Stop alle slot machine. Alla Camera la maggioranza ha raggiunto un accordo anti azzardo, che permetterà di votare una norma che annulla quanto approvato in Senato. L'emendamento, come annunciato da Andrea Romano, presidente dei deputati di scelta civica, farà parte del decreto legge "Salva Roma".
La rivolta contro le ultime disposizioni ha ottenuto quindi un risultato concreto.È infatti cresciuto il fronte di chi chiede al Parlamento di tagliare le unghie alla lobby del gioco d'azzardo. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il voto al Senato con cui è passato un emendamento punitivo nei confronti dei Comuni impegnati a limitare e disincentivare il dilagare della sale da gioco.
In prima fila nella battaglia gli stessi Comuni. Esasperati anche dalle continue modifiche in campo tributario, Iuc, Tari, Tasu. Ma soprattutto umiliati dal provvedimento di Palazzo Madama. «La battaglia continua - dicono i sindaci di Forlì, Ravenna e Rimini -. Quei soldi che Roma chiede ai cittadini dopo l'abolizione dell'Imu vanno trovati tassando l'azzardo». E alla gente chiedono di attendere prima di pagare, perché la partita non è ancora finita.
Segnali forti continuano ad arrivare anche da palazzo.Il vicepremier Angelino Alfano è stato categorico: «Per noi la norma slot può essere cancellata subito. Evidentemente quando è stato presentato l'emendamento è stato calcolato l'impatto economico della norma, ma non quello politico, mediatico e culturale. Il nostro movimento politico non ha alcuna positiva attenzione verso il settore e io educo i miei bambini a stare alla larga da giochi che possono avvicinarli a quel mondo». Anche il ministro della Semplificazione, Gianpiero D'Alia ha ribadito: «A noi dell'Udc la norma sulle slot machine non piace, anzi la riteniamo una vera e propria vergogna». Sulla stessa lunghezza d'onda Maurizio Lupi, Ncd, ministro per le infrastrutture: «Il Parlamento ha ancora la possibilità di intervenire, vediamo se alla Camera si riesce a modificare il decreto solo su questo per poi tornare al Senato».Anche il vescovo di Bergamo,
Francesco Beschi, è andato a un gazebo dove si raccoglievano le firme a sostegno della proposta di legge di Legautonomie contro il gioco di azzardo. Ha così posto la sua adesione sul documento "Tutela della salute degli individui tramite il riordino delle norme vigenti in materia di giochi con vincite di denaro - giochi d'azzardo". «Lo ritengo un segno necessario di fronte a un fenomeno che ci preoccupa e che preoccupa molte persone della nostra comunità», ha detto il vescovo.
A lanciare l'allarme e a chiedere di riparare all'errore fatto ci sono anche esperti del settore ludopatie. Federserd, società scientifica che raggruppa i professionisti dei servizi per le dipendenze. «La norma passata in Senato favorirà il continuo proliferare delle slots in tutto il Paese, aggravando di fatto la diffusione della dipendenza patologica da gioco, che già è in grave crescita anche senza le scelte scellerate dei politici». Tra l'altro gli interventi sanitari sul fronte delle ludopatie stanno drenando sempre più denaro pubblico. A partire all'attacco per primi sono stati Matteo Renzi, segretario del Pd, e Roberto Maroni, presidente della Lombardia. Il primo ha spinto il proprio partito a presentare un emendamento alla camera per annullare il voto del Senato. Il secondo, invece, in un'intervista ad Avvenire ha lanciato la proposta di un fronte unitario delle Regioni per combattere l'azzardo in modo deciso.