giovedì 19 dicembre 2024
La premier tiene una riunione fra 10 Stati, presente pure von der Leyen. La richiesta di rapidità sui rimpatri e sulla definizione di "Paesi sicuri, contro il "business dei trafficanti"
Giorgia Meloni a Bruxelles

Giorgia Meloni a Bruxelles - ANSA

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Giorgia Meloni non molla la presa sul dossier migranti e continua a voler dare la linea in Europa. Come già era successo a ottobre anche stavolta, prima che cominciassero a Bruxelles i lavori del Consiglio Europeo (che dura una sola giornata) ha organizzato una nuova riunione informale sul tema. Un incontro, organizzato anche dai primi ministri danese e olandese, Mette Friedriksen e Dick Schoof, al quale ha preso parte anche Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione Ue, oltre ai leader che hanno risposto sì alla convocazione: quelli di Cipro, Grecia, Malta, Repubblica Ceca, Polonia, Svezia e Ungheria. In pratica, il gruppo dei "falchi" su questo tema. Il tutto di mattina, prima che la febbre, che tormenta la premier da giorni, avesse la meglio nel primo pomeriggio e la costringesse a fare ritorno in hotel per una pausa di riposo.

Sulla spinta del nuovo appoggio assicurato dalla von der Leyen nella lettera inviata a tutti i 27 leader europei prima del Consiglio, la presidente del Consiglio italiano comunque non arretra malgrado lo smacco subito sui centri per i rimpatri fatti costruire in Albania, costati alla collettività italiana centinaia di milioni e rimasti inutilizzati in attesa che si pronunci la Corte di Giustizia europea. Il punto su cui preme la leader di Fratelli d'Italia non a caso è la ricerca collegiale di «soluzioni innovative» per affrontare il tema delle migrazioni ritenute irregolari, assieme a una nuova definizione di “Paesi sicuri” e “Paesi terzi sicuri”. Questo mentre la segretaria del Pd, Elly Schlein, pure lei a Bruxelles per prender parte alla riunione dei socialisti e democratici, ha sottolineato ai suoi colleghi, ancora una volta, il «fallimento clamoroso» dei centri albanesi, da lei riscontrato coi suoi occhi durante la recente visita fatta. Accusa su cui ha trovato una sponda fertile nella Spagna di Sanchez, che ha sempre visto male l'idea dei centri nel Paese delle aquile.

Novità reali sono attese da marzo 2025, quando la "numero uno" di Bruxelles presenterà la direttiva sui rimpatri, che dovrebbe contenere anche il via libera ai relativi centri da realizzare in Paesi terzi. Seguirà, a giugno, il nuovo schema sui Paesi sicuri. A quel punto, ogni opposizione giuridica dovrebbe venire meno e, quindi, Meloni spera che per la prossima estate i centri albanesi diverranno in ogni caso pienamente operativi. Palazzo Chigi riferisce che la presidente della Commissione «ha illustrato i principali filoni di lavoro indicati nella lettera dello scorso lunedì, concentrandosi sulla proposta di nuovo quadro giuridico in tema di rimpatri che la Commissione intende presentare». Meloni, «oltre a sostenere la rapida presentazione e finalizzazione della nuova proposta legislativa, si è soffermata sulla rilevanza delle soluzioni innovative nel contrastare la migrazione irregolare, soprattutto per spezzare il "modello di business" dei trafficanti di esseri umani e, allo stesso tempo, consentire di focalizzare gli sforzi di accoglienza europea nei confronti di chi ha effettivamente diritto alla protezione internazionale».

La discussione si è poi concentrata «sull’esigenza di disporre di un quadro normativo europeo sempre più chiaro ed efficace con, in particolare, il rafforzamento dei concetti di Paese sicuro di origine e Paese terzo sicuro per sostenere le soluzioni innovative, a partire dal modello Italia-Albania e dalla possibile creazione di "returns hubs" in Paesi terzi. Particolare interesse è emerso anche verso il rafforzamento dell’azione europea lungo le rotte migratorie con Unhcr e Iom (l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, ndr) in tema di rimpatri volontari assistiti».

I leader presenti, manifestando «apprezzamento per il taglio operativo delle conclusioni in tema di migrazione che sono in approvazione al Consiglio europeo odierno, hanno concordato di continuare a mantenere uno stretto raccordo con l’obiettivo di rafforzare e rendere sempre più efficace la politica migratoria dell’Unione Europea».

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