Una passeggera, con mascherina, in transito all’aeroporto di Roma Fiumicino. Con la ripresa (parziale) dei voli aumentano i controlli - Reuters
Con la speranza che il governo ci ripensi, i governatori del no al 'liberi tutti' fra le Regioni (soprattutto da Lombardia e Piemonte, ndr) affilano le armi. E se il presidente della Sardegna, dopo aver incassato la bocciatura del governo al suo passaporto sanitario, pensa a una sorta di autocertificazione per chi sbarca sull’isola, la Toscana invece si rivolge direttamente ai cittadini dei territori più colpiti. «Cari lombardi e piemontesi aspettate ancora qualche giorno prima di uscire dalla vostra regione» è l’appello che arriva da Firenze.
Il 'piano B' della Sardegna Niente passaporto sanitario ma un sistema misto di controlli che passa dalla registrazione degli arrivi alla compilazione di un questionario sino alla tracciabilità. La Sardegna è costretta ad arretrare sul passaporto sanitario voluto dal governatore Christian Solinas. Il 'piano B' prevede un’autocertificazione contenente risposte sui sintomi lamentati negli ultimi 30 giorni, su quelli nuovi, sui luoghi frequentati e sui contatti. E per chi volesse sottoporsi a una verifica con test prima della partenza, «potremmo riconoscere un piccolo voucher, un buono da spendere in Sardegna » spiega Solinas.
Il 'caso Lombardia' Si susseguono le posizioni dei governatori sull’intenzione del governo di riaprire gli spostamenti tra Regioni dal 3 giugno. Il presidente della Liguria Giovanni Toti ritiene che «ci siano le condizioni per una prudente e necessaria apertura» mentre il governatore del Molise Donato Toma dice che avrebbe «a- spettato un’altra settimana». «D’accordissimo» invece «su riaprire tutto dal 3 giugno» il presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli. «Spero si decida di riaprire, e comunque tutti insieme, mi auguro dal 3 giugno» è l’auspicio del presidente del Veneto Luca Zaia. Mentre per il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, «non si comprende quali siano le ragioni di merito che possono motivare un provvedimento di apertura generalizzata». Il fronte del 'no' all’apertura mette nel mirino in particolare il caso Lombardia, accusando il governo di aver subito la 'supremazia' economica lombarda. Una posizione che viene immediatamente rispedita al mittente dal ministero della Salute. «Quello della Lombardia non è un problema – ha detto il viceministro Pierpaolo Sileri – siamo stati molto rigorosi nel computo e nella valutazione dei criteri stabiliti per le riaperture in sicurezza e l’esecutivo non è stato influenzato dal peso della Lombardia».
Nella Capitale più controlli Sono in molti ad 'attrezzarsi' in vista del 3 giugno. Anche il Lazio di Nicola Zingaretti ha annunciato un aumento dei controlli in stazioni, aeroporti e porti. Sarà potenziato il contact tracing in caso di positivi e inflessibilità sul rispetto dell’uso della mascherina e del distanziamento. Il Lazio, soprattutto Roma, si prepara così alla riapertura totale e unitaria dell’Italia cercando di gestire centinaia di arrivi dalle regioni dove ancora i contagi vanno avanti a tre cifre. Anche il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris avverte: «Dal 3 giugno non faremo barricate, ma siamo preoccupati». Il primo cittadino napoletano chiede al governo di mettere a disposizione più test e tamponi «per chi arriva da regioni particolarmente complicate». Anche la Sicilia si prepara ad accogliere senza alcuna limitazione con la possibilità per il turista 'che viene da fuori' di accedere facoltativamente all’App Siciliasicura che gli permetterà di poter essere assistito dal personale medico della nuova Unità sanitaria turistica in caso di bisogno.
Il 'nodo' Grecia Intanto è scontro con la Grecia che, dopo la querelle sullo stop all’arrivo dei turisti italiani, ha fatto una piccola marcia indietro. Tamponi, test e quarantene preventive solo per chi proviene dalle 'aree rosse', ovvero: Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte. Al momento, infatti, per questi viaggiatori e fino al 30 giugno è previsto il tampone all’aeroporto di arrivo, una notte in albergo in attesa dell’esito, poi autoquarantena di 7 giorni se negativo e quarantena imposta di 14 giorni se positivo. Naturalmente anche questa condizione non è piaciuta molto. Anzi, regioni e governo l’hanno vissuta come un vero e proprio sfregio. Il tema è stato al centro di una telefonata tra il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e quello greco Nikos Dendias. Da parte di Atene, stando a quanto riferiscono fonti della Farnesina, sarebbero arrivate rassicurazioni in tal senso. Se ne parlerà ancora durante la visita ad Atene già programmata per il 9 giugno dal ministro.