lunedì 26 agosto 2019
A causa della sentenza del Consiglio di Stato, 1.800 insegnanti di scuola dell'infanzia e primaria, assunte a tempo indeterminato, sono finite nuovamente nel limbo del precariato
Veneto, tolta la cattedra a 500 maestre
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Licenziate alla vigilia del nuovo anno scolastico. È la cattiva “sorpresa” estiva recapitata a 500 maestre del Veneto, assunte a tempo indeterminato nelle scuole dell'infanzia e primaria, che, in questi giorni, si sono viste trasformare il contratto da tempo indeterminato a tempo determinato. Si tratta della coda lunga della sentenza del Consiglio di Stato sulle diplomate magistrali ante 2001-2002, il cui titolo di studio non è più considerato sufficiente per accedere al ruolo e nemmeno per essere inserite nelle graduatorie a esaurimento. In questa situazione, soltanto in Veneto, si trovano 1.800 maestre diplomate e le prime 500 sono già state licenziate a seguito di sentenze a loro sfavorevoli. «La scuola ha un gran bisogno di docenti e, quindi, continueranno ad insegnare, ma da precarie», spiega la segretaria generale della Cisl Scuola regionale, Sandra Biolo. Che ricorda come siano «almeno tremila, le cattedre di sostegno scoperte» e siano esaurite anche le graduatorie delle supplenze. «Dopo anni di sacrifici - riprende Biolo - queste docenti dovranno ricominciare da capo, da precarie, con grande disagio personale e familiare, ma anche della scuola, degli alunni e delle famiglie. La scuola ha bisogno di continuità».

Tutto il Nord in affanno

In questa situazione, che su scala nazionale riguarda più di 50mila diplomati magistrali, accomuna tutte le regioni dei Nord, dove storicamente le scuole soffrono la carenza di insegnanti. «Per comimciare ad affrontare il problema - riprende Biolo - si deve ampliare il numero chiuso chiuso a Scienze della Formazione primaria, che in Veneto è ridicolo. L'Università di Padova, l'unica che eroga questo corso di laurea, mette in palio, ogni anno, 300 posti, di cui 100 nella sede di Verona. Se consideriamo che, ogni anno, le maestre che vanno in pensione sono almeno tre volte tanto, comprendiamo subito la dimensione del problema. Tante scuole, per mancanza di insegnanti, sono costrette ad affidare le supplenze a studentesse».

Decreto “congelato”

Una situazione che il decreto “salva precari”, finito nel limbo della crisi di governo, cercava di affrontare, prevedendo un concorso straordinario e il prolungamento al 30 giugno 2020 dei contratti delle maestre diplomate, anche a fronte di sentenze negative in corso d'anno, proprio per salvaguardare quella continuità didattica, che, invece, ora è rimessa nuovamente in discussione.

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