mercoledì 24 febbraio 2021
La Procura di Trieste ipotizza il reato di favoreggiamento dell’immigrazione. Le associazioni umanitarie si schierano dalla sua parte
Andrea e Lorena

Andrea e Lorena - Migranti-rotta balcanica/Lorena Fornasir

COMMENTA E CONDIVIDI

All’alba di martedì la polizia di Trieste si è presentata in casa di Gian Andrea Franchi e Lorena Fornasir, quasi 160 anni in due, per acquisire documenti, telefoni e computer. Sono sospettati di «favoreggiamento dell’immigrazione clandestina» con la loro associazione di volontariato Linea d’Ombra, che ha sede nel loro appartamento. Lorena e Gian Andrea sono noti alla stampa di mezzo mondo per essere i 'samaritani' che ogni sera sul piazzale davanti alla stazione cittadina giungono con il loro carrello verde carico di farmaci, disinfettanti, fasce e cerotti con cui ripetono quello che è passato alle cronache come il rito della “lavanda dei piedi laica”. Si prendono cura di chi è riuscito a superare il “game”, la traversata a ostacoli dai Balcani all’Italia.

A quanto trapela ad essere indagato per “favoreggiamento” è solo l’84enne Andrea Franchi, per tutti «il nonno dei profughi». L’indagine riguarda l’arrivo in Italia di alcuni profughi curdi. L’inchiesta ha messo al centro anche una presunta rete di passeur e non è escluso che qualcuno di essi possa avere fatto leva sulla buona fede dei volontari che curano i superstiti del “game”. Lorena, psicoterapeuta che vive a Trieste e suo marito Gian Andrea, 84 anni, professore di filosofia in pensione, hanno all'attivo anche diverse pubblicazioni specialistiche.

Numerose sono state le attestazioni di solidarietà. In particolare la “Rete Accoglienza”, che in Friuli raduna numerose organizzazioni, sottolinea che se per un verso «l’azione penale è obbligatoria e tutti sono uguali di fronte alla legge», dall’altro non è possibile non porsi seri interrogativi «sulla fondatezza dell’inchiesta e sugli elementi di cui dispongono gli inquirenti per arrivare a giungere ad accusare di così gravi reati una incensurata persona di anni 84, impegnato da anni con incredibile dedizione nell’assistenza umanitaria».

Su ordine della procura del capoluogo giuliano oltre alla perquisizione in casa di Franchi e Fornasir è stata eseguita una vasta operazione per contrastare un’organizzazione criminale finalizzata all’ingresso e al transito in territorio nazionale di immigrati irregolari, a scopo di lucro.

L’attività investigativa – precisa una nota della Questura – è stata condotta dalla Digos di Trieste, supportata dal Servizio per il Contrasto all’estremismo e al terrorismo esterno. In questi anni dalle agenzie Onu alle organizzazioni umanitarie hanno seguito le attività caritatevoli di Gian Andrea Franchi e Lorena Fornasir, che non di rado si recano personalmente in Bosnia per consegnare aiuti e denunciare le condizioni di disagio di migranti spesso respinti con crudeltà. Secondo l’associazione “Linea d’ombra”, l’indagine intende «colpire la solidarietà ». Nel 2016 era accaduto qualcosa di simile a Udine. Nel mirino finì “Ospiti in arrivo”, un’altra associazione che si occupa di accoglienza e integrazione. Vennero indagati 7 volontari, ma la vicenda si chiuse con l’archiviazione un anno dopo. Nelle scorse settimane il Tribunale di Roma aveva condannato in primo grado il ministero dell’Interno per un episodio di respingimento al confine tra Italia e Slovenia.

Il Viminale ha respinto le conclusioni del Tribunale e il Dipartimento di Pubblica sicurezza ha annunciato ricorso. Il 6 marzo è in programma una marcia di attivisti e volontari di varie città italiane che intendono raggiungere il confine tra Croazia e Bosnia. Una iniziativa che dovrebbe misurarsi con le restrizioni ai viaggi fuori regione e con l’ostilità delle autorità di Zagabria e Sarajevo.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: