanto riguarda i giovani il porporato non ha nascosto le sue preoccupazioni. "Il mondo dei giovani è coinvolto dalla violenza: risse, bullismo, atti vandalici, violenze sessuali, ma anche spaccio, furti e rapine, a volte di baby gang. I social sono il tam-tam dove si documentano le gesta. Violenze verso minorenni o adulti, compiute da minori: segnali di una tendenza in atto da
anni, amplificata dalla pandemia. I dati della Direzione centrale della polizia criminale mostrano, nei primi dieci mesi del 2022, un incremento di più del 14% dei minori denunciati o arrestati. Sono aumentati i reati commessi da minori e le violenze sessuali, rispetto allo stesso periodo del 2021, più del 15,7%. In forte crescita gli omicidi commessi dai minorenni, più del 35,3%. Si segnala una crescita dei disturbi di ansia, ritiro sociale e isolamento, autolesionismo, rabbia, aggressività, problemi alimentari, disturbi del sonno e depressione. Drammatici sono i dati sui suicidi degli adolescenti che stanno lievitando: per noi non devono essere solo numeri, ma sono persone, volti, storie. Ci segnalano un disagio diffuso che ci deve interpellare". Sicuramente si pone nuovamente con forza la questione educativa e "il coraggio di parlare di sessualità senza infingimenti, nella prospettiva dell’integrazione tra vita umana e vita spirituale". E la Chiesa è pronta a fare la sua parte, ha ricordato il presidente della Cei.
Quanto ai problemi da affrontare e risolvere, il cardinale ne ha segnalati in particolare quattro: lotta alla povertà, casa, denalità e lavoro. "La povertà in Italia - ha fatto notare - può dirsi ormai un fenomeno strutturale, visto che tocca quasi una persona su dieci: il 9,4% della popolazione residente vive, infatti, in una condizione di povertà assoluta. Solo quindici anni fa, il fenomeno riguardava appena il 3% della popolazione. Inflazione, crescita dei prezzi, caro bollette, lavoro povero sono i nuovi pesi che gravano in misura
crescente sulle famiglie già più povere, per le quali occorre proporre politiche concrete che le aiutino a vivere dignitosamente e a far fronte a una precarietà che assume volti diversi. Vanno sollecitati interventi pubblici per affrontare il problema".
Un altro aspetto della precarietà che si vive è quello legato alla denatalità. "Occorrono servizi integrati sul territorio a sostegno delle famiglie, non solo aiuti materiali. Molte famiglie rinunciano anche alla cura della propria salute perché i tempi di attesa delle ASL sono lunghi e non tutti possono permettersi di rivolgersi al privato".
Quanto al lavoro "ha conosciuto, negli ultimi mesi, una ripresa in termini di occupazione, ma conosce ancora molta sofferenza circa la sua qualità. Lo segnala il fenomeno degli working poor: non è garantito, come in passato, a chi lavora di sentirsi al sicuro fuori dalla soglia di povertà. Incidono la precarietà dei contratti, l’incapacità di adeguamento degli stipendi al costo della vita, lo sfruttamento e la diffusione del lavoro nero in alcuni contesti. Sono tutti fattori che destano preoccupazione. Anche il fenomeno delle dimissioni dal lavoro, soprattutto nei giovani, fa riflettere. È in corso un cambiamento culturale senza precedenti che dobbiamo comprendere e accompagnare, ribadendo quanto sia irrinunciabile la centralità della persona per la dottrina sociale
della Chiesa. A conferma conosciamo un continuo ripetersi quotidiano di incidenti sul lavoro che fanno aumentare, giorno dopo giorno, le vittime".
I temi ecclesiali. Sinodo e vita della Chiesa. Non è mancato nell'introduzione un ampio riferimento ai temi intraecclesiali. "In questo mondo, più di sempre, tutto si comunica: non si può pensare - ha ammonito Zuppi - all’Italia isolata dall’Europa e dal resto del mondo (lo si vede con la guerra in Ucraina e le migrazioni, e tant’altro); non si può pensare la Chiesa isolata o separata dalla contemporaneità. Questo non significa che la Chiesa sia “confusa”, sbattuta qua e là: non confusa, ma non separata. Preservare l’identità della comunità ecclesiale non significa chiudersi in sé, nei nostri ambienti, nel nostro linguaggio. Non dobbiamo isolarci per proteggerci dal rischio di essere contaminati. C’è chi ne teorizza la necessità e soprattutto c’è chi lo pratica, con la convinzione di conservare così la verità altrimenti minacciata". Per questo il presidente della Cei ha esortato a non sentirsi "una minoranza residuale ma minoranza creativa". "La creatività nutre la missione ed è frutto del viverla, spinti dallo Spirito della Pentecoste, non subendo il mondo ma accettandone la sfida con serena consapevolezza e responsabilità. La Chiesa in Italia, in vari aspetti, è una Chiesa di popolo, realtà da coltivare, mai da disprezzare, i cui confini non debbono essere tracciati da noi con il rischio di allontanare e rendere incomprensibile l’annuncio evangelico ma con la fiduciosa speranza del seminatore. Dobbiamo annunziare e vivere il Vangelo, tutto il Vangelo e i comportamenti conseguenti, questo sì! Lo Spirito Santo dà e darà forma alle comunità. Siamo in ascolto dello Spirito. La Chiesa vive per il Vangelo e per gli altri, segno di unità e pace nelle città, nelle periferie, nelle aree interne, nell’Italia intera, ricordandole il destino comune di popolo".
In merito al Cammino Sinodale e ai suoi rapporti con il Sinodo sulla sinodalità, il cardinale ha spiegato: "Non si tratta di un percorso parallelo a quello della Chiesa universale ma, in seno al cammino della Chiesa tutta intera, le nostre Chiese in Italia stanno offrendo il contributo delle loro peculiarità ecclesiali. Riteniamo matura la discussione di un cambiamento anche delle strutture stesse della Cei, del suo snellimento e ripensamento che recepisca le importanti indicazioni contenute nella riforma della Curia Romana e del Vicariato di Roma, della quale la Segreteria Generale si farà carico di presentare un primo progetto per opportuna valutazione del Consiglio Permanente e dell’Assemblea Generale".
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