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È il punto dolente di ogni indagine sul livello di apprendimento degli studenti italiani: tra le scuole del Nord e quelle del Sud esiste un divario ancora molto profondo. A quanto ammonti questo ritardo che, in definitiva, si traduce in minori opportunità per gli alunni di determinati territori, lo dice, per la prima volta, una ricerca realizzata dall’Invalsi e presentata ieri in occasione dell’avvio del Piano di intervento per la riduzione dei divari territoriali in istruzione, promosso dal Miur.
Prendendo a riferimento i risultati delle prove Invalsi somministrate alle terze medie (grado 8), di cinque regioni (Campania, Sicilia, Calabria, Sardegna e Puglia), i ricercatori sono riusciti a misurare il grado di ritardo delle scuole di questi territori. Due i gruppi individuati: le scuole «in difficoltà», quelle con il 30% degli alunni che raggiunge livelli di apprendimento non adeguati e le scuole «in forte difficoltà», in cui la percentuale degli insufficienti arriva al 45%. Ebbene, in due regioni (Sicilia e Calabria), le scuole con studenti in ritardo sono più numerose di quelle senza problemi. In particolare, in Sicilia, su 520 scuole monitorate, 219 (pari al 42,2%) sono “in difficoltà” e 59 (11,3%), “in forte difficoltà”, mentre 242 (46,5%), non presentano situazioni problematiche. Lo stesso vale per la Calabria, dove su 243 scuole, 119 (49%), sono “in difficoltà”, 23 (9,5%) “in forte difficoltà” e 101 (41,6%) non hanno problemi di apprendimento. Anche in Campania la situazione non è rosea. Su un totale di 599 scuole selezionate, 210 (35,1%) sono “in difficoltà”, 52 (8,7%) “in forte difficoltà” e 337 (56,2%) non hanno problemi. Va un po’ meglio in Sardegna: su 169 scuole, 108 (63,9%) non presentano situazioni di difficoltà, 3 (1,8%) sono “in forte difficoltà” e 58 (34,3%) “in difficoltà”. Decisamente diversa, infine, la situazione della Puglia, la migliore tra le cinque regioni meridionali considerate. Su 349 scuole monitorate, 282 (80,8%) non hanno problemi, 3 (0,9%) sono “in forte difficoltà” e 64 (18,3%) “in difficoltà”.
Test Invalsi, “termometro” dell'istruzione
«I test Invalsi – ha ricordato la vice-ministra all’Istruzione, Anna Ascani, presentando il Piano – sono il termometro che misura la febbre della scuola italiana. E ci dicono che milioni di studenti meridionali si vedono negato il pieno diritto allo studio. Per questa ragione, mettiamo in campo strumenti nuovi che coinvolgono tutti gli attori in campo. La scuola non può e non deve essere lasciata sola a fronteggiare divari territoriali e dispersione scolastica. Prendiamo l’impegno a ridurre in maniera strutturale gli ostacoli all’effettiva creazione di pari opportunità nel nostro Paese».
Tra gli strumenti a disposizione delle scuole, un Repertorio di buone pratiche e un Cruscotto informatico contenente diversi strumenti di analisi, reso disponibile dall’impresa sociale “Con i bambini”, nell’ambito dell’Osservatorio sulla povertà educativa minorile. Negli ultimi tre anni, “Con i bambini” ha sostenuto oltre 350 progetti in tutta Italia, dando supporto a 500mila minori che vivono in povertà educativa.
Alleanza contro la dispersione
Sempre in tema di dispersione scolastica (che in Italia è al 14,5%, ma supera il 20% se si considera anche la “dispersione implicita”, quella cioè che riguarda gli studenti che, pur conseguendo un titolo di studio, non raggiungono le competenze minime richieste) e per garantire il diritto allo studio, la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ha firmato un Patto con il Dipartimento Pari opportunità e Famiglia e l’Anci, l’Associazione dei Comuni. «Nasce una task force nazionale che mette al centro i diritti degli studenti», ha sottolineato la ministra Azzolina, annunciando il primo milione di euro appositamente dedicato a questo progetto.
«Vogliamo garantire a tutti le stesse opportunità di utilizzare la mensa scolastica – ha ribadito Azzolina –. Vogliamo fornire i necessari sussidi didattici ad alunni e alunne con disabilità perché possano studiare al pari degli altri, vogliamo garantire uguali servizi per tutti».
«Investire nell'educazione»
Sull’«alleanza educativa tra generi e generazioni, tra famiglie e società civile». ha insistito la ministra per le Pari opportunità e Famiglia, Elena Bonetti. «Investire nell’educazione garantendo pari opportunità e mettendo al centro la persona con i suoi talenti – ha ricordato – è cruciale per liberare il protagonismo dei giovani e formare cittadini più consapevoli e maturi».
Sull’efficacia della rete degli ottomila comuni italiani, ha infine scommesso il presidente dell’Anci, Antonio Decaro: «Potremo lavorare – ha detto – affinché il diritto allo studio sia assicurato in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale, nelle realtà più grandi come in quelle più piccole».