Ansa
"Con realismo, si può stimare che lo choc della pandemia abbia fatto lievitare complessivamente fino ad almeno 6 milioni il numero di famiglie in varia graduazione di sofferenza: da quelle pressate da uno stato d'insolvenza finanziaria o creditizia a quelle via via più esposte alla trappola dell'usura. Anche le 2 aziende sono a rischio di usura, soprattutto per la pandemia: 40.000 (dato Confcommercio) potrebbero finire in mano alla criminalità organizzata". Lo si legge nel messaggio inviato da monsignor Stefano Russo, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, alle Fondazioni associate alla Consulta Nazionale Antiusura. "Il problema dell'usura, insomma, è alquanto complesso e richiede una presa di coscienza attenta e consapevole. Soprattutto da chi ha responsabilità perché si eviti che chi versa in difficoltà sia costretto a rivolgersi a usurai senza scrupoli", aggiunge.
In momenti come questi "si avverte, inoltre, l'urgenza di tutelare con particolare cura i soggetti più deboli e fragili, coloro che magari già prima della pandemia sperimentavano povertà, sofferenze, solitudini, emarginazione, tutte situazioni aggravatesi proprio con l'avvento del Covid", aggiunge Russo. Da qui "l'invito a intraprendere azioni che aiutino a superare questa fase senza costringere le prossime generazioni a portare il peso di pesanti debiti, non solo finanziari, accumulati nell'attuale emergenza".
«Usura e azzardo, servono interventi senza precedenti»
Sono state ben 6.698 le persone che lo scorso anno si sono rivolte alle Fondazioni antiusura. Vittime degli strozzini o a rischio di finire nelle loro mani. Ottocento le pratiche istruite e 20 milioni e 481mila euro erogati con garanzia di fondi statali. Sono alcuni dei dati che emergono dal Bilancio 2019 approvato ieri dall’Assemblea annuale alla Consulta Nazionale Antiusura 'Giovanni Paolo II'.
Un dramma che tocca Nord e Sud. Le Fondazioni che hanno realizzato il maggior numero di ascolti sono, infatti, Santa Maria del Soccorso di Genova con 874, Toscana Prevenzione di Siena Usura con 703 e la San Giuseppe Moscati di Napoli con 648. In 24 anni di attività le 32 Fondazioni associate hanno effettuato 139mila ascolti, istruito 21.996 pratiche e erogato 454.245.584 euro. Ora con l’emergenza Covid, spiega una nota, «il ricorso al credito illegale diventerà per molti l’unica possibilità di sopravvivenza e, pertanto, maggiori dovranno essere i presidii che la società intera e le Fondazioni antiusura in particolare dovranno mettere in campo senza indugio, ricorrendo anche a forme e misure di intervento senza precedenti».
Se ne parlerà oggi nella seconda giornata dell’assemblea. Ieri i lavori sono stati aperti dall’arcivescovo Gianpiero Palmieri, vicegerente per la Diocesi di Roma. «La missione – ha detto rivolgendosi alle Fondazioni – non pare essere solo quella di dare garanzia e accesso al credito a chi non ne ha più, ma quella, anzitutto, di dare speranza, fiducia, vicinanza anche in situazioni difficili se non disperate. Il servizio che voi fate, bellissimo e faticosissimo – ha aggiunto Palmieri -–, può a volte sembrare un 'piccolo contributo' in un contesto sociale ed economico così profondamente devastato, come quello attuale. Invece è la testimonianza, importante per tutti, che lo Spirito Santo è il più forte, e vince, vince sempre, lì dove ci si affida a Lui e lo si lascia agire».
Anche l’arcivescovo riflette sull’attuale emergenza. «Da quello che si ascolta e si vede qui a Roma da tante famiglie, da piccoli commercianti, professionisti, imprenditori, sembra evidente che le soluzioni date dalle attuali norme e regole non sono più in grado di tutelare la dignità di persone che si trovano prigioniere dell’usura, del sovraindebitamento e della ludopatia. Occorre – sottolinea – creatività nella carità per superare gli evidenti limiti di un modello economico che fa leva sul paradigma tecnocratico e che dimostra di non riuscire più a rispondere alla pressante domanda di inclusione sociale». E allora l’invito alle Fondazioni è a essere luoghi dove impegnarsi «a costruire una dimensione dell’economia davvero amica dell’uomo e non asservita al primato assoluto del denaro e del profitto».
La proposta concreta è quella di «un serio e responsabile coinvolgimento delle comunità ecclesiali per costituire, in base al principio di sussidiarietà, dei fondi per il microcredito rivolti soprattutto ai giovani, alle piccole imprese familiari, alle donne, ai più fragili della nostra società che scelgono di fare il possibile per rialzarsi, per fare la propria parte». Ma «è sempre più indispensabile» una «efficace opera di prevenzione». E su questa don Paolo indica alcune strade: «Investire molto di più», «sviluppare la propensione a costruire soluzioni, evitando con attenzione di fermarsi alla sterile denuncia», «promuovere e progettare percorsi di informazione e di educazione finanziaria, al risparmio e previdenziale alla portata dei cittadini», «impegnarsi al dialogo con le istituzioni pubbliche e il mondo delle imprese».