«Ringraziamo tutti quelli che insegnano nelle scuole cattoliche. Educare è un atto d’amore, è come dare la vita». Questo tweet di sabato mattina di papa Francesco, ha confortato e confermato nel proprio impegno i partecipanti all’incontro sulla scuola, promosso a Pordenone dal parlamentare dei Popolari per l’Italia, Gian Luigi Gigli, con la collega Simonetta Rubinato del Pd, gli europarlamentari Antonio Cancian di Ncd e Franco Frigo del Pd, consiglieri regionali e sindaci dell’Anci. All’incontro, organizzato in vista del grande appuntamento della scuola italiana con papa Francesco, il 10 maggio in piazza San Pietro, hanno preso parte i rappresentanti di Fism, Agesc, Fidae, Cnos e del Movimento salva scuole paritarie. «Forti di un patrimonio delle paritarie che coinvolge 120mila allievi, siamo impegnati e preparare l’incontro – ha ricordato don Edmondo Lanciarotta, segretario della Commissione Scuola e università della Conferenza episcopale del Triveneto – offrendo il nostro contributo di analisi, creatività e soluzioni per superare la crisi, condividendo quanto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, è venuto a dire a Treviso, e cioè che la ripresa parte dalla scuola». Da tutta la scuola, compresa quella paritaria che, anche da queste parti, è in sofferenza, perché la chiusura di numerosi istituti «sta determinando una vera e propria e- mergenza formativa, favorendo la dispersione scolastica». Oltre 2mila bambini in meno, a causa della crisi, solo nelle scuole dell’infanzia. Questo il grido d’allarme lanciato dai gestori presenti all’incontro di Pordenone. «Vogliamo un sistema scolastico integrato a misura europea », hanno insistito i parlamentari. Ed è lo spirito con cui Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige si presenteranno in piazza San Pietro il 10 maggio. Un incontro molto atteso che, però, «non può essere impoverito con una sua riduzione ad una sorta di chiamata alle armi in difesa delle scuole paritarie – ha specificato il vescovo Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, al seminario dei responsabili regionali degli Uffici scuola, Insegnamento della religione cattolica, Pastorale della famiglia e pastorale giovanile, svoltosi in contemporanea a Roma –. Queste sono certo nelle nostre preoccupazioni, ma l’appuntamento di maggio intendiamo viverlo come un’opportunità che faccia emergere l’attenzione che la Chiesa pone per i temi della formazione e dell’educazione, per una scuola che è soggetto plurale, articolato, che non può escludere alcuna agenzia educativa ». E ancora: «Vogliamo che l’evento sia un’esperienza di Chiesa e non di chiesuole » e che ci si presenti come «realtà unita e sinfonica, lontana da interessi di bottega, consapevole piuttosto dell’urgenza di investire sulla dimensione formativa come su quella educativa». Un’esigenza, questa, posta in termini drammatici a Pordenone da don Fabrizio Iacuzzi, responsabile del Centro di formazione professionale salesiano Bearzi di Udine. «Si teme, da più parti, la dispersione scolastica, ma se non viene sostenuta la formazione professionale, le pubbliche istruzioni si troveranno in presenza di problemi gravissimi per i ragazzi che abbandoneranno l’ultima opportunità formativa per finire sulla strada ».Pesanti i ritardi degli stanziamenti da parte dello Stato. Ed ecco perché il Triveneto guarda anche a Bruxelles e a Strasburgo. Con le risoluzioni del 1984 del Parlamento Europeo e del 2012 del Consiglio d’Europa sono stati richiamati gli Stati membri a tutelare e garantire concretamente il diritto alla libertà di scelta educativa, sancendo l’obbligo di accordare alle scuole paritarie le sovvenzioni necessarie. Un obbligo finora largamente disatteso. © RIPRODUZIONE RISERVATA Proseguono sul territorio gli incontri in vista dell’appuntamento della scuola italiana con papa Francesco il 10 maggio: «Sarà una grande esperienza di Chiesa»