Ritengo la fragilità educativa dei genitori di oggi la causa principale del calo demografico così evidente in Italia. Nel 2018, il Comune di Bologna aveva organizzato degli incontri con esperti per genitori di adolescenti. Davanti a centocinquanta papà e mamme mi venne un dubbio e chiesi: « Pensate che in questo preciso momento storico siano più fragili i genitori o i figli adolescenti?». Le mani alzate decretarono una specie di plebiscito a favore della fragilità dei genitori. I miei sospetti divennero un dato inequivocabile: si era invertito il flusso genealogico. Non si trattava più di adolescenti problematici, nella vicenda genitori/figli l’elemento più sporgente risultava la fragilità dei genitori. Un dato storico assolutamente inedito che apriva un nuovo scenario. In studio, una mamma mi racconta che il figlio preadolescente, dopo un suo rimprovero, si arrabbia, la prende per il collo, la sbatte sul letto e le tira due pugni in faccia. La mamma è scioccata. Il ragazzo a scuola va bene, in generale non si segnalano particolari problemi. Episodi così sono ricorrenti, non un’eccezione. Nelle analisi sul calo demografico, la difficoltà educativa dei genitori non viene quasi mai considerata, come fosse una variabile marginale. Se ascoltassimo uomini e donne in età fertile che rinunciano a questo progetto, non avremmo dubbi che per tanti di loro la prospettiva di «impelagarsi» con dei pargoli da far crescere, visti solo come fatica e impegno, non costituisce una motivazione prioritaria. Fa riflettere l’aumento di animali domestici negli ultimissimi anni. Si parla di un aumento del 40% per i cani da compagnia. Bambini e bambine rischiano di diventare figure secondarie nelle composizioni familiari. Pare che accudire un animale risulti molto più semplice che crescere un figlio.
Se vogliamo che l’inverno demografico si sciolga, occorre un duplice piano di lavoro che permetta ai genitori di sentire la sfida educativa come qualcosa di affascinante, di accattivante e di prezioso. Assolutamente da affrontare. Al contempo, abbiamo bisogno che si crei un immaginario comune e collettivo che veda nel fare figli e nella presenza sociale dei più piccoli un elemento generativo e rigenerativo. Serve che la politica si accorga che i genitori non possono essere lasciati da soli, mettendo a disposizione più risorse: asili nido gratuiti; scuole dell’infanzia obbligatorie; sostegni economici per i nuovi nati. Fare i figli non è semplicemente uno sfizio individuale come pensa qualcuno, ma la realizzazione di un desiderio collettivo orientato al futuro, al proseguire la nostra specie. Oggi i genitori sono subissati da una disinformazione crescente con una pletora di influencer che, con pochissimo rigore e attendibilità scientifica, tampinano papà e mamme unicamente o quasi nella logica di acquisire like e spingerli verso un marketing che li vuole trasformare da educatori dei figli a consumatori finali di prodotti più o meno utili e intelligenti. Un elenco infinito di miti educativi grava su di loro: l’obbligo di giocare con i figli; stare alla pari; parlare ai bambini come fossero grandi; chiedere sempre il loro parere; essere loro amici; cercare il disturbo neuropsichiatrico se si comportano male. Aggiungiamo il deleterio mito della condivisione e vicinanza a tutti i costi che elude l’unica vera necessità che hanno tutti i figli e che i genitori potrebbero espletare in maniera anche semplice: educarli, organizzare la loro crescita nel gioco di squadra, nella concretezza, nelle regole chiare per i bambini e nei paletti negoziati per gli adolescenti.
Scuole Genitori e sportelli di sostegno educativo e pedagogico sono le strade che occorre con coraggio percorrere. Per facilitare il compito educativo dei genitori ho lanciato due proposte di frontiera: 1) all’uscita dal reparto di maternità, regalare alle neo-mamme e ai neo-papà un libretto informativo sulle fasi educative in modo che il corso della crescita sia riconoscibile sul piano delle decisioni che, di volta in volta, devono prendere; 2) oltre al pediatra di famiglia, mettere a disposizione dei genitori un consulente educativo gratuito a carico delle istituzioni in modo da alleggerire le incertezze e le fragilità che si addensano su chi si appresta alla paternità e alla maternità. Due misure semplici ed efficaci in mancanza delle quali si rischia di accanirsi sui profili terapeutici riempiendo le scuole di neurocertificazioni psichiatriche e di psicoterapeuti che dovrebbero ascoltare ragazzi sempre più in crisi, dimenticando che la prevenzione educativa risulta lo strumento migliore, che la crescita passa attraverso la buona educazione. Sarebbe una piccola rivoluzione, un assist benevolo verso la necessità di sostegno educativo dei nostri genitori. Si tratta dell’idea che la genitorialità, il fare figli, rappresenti una straordinaria occasione di crescita, di trasformazione, di cambiamento e di miglioramento se colta nel suo spessore evolutivo. La nascita di uno o più figli costringe a un rinnovamento, a una mutazione evolutiva, ad abbandonare il desiderio di risarcimento per quello che i genitori non ci hanno dato o ci hanno dato troppo. E quindi a costruire un nuovo cantiere. I figli in questo sono una cartina di tornasole straordinaria: ti mettono alla prova, a volte sono faticosi, ma se accetti questa sfida ti consentono di tirar fuori il meglio di te. Una prospettiva meravigliosa che apre uno scenario nuovo in cui il godere di questa possibilità rappresenti un desiderio di felicità profonda.
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