Lo hanno tradito, in casa e fuori. Don Franco Monterubbianesi fondò la Comunità di Capodarco più di mezzo secolo fa, ha compiuto a maggio novant’anni e ne compirà sessantacinque di sacerdozio ad agosto. Gli dici che magari potrebbe anch’essere stanco, risponde “no, no, no”, spiega che “la sera ci si abbiocca, la mattina però si riprende la forza e si riprende il coraggio”, pure aggiungendo subito “però nell’incomprensione di tanti dei miei, e questa è una sofferenza grande”.
La comunità a Roma (e a Grottaferrata) è fallita, adesso si chiama ‘liquidazione giudiziale’, è commissariata, don Franco non si dà per vinto: “Dobbiamo reagire al fallimento”. Sebbene lo abbiano tradito: “In una società nella quale l’individualismo ha prevalso, ha prevalso anche al nostro interno. Quando nel 2003 ho lasciato la presidenza di Roma ai giovani, dicendo che toccava a loro, sono stati superficiali, non hanno avuto visione. Smettendo d’essere uniti tutti su un’idealità più grande che unisce tutti nelle buone volontà, ecco, questo è stato il tradimento più grande”.
E non gli va giù. A lui, che visioni le ha sempre avute, proprio no. Del resto lo hanno scritto anche nella motivazione del ’Premio don Peppe Diana’ che ieri ha ricevuto a Casal di Principe: don Franco è “un visionario, ma nelle terre concrete”. Uno di quelli che non hanno pensato a se stessi: “Sto impicciassimo per sopravvivere…”, dice, sotto voce, ridendo, e rigirando fra le mani quel suo vecchissimo cellulare che di smart ha nulla e chissà se entrano almeno gli sms.
Fa nulla. Non abbandona i disabili e gli scartati. “I commissari stanno sgombrando spietatamente la struttura di Roma, non si può accettare”, continua. E a Grottaferrata c’è la cooperativa, il vivaio per gli psichiatrici, la formazione professionale, la casa famiglia: “Possibile che questa gente venga cacciata? Ci aspettino”. Poi “c’è la giustizia da ristabilire, non possiamo essere considerati criminali. La questione la affrontiamo dopo. Se questa terra ci è stata donata per lo sviluppo delle persone, questo idea deve essere rispettata. Non dobbiamo essere cacciati perché ci vendono gli immobili”.
Semmai allora un fallimento, non dei falliti: “L’idealità di Capodarco non può fallire, quindi va sostenuta”. Il suo spirito, cioè “il servizio di condivisione della vita dei più deboli a partire dai disabili, per promuovere in loro tutta la vita, umana, sociale, cristiana”. Perciò poi don Franco ricorda quel che disse loro il Papa nel 20216: “Voi devete essere principali, non tappabuchi”.
Si è mosso da tempo: “Banca Etica è disposta a darci una mano - spiega don Franco - ma serve l’anticipo d’un terzo di quel che hanno stabilito i commissari”. Hanno lanciato una colletta, basta fare un bonifico all’Iban IT89T0306909606100000149099 (intestato a “Fondazione Capodarco Prima del dopo”) indicando come causale “Per la salvezza delle Comunità di Capodarco a Roma e a Grottaferrata” oppure chiamando lo 06/94549191. Pensa di farcela? “Sì, sono ottimista. La fede è forte”.