Hanno visto assieme l'immagine del loro figlio nel grembo della madre, a bordo della barca a vela Alex: sono due ragazzi di 26 e 20 anni. Si stringono le mani e si guardano negli occhi mentre a Mariam viene fatta l’ecografia: quasi non sembra vero che nel 2019 non avessero mai potuto prima d’ora fare quest’esame di controllo, pur essendo già genitori.
Usman e Mariam sono stati soccorsi giovedì dalla barca a vela di Mediterranea, anche non attrezzata per fare salvataggi e sono tra le famiglie che sono stata evacuate dai medici del Cisom. Sono di fede islamica e provengono dalla Costa d’Avorio: di fronte a Giulia Berberi, medico della missione, rimangono sbalorditi vedendo il battito del loro bambino. Non hanno saputo ancora che sesso sarà il o la nascitura, ma se dovesse essere maschio Usman sorride e dice che lo chiamerà come suo padre e invece, se sarà una bambina avrà il nome della madre di Mariam.
Arrivano dalla Libia dove Usman era giunto nel 2016 da solo, attraversando il Niger, il Mali e l’Algeria e dov’era stato raggiunto da sua moglie con la piccola Jasmine ancora in fasce poco dopo: lei è una piccola teppa che regala sorrisi e in meno di 24 ore diventa la mascotte dell’intero equipaggio.
Osman sorride spesso e racconta che a Tripoli è stato costretto a lavorare, senza mai essere pagato, le informazioni diventano più rade quando parla del centro di detenzione dove è finito prima di riuscire a prendere il gommone. Per Jasmine e Mariam non entra nel dettagli di quanti soldi gli abbiano estorto gli aguzzini libici, ma per la sua liberazione parla di 800 dollari chiesti alla sua famiglia per i trafficanti. Quando gli si chiede se ha un appello per l’Europa e per il futuro della sua famiglia, dice solo «Aiutateci perché ne abbiamo bisogno» e ancora di più a Lampedusa dove per la famiglia ivoriana potrebbe iniziare una nuova vita.