Il riconoscimento delle unioni civili continua ad essere al centro del dibattito politico di questo inizio d'anno dopo la proposta del segretario del Pd Matteo Renzi di inserirle nel patto di coalizione e l'immediato stop arrivato dal vicepremier
Angelino Alfano, che ha indicato famiglia e sicurezza come priorità per il governo. "Noi non vogliamo solo le unioni civili ma un Paese civile - ha detto
Debora Serracchiani, presidente del Friuli Venezia Giulia e membro della segreteria Pd -. Facciamo una trattativa con chi ci sta perché siamo un Paese che ha bisogno di risposte".Dalla Serracchiani rassicurazioni sulla lealtà del Pd al governo. "Nessuno sta lavorando per una crisi ma per un'agenda forte" ha detto. Dalle file del Nuovo centrodestra interviene l'ex presidente della Lombardia
Roberto Formigoni che si dice certo di un passo indietro di Renzi: "Sono convinto che non insisterà sulle unioni civili. Lancia segnali al suo schieramento in cui le divisioni non mancano". Il senatore suggerisce di abbandonare del tutto il tema delle unioni civili visto che questa legislatura è nata all'insegna dell'eccezionalità, per far fronte a problemi concreti del Paese.
"Un tema di confronto interessante può
essere il riconoscimento dei diritti civili alle coppie di
fatto. Altro tema sarebbe, invece, quello di equipararle alla
famiglia. Noi diremo no, perchè automaticamente il rischio
sarebbe di passare alla possibilità di adozione nei confronti
di figli, i quali, invece, hanno diritto ad avere un padre e
una madre e non due padri o due madri". Lo ha dichiarato il
presidente di Nuovo Centrodestra,
Renato Schifani, ai microfoni
del Tg3.
E da Scelta civica, per voce di Andrea Mazziotti, responsabile del settore giustizia, arriva la proposta di spostare il dibattito in Parlamento. "Credo sia uno di quei temi etici sui quali è giusto lasciare ai singoli libertà di coscienza. Meglio lasciarle fuori dal patto di coalizione". Ipotesi condivisa da Matteo Colaninno del Pd: "Può essere una buona soluzione per affrontare la questione con approccio non ideologico. E lasciare così al governo le emergenze economiche e del lavoro che oggi sono la priorità del Paese".