Elon Musk con Giorgia Meloni - Ansa
Resta alta, e assume singolari venature a stelle e strisce, la tensione fra il governo e la magistratura, legata alle pronunce di non convalida dei trattenimenti di migranti destinati ai centri costruiti in Albania. In attesa di conoscere le risposte della Corte di Giustizia europea ai quesiti presentati dai giudici italiani, ad ampliare i confini mediatici dello scontro è il magnate statunitense Elon Musk, gran finanziatore della campagna presidenziale di Donald Trump e secondo alcuni in procinto di assumere un ruolo nella nascente amministrazione Usa. Al mattino, le agenzie di stampa ne rilanciano un commento affilato, postato sulla bacheca di X, il social di sua proprietà. «These judges need to go, questi giudici devono andarsene», scrive Musk, in risposta a un utente che riportava la notizia italiana della sospensione della convalida del trattenimento per 7 migranti trasportati venerdì in Albania e poi riportati alla chetichella ieri in Italia, dopo la decisione del Tribunale di Roma.
La sponda di Salvini, l’imbarazzo di Lupi
L’affondo del tycoon americano viene ripreso dal vicepremier Matteo Salvini: «Elon Musk ha ragione - afferma -. Il 20 dicembre potrei ricevere una condanna a sei anni di carcere per aver impedito gli sbarchi di clandestini in Italia quando ero ministro dell’Interno. In una prospettiva internazionale, tutto ciò appare ancora più incredibile». Poi il segretario del Carroccio rincara la dose: «Si tratta dell’ennesima decisione dei giudici che impedisce di allontanare i clandestini dal territorio italiano - sostiene -. Non è uno schiaffo al governo, bensì una scelta che mette in pericolo la sicurezza e il portafogli degli italiani». Caustica anche una nota della Lega, secondo cui l’Anm, quando afferma «che il governo scarica la responsabilità dei suoi insuccessi sulle toghe, usa toni da Rifondazione comunista». Fratelli d’Italia, col capogruppo alla Camera Tommaso Foti, m invece prova a minimizzare: «Musk si scaglia contro i giudici italiani? Né più né meno come molti dei nostri intervengono negli affari americani. Ad ognuno si dà il peso che si ritiene di dare...». Ma nel centrodestra qualche imbarazzo affiora, tanto che il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi liquida come «inopportune» le parole di Musk.
Le opposizioni: Meloni difenda la Carta
Dal canto loro, le opposizioni chiedono al governo di prendere posizione. Dal Pd, è la responsabile giustizia Debora Serracchiani a stigmatizzare «l’intromissione di Musk negli affari interni di un Paese sovrano e democratico», ritenendola «inaccettabile nel metodo e nel merito». In serata è intervenuta anche la segretaria Elly Schlein: «Abbiamo Musk che si permette di dire che i giudici devono essere cacciati, questa è l'idea che chi ha soldi può comprare tutto, anche la giustizia, ma noi non ci stiamo, sennò sarà una giustizia solo per i ricchi. È imbarazzante che i sovranisti di casa nostra si facciano dettare la linea da un miliardario americano, dovrebbero difendere i giudici. Oggi Meloni è stata zitta, non ha detto una parola». E nell’Aula della Camera, i deputati Angelo Bonelli di Avs e Andrea Casu del Pd chiedono alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni - peraltro amica personale dello stesso Musk - di intervenire per «difendere la Costituzione e la democrazia» dimostrando «se si pone in difesa della sovranità nazionale o se accetta in silenzio questo attacco».
L’Anm: Musk si prende gioco dell’Italia
A replicare è infine l’Associazione nazionale magistrati. «Con un messaggio, Elon Musk si è preso gioco della sovranità dello Stato - osserva il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia -. Mi aspetto da chi ha a cuore la difesa dei confini che intervenga: perché Musk, è non è un privato cittadino ma un protagonista assoluto della vita globale, fra i grandi artefici della recente vittoria elettorale del Presidente Trump». E dal segretario dell’associazione, Salvatore Casciaro arriva «l’auspicio di un maggior rispetto istituzionale per la magistratura e per la giurisdizione e di maggior equilibrio nella comunicazione». Insomma, le frizioni restano. E si guarda già al 4 dicembre, quando la Cassazione dovrà pronunciarsi in merito alla possibilità dei giudici di agire autonomamente o di attenersi alla lista dei Paesi sicuri varata con decreto legge dal governo.
Il miliardario contro Sea Watch
Intanto, è scontro al calor bianco tra il patron di X e l'Ong Sea Watch. «La dichiarazione di Elon Musk è un'intimidazione gravissima e trovo altrettanto grave che i mezzi di comunicazione vengano controllati e utilizzati per minacciare la nostra giustizia che il governo dovrebbe proteggere invece di associarsi a queste minacce», ha detto la portavoce di Sea-Watch, Giorgia Linardi. Feroce la replica di Musk: «Sea Watch è un'organizzazione criminale», ha scritto su X.