Salvini con il governatore del Veneto Zaia
Terzo mandato, siamo al giorno della verità. E il no del governo appare sempre più scontato. Traduzione: stop a una nuova corsa del Pd De Luca in Campania. Ma anche stop a una nuova corsa del leghista Luca Zaia in Veneto. Giorgia Meloni sembra aver chiara la linea: impugnare la legge della Campania che apre le porte al terzo mandato davanti alla Corte Costituzionale. I termini scadono il 10 gennaio e dunque non si può perdere più tempo. Una scelta che agita il centrodestra. Salvini ha provato a fare le barricate, spinto dai veneti della Lega che sognano il terzo mandato (in realtà sarebbe il quarto) per Luca Zaia.
Ma alla fine, salvo sorprese dell’ultimo minuto, ha dovuto cedere. La premier (Fratelli d'Italia ha già governatori di Marche, Lazio e Abruzzo) vuole sbarcare al Nord e prendersi il Veneto, dove alle ultime europee ha ottenuto il 37,5 per cento contro il 13 del partito di Salvini. Insomma il no al terzo mandato sembra una scelta più con la testa al Veneto che alla Campania dove una candidatura di De Luca contro il centrosinistra, in teoria, favorirebbe il candidato delle destre. Insomma nel centrodestra sale la tensione. La Lega non ci sta. Zaia alza la voce: «Capisco tutte le aspirazioni, ma avverto anche che a volte cambiare solo per cambiare non assicura il consenso. Ripeto: la gente dovrebbe poter decidere a chi dare fiducia». E ancora: «Vedremo quello che accadrà. Confido nella Consulta. Prima o poi qualcuno dovrà dire una parola chiara su questo tema: è giusto o no che i cittadini possano votare quante volte vogliono per tutte le cariche tranne che per quelle dei sindaci di grandi città e dei presidenti di Regione?».
Non è un momento facile. E non è esclusa l'ipotesi di una corsa solitaria della Lega qualora venisse bloccato Zaia. Il doge per ora non si sbilancia. C'è l'ipotesi che la Lega possa correre in solitaria alle regionali? «Sono tutte ipotesi, vediamo che succederà in 10 mesi. Spostare pedine non è un gioco a rischio zero. Scelgano i cittadini da chi farsi governare». La partita è iniziata. La Lega attacca. Meloni non molla e un no netto arriva da Luca Ciriani, ministro fedelissimo della premier e responsabile dei rapporti con il Parlamento. «Mi pare impossibile pensare che non tocchi a noi indicare il nome... E non per rivincita o rivalsa, ma per oggettività».
È un braccio di ferro che rischia di avere ripercussioni pesanti. Ciriani chiude la porta pure sul rinvio del voto veneto: «Non capisco su quali basi giuridiche si potrebbe prolungare la vita di un'Assemblea legislativa né quali siano le motivazioni di carattere tecnico». Ma l'ultima parole è (per ora) del leghista Gian Mario Centinaio: «Non vedo perché un cittadino italiano non possa ricandidarsi per la terza volta a fare il presidente della regione... Quello che stiamo dicendo da tempo, ma che forse i colleghi di maggioranza non hanno capito, dal momento che non hanno presidenti di regione con più mandati alle spalle, è che il terzo mandato non è né per De Luca, né per Zaia, né, in futuro, per Attilio Fontana o Massimiliano Fedriga. Stiamo parlando di permettere ai cittadini italiani di potersi candidare e agli elettori di poter scegliere».
Secondo Centinaio c'è un motivo politico dietro alla decisione di Meloni di dire no al terzo mandato. «A mio parere è solamente quello il motivo. In questo momento nel centrosinistra c'è un presidente che si chiama De Luca al quale non si vuole consentire un altro mandato. E nel centrodestra c'è un dibattito aperto sul Veneto: non si vuole permettere a Zaia di decidere se candidarsi per un altro mandato o no. C'è un'ambizione politica, è evidente, diversi colleghi di FdI l'hanno detto chiaramente. Nel momento in cui si toglie a Zaia la possibilità di ricandidarsi, c'è l'ambizione a candidare uno di loro».