Il 5 giugno si voterà per le
elezioni amministrative in oltre 1.300 comuni. Un appuntamento importante, che già surriscalda il dibattito politico. Ma la
politica non può essere vista e pensata come scontro tra fazioni. Un partito contro gli altri armato, lotta per il potere tra clan. Al centro c'è la
persona e il suo vivere sociale. Quindi la
famiglia, la
comunità, il
comune, la
patria (nel senso più pieno del termine, che nulla ha a che vedere con nazionalismo chiuso che esclude). Chi vince le elezioni, comune per comune, deve pensare quindi al
bene comune. Per questo anche stavolta i
cattolici si interrogano sul senso del voto. Su cosa significhi essere cristiani e cittadini.
Lo fa anche
Comunione e Liberazione. Il movimento è consapevole di quanto sia importante non chiudersi nel proprio orticello. E che la politica rappresenti una tensione al bene. Disprezzarla può farci precipitare nel nichilismo. Per questo
Cl propone a tutti una riflessione sotto forma di un "
volantino" dal titolo esplicito: "
La politica è un bene".
Leggilo: clicca qui
Tra l'altro nel testo si legge: "Forse basterebbe un minimo di attenzione a se stessi per riconoscere che in chiunque rimane − anche se
appena accennato e perfino inconsapevolmente − il
desiderio di un bene: è una «esigenza di rapporti esatti,
giusti fra persone e gruppi, l’esigenza naturale umana
che la convivenza aiuti l’affermazione della persona,
che i rapporti “sociali” non ostacolino la personalità
nella sua crescita» (
Luigi Giussani, Il cammino al vero è
un’esperienza)".
E poi: "È questo desiderio, come bandiera della libertà umana,
che fonda lo spirito di un’autentica democrazia:
l’affermazione e il rispetto dell’uomo nella totalità delle
sue esigenze di verità, bellezza, giustizia, bontà e felicità.
Tutto il gioco della vita sociale dovrebbe avere come
scopo supremo quello di mantenere vivo e alimentare
il desiderio da cui scaturiscono valori e iniziative che
mettono insieme gli uomini".
Perciò è sbagliato pensare che la politica sia un male e che se ne possa fare a meno in quanto "tale disaffezione e tale sfiducia non hanno origine solo nella politica; ben altra ne è la causa: una crisi dell’io di fronte al «vivere che taglia le gambe» (
Cesare Pavese, Dialoghi con Leucò), una crisi che si manifesta come noia invincibile, misterioso letargo".
Un letargo da fuggire. Non siamo fatti per questo. Ovunque un cristiano senta di doversi impegnare, l'obiettivo deve essere sempre il medesimo: perseguire il
bene comune.