A sentire le promesse dei partiti sulla famiglia, ai papà e alle mamme d’Italia potrebbero venire le vertigini. «Il compito che sentiamo nostro in questa campagna elettorale è da un lato quello di fare la tara a ogni proposta fatta, in modo da distinguere sogni e realtà, dall’altro quello di incalzare perché il giorno dopo il 4 marzo accada qualcosa di concreto nel fisco italiano e nella cultura di questo Paese», attacca con un misto tra disincanto e determinazione Gigi De Palo, presidente del Forum delle associazioni familiari. «Le premesse - insiste - vanno messe oggi: a tutti proponiamo un documento chiaro e semplice, lo abbiamo chiamato Patto per la natalità, che impegna ciascuno a operare, dal giorno successivo al voto, perché l’intero sistema del fisco e dei servizi sia un invito a fare figli».
Cosa chiedete, esattamente, con il Patto?
Innanzitutto è un promemoria ai leader. Segretari e presidenti di partito, ricordate i commenti che voi stessi fate quando l’Istat, ogni anno, ci comunica che il numero dei morti supera in maniera netta quello dei nuovi nati? Ricordate i paroloni che voi stessi usate nei convegni per spiegare che senza neonati il Paese implode da ogni punto di vista? Siamo già in ritardo di venti anni, non cerchiamo altre scuse...
Quali scuse teme?
Beh, facile. Il giorno dopo il voto potrebbe registrarsi una specie di stallo. Si inizierà a parlare dei timori dell’Europa, dei conti, della stabilità finanziaria. A quel punto i programmi dei partiti diventeranno secondari e primari, invece, diventeranno accordi di governo tendenzialmente al ribasso. E chi viene sacrificata sempre quando si determinano queste condizioni? La famiglia, che tanto regge e se la cava sempre da sola, senza fare rumore, senza organizzare proteste di piazza e scioperi.
Quindi il Patto serve a prevenire che la mole di proposte sulla famiglia finisca nel nulla...
Esatto. Lavoriamo ora che il clima ancora non è rovente. Facciamo in modo che i leader, solitamente litigiosi su tutto, sulla famiglia trovino un punto di caduta comune. Nessuno deve più strattonare la famiglia in modo ideologico e strumentale. Tutti, invece, se le vogliono bene devono mostrarlo sostenendola concretamente con una riforma strutturale del fisco, dei servizi, delle condizioni bancarie, dei contratti di lavoro... Per anni la natalità è stata un tabù perché intersecava questioni incomprensibilmente divisive: il ruolo della donna, la maternità, il matrimonio, l’immigrazione. Ora però che siamo sull’orlo del precipizio ci vuole uno scatto di concretezza e realismo.
Da dove si parte?
Leggiamo con interesse tutti i programmi. Una cosa è chiara: basta bonus. Ci vuole una misura unica, chiara, forte, che contenga un messaggio: questo Paese premia chi fa figli facendogli pagare meno tasse. O si agisce sull’Irpef e sulla no-tax area, come propone il "fattore famiglia" che da tempo il Forum cerca di far conoscere. O si ragiona su una misura di assegno universale sostanziosa e collegata al numero di figli. Io penso che su uno di questi provvedimenti possa raccogliersi il 99,9 per cento del Parlamento italiano: questo è il senso del Patto per la natalità. Poi intorno ci possono essere interventi specifici su nidi o altri aspetti della vita familiare. La metafora potrebbe essere questa: sino ad ora si è scelto l’arredo senza avere la casa, ora ripartiamo dai pilastri.
Il tema-famiglia richiede di andare anche oltre il fisco, no?
Il terreno è vastissimo. La famiglia produce benessere e ricchezza per tutti; partiamo da questa evidenza, riconosciamo alla famiglia, ma dobbiamo riconoscerlo tutti, non solo Forum e politica, ma anche imprese, banche, società civile. La famiglia mette d’accordo tutti. Puntando sulla famiglia si investe, la società investe. Facciamo evolvere le politiche per la famiglia in politiche anche economiche, di sviluppo e di crescita. Per questo, da tempo, lavoriamo con le banche per il microcredito legato a eventi familiari come la nascita di un bimbo, l’acquisto della stanzetta o di una macchina più grande... Con i sindacati e le imprese ci unisce il tema della conciliazione casa-lavoro per le donne e non solo. Dobbiamo dire che nel privato le cose si stanno muovendo più velocemente. È lo Stato che ancora non riesce a capire che ogni soldo messo sulla famiglia non è un costo ma un investimento che rende dieci volte dal punto di vista sociale, culturale ed economico. Qualsiasi demografo o sociologo o statistico è in grado di prevedere benissimo a cosa andrà incontro il nostro Paese senza bambini: collasso sanitario, previdenziale, collasso della finanza privata a causa del degrado di immobili, borghi e interi paesi colpiti dallo spopolamento. Quanto costerà domani fare quello che si dovrebbe realizzare oggi?
Lei pensa che con queste misure alle giovani coppie verrà la voglia di avere figli? O c’è un dato culturale più profondo?
È innegabile che il problema sia profondissimo. Però dobbiamo anche ancorarci a dati certi. Se la legge genera cultura, allora anche l’economia condiziona la mentalità. Tutte le ricerche su questo tema dicono che le famiglie e le giovani coppie vorrebbero avere due o più figli. Si fermano al primo per paura, perché temono di non poterli crescere nella dignità. Ne so qualcosa, aspetto il quinto figlio e la paura assale anche me, a volte. Insomma io non credo alla narrazione minoritaria e ideologica di nuove generazioni di adulti che non vogliono bambini. Semmai vedo e tocco con mano le difficoltà delle giovani coppie che vorrebbero mettere al mondo un figlio, ma senza casa e lavoro non è così facile.
Quando sarà proposto concretamente il Patto?
Ormai ci siamo. Nelle settimane scorse ho incontrato quasi tutti i segretari e presidenti di partito. Tutti, a parole, hanno indicato nella famiglia la priorità della prossima legislatura. Il primo parziale modo di dimostrarlo è firmare il nostro documento e inserire il tema natalità nei loro programmi elettorali.
Come da cliché, il Forum sarà accusato di fare politica...
Ben venga la politica e ben vengano le proposte ed i contenuti. Io non mi devo candidare, ma almeno lasciatemi fare da pungolo alla politica per alzare il livello del dibattito. Non ci sarà data un’altra occasione per far ripartire il Paese.