Leonardo Valente
Riproponiamo l'editoriale pubblicato nel primo numero di Avvenire, a firma del direttore Leonardo Valente, uscito il 4 dicembre 1968.
Da oggi, giorno per giorno, seguendo le vicende alterne della cronaca, cercheremo di portare avanti un discorso che i cattolici italiani hanno iniziato ormai da più di cento anni. Un discorso uguale nelle finalità ma diverso nei metodi. Uguale per l’impegno a dare un senso e a riscoprire un valore nelle cose che accadono e per operare responsabilmente e coraggiosamente su di esse; diverso nel metodo perché crediamo che la verità sulla quale si fonda la ragione stessa della nostra presenza debba esprimersi nel linguaggio proprio del tempo e della società in cui viviamo. Una società che vuole, innanzi tutto, responsabilizzarsi, dopo che per più di un secolo, da parti tanto diverse, si è cercato di strumentalizzarla. Ed è per questo che cercheremo di metterci nella prospettiva nuova di un quotidiano che sia dei cattolici più che per i cattolici.
Sceglieremo cioè di essere uno strumento comune di ricerca, di proposta e di partecipazione; uno strumento che tenga conto, con umiltà, della pluralità reale del mondo cattolico e che, nell’ambito di una libertà responsabile, si muova in avanti alla riscoperta dei temi fondamentali, dei lieviti più autentici, delle istanze più sofferte che compongono il panorama multiforme e, proprio per questo, vitale dell’unità di fondo del mondo cattolico italiano.
In questa direzione l’Avvenire vuole essere un giornale aperto a molte voci, un quotidiano cioè che senza indulgere a posizioni cattedrattiche e di vertice verifichi i princìpi nella realtà in cui si muove e confronti quotidianamente le occasioni della storia con il grande patrimonio di verità della Chiesa. Ci sembra che sia così possibile salvare i valori della pluralità – che sembravano fino ad oggi legati alle dimensioni locali – anche in una prospettiva nazionale più adeguata alle esigenze e alle realtà della presenza cattolica.
(...) Noi crediamo che la presenza dei cattolici sia un impegno quanto mai attuale in un momento della storia del Paese in cui la crisi delle ideologie, la frattura tra società politica e società civile, la pressione livellatrice della società dei consumi e per contro l’esplodere della contestazione propongono l’urgenza di un discorso che sostanzialmente superi i contrasti di comodo alla ricerca di nuovi piani di incontro, di nuovi canali di comunicazione, soprattutto di nuovi valori e di più autentiche occasioni di rinnovamento.
(...) In questo spirito la direzione e la redazione dell’Avvenire iniziano il loro lavoro convinte di essere soltanto uno strumento a disposizione di una grande forza che agisce nella storia; nella speranza che il nome scelto come testata – lo stesso del primo quotidiano cattolico italiano – sia per i loro lettori e per loro un auspicio di presenza nei tempi che stanno per venire.
Avvenire, 4 dicembre 1968