Carola Rackete appena uscita dall'interrogatorio (Ansa)
«Mi ero resa conto dell'ormeggio in banchina della motovedetta ma credevo sinceramente che i finanzieri si spostassero mentre io
mi avvicinavo. Ho commesso un errore, non volevo colpirli». La comandante della Sea Watch 3, Carola Rackete, ha ripercorso tutte le sue azioni, durante la concitata notte tra venerdì e sabato scorsi, quando decise di forzare il blocco e portare la barca della Oong nel porto di Lampedusa, davanti al Gip di Agrigento durante un interrogatorio che è durato poco meno di tre ore. Arrivata in tribunale direttamente da Lampedusa, dove era ai domiciliari, ha risposto al giudice, dicono gli stessi pm al termine, in maniera «collaborativa, serena ed estremamente lucida».
«Carola ha risposto in maniera puntuale e sintetica a tutte le accuse, ha spiegato di non avere avuto alcuna intenzione di provocare la collisione con la motovedetta della Guardia di Finanza» ha detto l'avvocato Alessandro Gamberini, uno dei difensori della comandante, aggiungendo: «Ha ribadito le sue scuse, precisando di essere stata l'unica a decidere. Le sue richieste di aiuto sono rimaste inascoltate, i migranti a bordo meditavano forme di autolesionismo. C'erano reazioni paranoiche collettive».
Secondo la procura, invece, la situazione era diversa: «Non è stata un'azione necessitata. Non c'era uno stato di necessità - ha detto il procuratore Luigi Patronaggio - poiché la Sea Watch attraccata alla fonda aveva ricevuto, nei giorni precedenti, assistenza medica ed era in continuo contatto con le autorità militari per ogni tipo di assistenza, per cui, per il divieto imposto dalla Guardia di finanza di attraccare, non si versava in stato di necessità». E quindi, secondo i pm, la manovra che ha provocato lo "schiacciamento" sulla banchina della motovedetta sarebbe stata fatta «con coscienza e volontà»: «Poche contestazioni. Tutto si sposterà sulla condotta giuridica delle condotte dell'indagata - ha spiegato il procuratore aggiunto di Agrigento, Salvatore Vella - e quindi, se come ritiene la difesa vi era uno stato di necessità che scrimina la condotta delittuosa e se la motovedetta della Guardia di finanza sia da considerare nave da guerra, come abbiamo fatto noi, o meno».
Come misura cautelare, comunque, la procura si è limitata a chiedere il divieto di dimora nella provincia di Agrigento con
particolare riferimento ai porti di Lampedusa, Porto Empedocle e Licata: «Abbiamo ritenuto in relazione a tutte le circostanze di
questo caso e alla personalità dell'indagata che tale misura sia idonea a salvaguardare eventuali, ulteriori,esigenze cautelari» ha detto ancora Patronaggio, rimettendo la decisione al gip per le sue «autonome e imparziali valutazioni». Decisione che dovrebbe arrivare domani con un'ordinanza. Carola potrebbe quindi tornare in libertà già domani, dopo aver trascorso ancora una notte agli arresti domiciliari.
«Dalla giustizia - ha detto il ministro dell'Interno, Matteo Salvini - mi aspetto pene severe per chi ha attentato alla vita di militari italiani e ha ignorato ripetutamente le nostre leggi. Dagli altri Paesi europei, Germania e Francia in primis, mi aspetto silenzio e rispetto. In ogni caso, siamo comunque pronti ad espellere la ricca fuorilegge tedesca».
Intanto, sul tema interviene con fermezza la Conferenza episcopale tedesca. Secondo il responsabile dei vescovi tedeschi per i migranti, l'arcivescovo di Amburgo Stefan Hesse, il comportamento dell'Italia nei confronti della nave e della sua comandante è «inaccettabile». L'arcivescovo spiega che, finché gli Stati vengono meno al dovere dei salvataggi in mare, «il salvataggio organizzato privatamente è legittimo, anzi da promuovere». A detta di Hesse, «ogni anno migliaia di persone muoiono nel tentativo di attraversare il Mediterraneo sperando di sfuggire alle terribili condizioni della loro patria»: ecco perché non esistono «soluzioni semplici», ma è necessario sviluppare una «politica migratoria europea rinnovata dalle basi». Per questo, ribadisce, «è inaccettabile che si scoraggi, attacchi o criminalizzi» chi prende la via del mare per salvare i profughi, ed è sbagliato minacciare e rendere impossibile quello che è un «comportamento morale».
Anche diversi cantanti italiani hanno preso posizione. Emma Marrone, nei giorni scorsi, aveva espresso sui social il suo sdegno per gli insulti rivolti alla capitana, postando il video del momento in cui Carola scendeva dalla nave a Lampedusa: «Solo una parola. VERGOGNA. Il fallimento totale dell'umanità. L'ignoranza - scrive - che prende il sopravvento sui valori e sul rispetto di ogni essere umano. Stiamo sprofondando in un buco nero. Che amarezza». Il post aveva trovato subito l'approvazione di altri artisti, tra i quali Tommaso Paradiso dei Thegiornalisti, Paola Turci e Fiorella Mannoia, ma la stessa Emma Marrone ha ricevuto anche molti insulti da parte degli haters, trovandosi al centro di una bufera social.