Prova a sciogliere i dubbi il ragionier Spinelli. Dopo gli interrogativi sui giornali e le perplessità degli inquirenti. L’indagine, infatti, conta di allargarsi ad altri indagati: fiancheggiatori della banda di sequestratori e professionisti del riciclaggio dei proventi illeciti. «Nessuna somma di denaro è stata pagata», ripete il contabile scampato al sequestro lampo. Parole pronunciate attraverso una nota nella quale l’ufficiale pagatore di Silvio Berlusconi prova a convincere che è tutto chiaro, cristallino, elementare. «Leggo con stupore ricostruzioni fantasiose della grave e dolorosa vicenda che è accaduta alla mia famiglia e a me – dice –. Debbo precisare che il mio ritardo nel riferire al presidente Berlusconi e all’avvocato Ghedini come si erano svolti effettivamente i fatti è dovuto unicamente al forte timore di gravi ritorsioni nei confronti dei miei familiari».Per trenta ore, dunque, Spinelli avrebbe mentito al suo datore di lavoro. Per trenta ore avrebbe resistito alle domande di un mastino come Niccolo Ghedini. Fino a quando avrebbe ceduto, raccontando come stavano davvero le cose. «La denuncia all’autorità giudiziaria – insiste – è stata fatta immediatamente dopo». Spinelli si spinge oltre. Non solo «nessuna somma di denaro è stata pagata», ma inoltre non «vi è stata alcuna trattativa». Un’affermazione, quest’ultima, che non convince molto chi investiga. «Se trattativa non vi è stata – osservano gli inquirenti – perché quelle telefonate dei rapitori per sapere com’era andata la "proposta" a Silvio Berlusconi?». Ghedini, per conto suo, ha fornito una ricostruzione al vaglio della procura. Il ragioniere avrebbe insistito perché Berlusconi autorizzasse il pagamento; richiesta che è parsa però «inaccettabile e, per così dire, anche anomala».Soltanto «nella tarda mattinata di mercoledì 17 ottobre, cioè il giorno dopo, il rag. Spinelli si recava dal presidente Berlusconi per raccontargli cosa era realmente successo». È stato a quel punto che, riscostruisce Ghedini, Berlusconi chiede al suo legale di contattare subito la Procura di Milano, ma Spinelli lo prega di attendere per consentirgli di avvertire la moglie. E passano altre ore. «Perciò avvisai immediatamente il dottor Bruti Liberati (il procuratore capo di Milano, ndr) al quale, dopo pochi minuti inviai un fax di denuncia», arrivato in procura dopo le 16. L’avvocato sottolinea: «L’unica preoccupazione del presidente Berlusconi è stata quella rivolta all’incolumità del suo collaboratore e dei suoi familiari». Così da offrirgli la sua scorta privata e un’abitazione sicura: «Il tutto, fra l’altro, in pieno accordo con la procura di Milano». Insomma, nega Spinelli, nega Ghedini. Ma che dietro al rilascio vi sia il pagamento di un riscatto è ipotesi tutt’altro che tramontata. Almeno fino a quando non verrà trovato il denaro di cui parlano i sequestratori nelle telefonate intercettate e la cui «esistenza e ingente entità – sono le parole del gip del tribunale di Milano – appare non revocabile in dubbio».