giovedì 16 ottobre 2014
​​Chiamparino: manovra insostenibile per i tagli imposti. Padoan ammette: rischio aumento tasse locali. Duro Renzi: prima di avere spese e pretese le Regioni inizino a tagliare anche loro. La manovra  
Spinta al limite di Francesco Riccardi
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Legge di stabilità è scontro tra governo e Regioni, prime tra gli organi di governo locale a farsi sentire dopo aver dato una prima scorsa ai dati. A non piacere, in particolar modo, il fatto che i tagli siano stati inflitti soprattutto a loro, lasciando magari loro la possibilità di aumentare tasse locali e tariffe. Non il miglior modo di creare consenso. "La manovra così come si configura è insostenibile", sintetizza il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino. Di più: così com'è la manovra "incrina il rapporto che dovrebbe essere di lealtà istituzionale e di pari dignità istituzionale tra enti dello Stato". D'accordo, con poche sfumature e scarsissimi distinuo, i presidenti delle altre regioni. Nicola Zingaretti, romanamente, parafrasa altre sapide sentenze e motteggia: "È facile abbassare le tasse con i soldi degli altri". E adesso? Chiamparino dice che lui le tasse locali non le alzerà, piuttosto si dimette da presidente della Regione Piemonte. Insieme ai suoi colleghi chiede l'avvio di un confronto e la convocazione a Palazzo Chigi. Ma stanotte già si sussurrava, nei palazzi di Roma, che il premier ha già fatto sapere che si tratterà per tutti di un prendere o lasciare. Nessuna concessione su nessun punto con nessuno, insomma. In mattinata il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha illustratoi contenuti della legge di stabilità, dicendo che si punta a voltare pagina e creerà più lavoro". All'indomani del varo delle misure Padoan esclude categoricamente che queste ultime possano produrre deficit, "invece lo riduciamo gradualmente pur in un contesto di recessione". E sul pressing agli enti locali lancia l'allarme: "Le Regioni potrebbero aumentare le tasse. Saranno i cittadini a valutare". Secondo il ministro ci sono comunque "amplissimi margini di miglioramento dell'efficienza" e i tagli di spesa devono essere visti come "un'occasione" in questo senso. "Il sacrificio - ha quindi precisato - è stato accolto, nulla è stato imposto". Padoan si è detto certo che la legge di stabilità avrà effetti positivi sull'occupazione e sulla crescita. "Ci sono risorse per i redditi più bassi e per le partite Iva - ha aggiunto - con un'espansione dell'operazione di sostegno ai redditi" avviata con gli 80 euro. Si punta quindi a misure permanenti in un contesto di grande instabilità economica. "E' una legge di stabilità che viene attivata in un contesto di recessione, purtroppo il terzo per il Paese". Per quanto riguarda l'operazione Tfr contenuta nella legge di stabilità ha detto Padoan "diamo un'opzione in più ai lavoratori: la possibilità, la facoltà del tutto volontaria di rimettersi in tasca il trattamento di fine rapporto". Per evitare il probabile problema di insufficienza di liquidità delle imprese, ha aggiunto, c'è "un accordo col sistema bancario che compensa ad un costo molto molto favorevole questa eventuale carenza". Nessuna preoccupazione per il giudizio europeo, l'Italia rispetterà i vincoli sul rapporto deficit-Pil richiesti dalla Ue. "Non sono preoccupato" per il giudizio dell'Ue sulla legge di stabilità. "Con Bruxelles va avanti "un dialogo assolutamente cordiale e costruttivo" ha detto il ministro. "Stiamo interpretando le regole del patto di stabilità tenendo conto di due circostanze eccezionali: quadro macroeconomico e ambiziosissimo programma di riforme".  La replica di Renzi: anche le Regioni facciano tagli Dura la replica del premier Matteo Renzi alle Regioni. "Se l'Italia vuole ripartire bisogna ridurre gli sprechi per poter ridurre le tasse, le polemiche su questo tipo di operazioni sono inaccettabili. Rialzare le tasse a livello locale sarebbe un atto al limite della provocazione". "Leggere le frasi che ho letto oggi - ha aggiunto Renzi - è al di fuori di ogni possibile immaginazione, il governo fa la propria parte: riduce di 18 miliardi le tasse e credo che i cittadini italiani sapranno farsi sentire anche rispetto a chi oggi ha utilizzato delle parole che francamente mi sembrano contro la realtà di questi ultimi mesi, di questi ultimi anni. "Prima di avere spese e pretese le Regioni inizino a tagliare anche loro, a fare gli sforzi, perché le famiglie italiane li stanno facendo da anni - ha concluso il premier - e se vogliono darsi un metodo istituzionale e confrontarsi con noi, le porte di Palazzo Chigi sono aperte".
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