Sono state truccate le carte. E per prime quelle presentate a Bruxelles: «Una falsa rappresentazione della situazione relativa al disseccamento rapido dell’ulivo e alla presenza di Xylella fastidiosa è stata fornita all’Unione Europea, che, sulla base di quelle indicazioni, ha disposto misure di contenimento eccessivamente rigorose», spiega il capo della Procura di Lecce, Cataldo Motta. Lo fa il giorno dopo la notifica di dieci avvisi di garanzia (al commissario Silletti, docenti dell’Università di Bari, rappresentanti dell’Osservatorio fitosanitario della Puglia, della Regione e ricercatori del Cnr) e il sequestro degli ulivi in Salento. E ribadisce: «Nelle comunicazioni all’Ue sono stati forniti dati impropri », ribadisce. Infine, l’avviso: «Se dovessero esserci nuovi provvedimenti che dispongono l’estirpazione degli ulivi, procederemo con la richiesta al gip di altri sequestri».
Solo l’inizio. È ufficiale: l’'Affaire Xylella' è (anche) giudiziariamente esploso. Ma siamo al primo atto: «L’indagine non è compiuta », spiega Motta. E ora si scava soprattutto sulla modalità di concessione e utilizzo dei finanziamenti pubblici. Il lavoro della Procura leccese è cominciato un anno e mezzo fa, arco temporale – continua il Procuratore – «che rende la difficoltà nella quale si sono trovate le magistrate che hanno lavorato all’inchiesta (i pm Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci)» e «la cautela con cui ci siamo mossi».
«Ulivi con Xylella, ma sani». Pesa le parole, il capo della Procura ed è proprio questo a lasciar intuire diverse cose. Ad esempio spiega come fra i reati ipotizzati vi sia «la diffusione colposa della malattia del disseccamento rapido degli ulivi », quindi non la diffusione della Xylella. E del resto – annota – «abbiamo trovato alberi non colpiti da disseccamento che sono però risultati positivi alla Xylella e alberi secchi che non sono invece risultati contagiati». Morale (per altro conosciuta e dimostrata già da tempo)? «Non è stato accertato il nesso di causalità tra complesso del disseccamento rapido degli ulivi (salentini,
ndr) e Xylella Fastidiosa », sottolinea Motta.
Già da vent’anni. Le indagini coordinate dagli uffici giudiziari e condotte dalla Forestale insiema a due consulenti tecnici nominati dalla Procura stessa, hanno scoperto che la Xylella è presente nella Puglia meridionale da circa venti anni e che non esiste un solo ceppo, ma ben nove, «indice di una mutazione genetica», chiarisce il sostituto procuratore Elsa Valeria Mignone. Così, secondo gli inquirenti, i ricercatori che si sono occupati del caso (attualmente indagati) hanno focalizzato la loro attenzione sulla sola ipotesi, che la Xylella fosse responsabile del disseccamento degli ulivi e tralasciando ogni altra possibile, se non probabile, causa.
Scarsa conoscenza. Il quadro è a tinte sempre più fosche. «Manca la certezza di cosa si deve combattere e di quali siano le modalità migliori per farlo», prosegue Motta. A proposito, il fatto di lavorare su un’unica ipotesi, sempre a detta dei magistrati, ha pesato sulle decisioni prese dal commissario straordinario per l’emergenza Xylella, Giuseppe Silletti, che «ha commesso errori dovuti certamente a una mancata conoscenza completa della situazione». La sua posizione dunque è «tutta da valutare», mentre – ad ora – non risultano accertamenti in corso su esponenti politici.
Fiducia e sostegno ministeriali. «Confermiamo come sempre la nostra fiducia nell’attività della magistratura», dichiarano in una nota congiunta il ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e il Dipartimento di Protezione civile, ribadendo «convintamente il sostegno alle professionalità che hanno lavorato con competenza e dedizione a questo difficilissimo caso, a partire dal Comandante Silletti». A proposito, «stiamo operando in difesa del paesaggio» in «modo opposto a quello della Xylella, così come stiamo cercando di fermare il batterio », aveva ripetuto Silletti ricevendo l’avviso di garanzia. Mentre il governatore pugliese, Michele Emiliano, aveva invece fatto subito sapere come «la notizia del provvedimento di sequestro da parte della Procura» fosse «arrivata come una liberazione».
«Finito un incubo». E adesso esulta il 'Popolo degli ulivi', cioè associazioni, comitati, cittadini salentini, che da due anni conduce la battaglia contro l’abbattimento degli ulivi. I loro esposti, a inizio 2014, diedero il via all’inchiesta della Procura leccese. Una decina di rappresentanti di quel Popolo hanno esposto cartelli e accolto con un lungo applauso i magistrati e gli investigatori della Forestale, parlando di «incubo finito».