venerdì 8 novembre 2024
L'ex premier in Ungheria: «Non c'è dubbio che la presidenza Trump farà una grande differenza nei rapporti tra Usa e Ue, non necessariamente tutta in senso negativo»
Draghi partecipa al vertice Ue di Budapest

Draghi partecipa al vertice Ue di Budapest - Ansa

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«È possibile spendere il 2% del Pil per la difesa rispettando il Patto di stabilità, bisognerà prendere tutta una serie di decisioni: oggi bisogna decidere cosa fare perché questa è la nuova situazione». Lo ha detto Mario Draghi arrivando al vertice Ue informale di Budapest. Non tutti in Europa sono d'accordo con l'idea di investimenti comuni e finanze europee per rilanciare l'Europa, o è invece indispensabile? «Diciamo di sì, è indispensabile, ma non è la prima cosa», risponde Mario Draghi alle domande dei giornalisti. «Quello che il Rapporto dice - prosegue - è che ci sono moltissime altre decisioni che si possono prendere senza affrontare immediatamente il problema del finanziamento pubblico comune. Questo è chiaramente necessario per alcuni progetti comuni, di comune interesse europeo, ed è previsto che per questi progetti vi sia finanziamento comune. Un esempio - riprende l'ex presidente del Consiglio - sono le interconnessioni nel campo dell'energia».

Rapporti Ue-Usa dopo l'elezione di Trump
«Non c'è alcun dubbio che la presidenza Trump farà grande differenza nelle relazioni tra gli Stati Uniti e l'Europa. Non necessariamente tutto in senso negativo, ma certamente noi dovremo prenderne atto. Mi auguro che ritroveremo uno spirito unitario con cui riusciremo a, come dire, trovare il meglio da questi grandi cambiamenti. Andare in ordine sparso? Siamo troppo piccoli, non si va da nessuna parte. L'Ue è pronta a una eventuale guerra commerciale con gli Stati Uniti? Ho appena detto che bisogna negoziare con l'alleato americano, in maniera tale da proteggere anche i nostri produttori europei». Mario Draghi osserva anche che le indicazioni del Rapporto sulla competitività in Europa, «già urgenti, data la situazione economica in cui siamo oggi», ora «sono diventate ancora più urgenti dopo le elezioni negli Stati Uniti, perché, avverte «non c'è alcun dubbio che la presidenza Trump farà grande differenza nelle relazioni tra gli Stati Uniti e l'Europa». «Non necessariamente - osserva l'ex presidente del Consiglio - tutto in senso negativo, ma certamente noi dovremmo prenderne atto. Dal punto di vista della prospettiva del Rapporto, quindi del rilancio della competizione in Europa, un paio di cose che vengono in mente sono che questa amministrazione sicuramente darà grande impulso ulteriore al settore tecnologico, al cosiddetto high tech, dove noi siamo già molto indietro e questo è il settore trainante della produttività». «Già ora - ricorda Draghi - la differenza della produttività tra gli Stati Uniti e l'Europa è molto ampia, quindi noi dovremmo in un certo senso agire e gran parte delle indicazioni del Rapporto vanno proprio solo su questo tema». «L'altro esempio - rileva - è che sicuramente si sa poco cose di quello che succederà esattamente, ma una sembra più sicura delle altre, e cioè che Trump tanto impulso lo darà nei settori innovativi e tanto proteggerà le industrie tradizionali, che sono proprio le industrie dove noi esportiamo di piu' negli Stati Uniti». «Quindi - è la via indicata da Draghi - lì dovremo negoziare con l'alleato americano, con uno spirito unitario in maniera tale da proteggere anche i nostri produttori europei».

Vertice informale a Budapest

I capi di Stato o di governo dell'Ue sono riuniti a Budapest per un vertice informale che ha al centro la competitività dell'Unione Europea, anche alla luce delle sfide poste da Stati Uniti - soprattutto dopo l'elezione di Donald Trump - e dalla Cina con cui vi sono le prime avvisaglie di guerra commerciale a partire dalle auto elettriche. Sono uniti sulla diagnosi e, in parte, sulla cura. Rimangono profondamente divisi sugli strumenti da usare, in particolare su nuovi finanziamenti comuni. Si ripropone, ancora una volta, il braccio di ferro tra i federalisti del debito e i frugali, ancora più sovranisti. I 26 - assente lo spagnolo Pedro Sanchez, mentre il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, è arrivato nella serata di ieri dopo aver cercato di sbrogliare in patria la matassa della crisi di governo - si confronteranno in particolare con l'ex premier ed ex presidente della Bce Mario Draghi, che a settembre ha presentato il suo rapporto sul Futuro della competitività europea. Al suo fianco ci sarà Christine Lagarde, sua erede alla Torre della Bce.

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