Le attese delle "coppie di fatto di fatto, anche omosessuali" vengono strumentalizzate "per andare a prendere persone che vanno a rimpinguare l'elettorato". Lo denuncia il vescovo
Domenico Sigalini, assistente nazionale dell'Azione Cattolica e presidente della Commissione Cei per il laicato. "È una battaglia di ricerca di voti, ma non una battaglia di progetto di società, non è una battaglia in cui veramente si vede il bene dell'Italia nella grande crisi attuale", afferma alla
Radio Vaticana il presule, che mette invece al primo posto l'emergenza sociale, i problemi, per esempio, di quanti stanno cercando lavoro e chiedono: "dateci un lavoro". Ovvero, spiega, "i problemi concreti, che sono caratteristici di una vita normale di un cittadino, di una famiglia normale, che ha dimostrato essere la risorsa principale in questo momento di crisi". Mentre, taglia corto, il vescovo dell'AC, "siamo proprio fuori di testa se si pensa che la questione delle unioni sia la priorità: si tratta, infatti, di alcune persone che devono veder riconosciuti i diritti, ma non si tratta assolutamente di una priorità. E riconoscerli vuol dire che possono decidere di vivere la loro vita, ma non possono sostituire la famiglia con la loro unione". "Non c'è - conclude monsignor Sigalini - disprezzo per nessuno, ma comprensione", anche se "di fronte a noi c'è un dato fondamentale della nostra vita, dell'esperienza cristiana, della Bibbia stessa, che non ci permette assolutamente di avallare un discorso del genere, soprattutto di fronte ad una famiglia, che sta dimostrandosi attualmente l'unico punto di salvezza di questa nostra crisi".