Prende una posizione ben precisa il segretario dem Nicola Zingaretti. «Penso e spero che si faccia una legge sul fine vita, che preveda anche l’eutanasia », risponde sicuro ai microfoni di Corriere tv a una domanda di un ascoltatore. Ma alla posizione del segretario Pd viene subito posto un freno da alcuni colleghi del suo stesso partito, segnalandogli che «una legge sul fine vita c’è già, è stata approvata grazie al lavoro del partito democratico nella scorsa legislatura – osservano i deputati Pd Alfredo Bazoli, Enrico Borghi, Stefano Lepri, Camillo D’Alessandro – ed è universalmente considerata un’ottima legge».
Quanto all’eutanasia, aggiungono, «si tratta di un tema molto delicato e complesso, su cui anche nel Pd ci sono posizioni differenti, per cui non ci paiono utili forzature». Su questo argomento al momento c’è un disegno di legge, frutto di una proposta di legge di iniziativa popolare dell’Associazione Luca Coscioni, che è in discussione, in seduta congiunta, nelle commissioni Giustizia e Affari sociali di Montecitorio e sono in corso le audizioni degli esperti.
Ma il segretario del Partito democratico spazia a tutto tondo nell’intervista, toccando dapprima il tema delle protesta a Casal Bruciato. «Lì riapriremo la sezione del Pd perché la politica deve stare 365 giorni all’anno» tra le persone, annuncia, guadagnando il plauso dei rappresentanti dem nel municipio. «Dobbiamo avere la capacità di tornare nei luoghi dove è la vita», prosegue, perché «non si può andare in questi quartieri solo quando esplode la protesta». Poi Zingaretti interviene sulla riduzione dei parlamentari; una principio su cui si dice d’accordo aggiungendo che il Pd ha presentato un emendamento «per un sistema monocamerale a 500 parlamentari, per ridurne il numero e per l’efficienza del sistema».
Tuttavia è più propenso ad una riforma complessiva sui costi della politica a tutti i livelli, visto che «possiamo ridurre gli stipendi più alti, ma un sindaco ad esempio in Italia guadagna troppo poco». Infine il segretario tocca la questione della chiusura dei negozi che vendono canapa, tirati in ballo dal ministro dell’Interno. «Non sono mai stato a favore della legalizzazione della cannabis – la sottolineatura – ma quella di Salvini è solo l’ennesima bomba di distrazione di massa lanciata nella testa degli italiani».