lunedì 1 agosto 2016
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Roma attualmente, secondo l'Ama, l'azienda municipalizzata per rifiuti e ambiente, raggiunge il 40% di raccolta differenziata, ma secondo Legambiente non superebbe il 30%. Solo 900mila romani fanno la raccolta differenziata domiciliare, la cosiddetta "porta a porta". Invece 1,7 milioni fanno quella stradale con cinque cassonetti diversi; vetro, plastiche e metalli, carta e cartone, organico, indifferenziato. Le prime tre tipologie, i cosiddetti "imballaggi", vanno ai consorzi obbligatori per il recupero e il riciclo. E il Comune incassa.  Per l'organico Roma non ha alcun impianto nè per la trasformazione in compost nè per la produzione di biometano. Ama durante la giunta Marino aveva presentato un progetto per un digestore anaerobico su tre linee per circa 100mila tonnellate da realizzare nel proprio sito di Rocca Cencia. Ma è ancora fermo in Regione per le autorizzazioni, e sarebbe comunque insufficiente, visto che servirebbero almeno 15 linee da 30mila tonnellate. Così ogni giorno partono da Roma 160 autoarticolati che trasportano l'organico in impianti di Padova e Pordenone. Il costo è di 180 euro a tonnellata, contro gli 80-100 euro se fosse smaltito nel Lazio. Infatti solo il trasporto costa 100 euro a tonnellata.  I rifiuti indifferenziati, una grande quantità a causa della raccolta stradale che è molto meno selettiva, vanno nei quattro impianti Tmb (Trattamento meccanico biologico), due di Ama e due del gruppo privato Cerroni. Qui i rifiuti, dopo una lavorazione, sono divisi in Fos (Frazione organica stabilizzata) e combustibile. La prima va in una discarica in Emilia Romagna, anche in questo caso a un costo più che doppio a causa del trasporto, nuovamente 180 euro a tonnellata. Infatti, dopo la chiusura di Malagrotta, Roma non ha discariche disponibili nel proprio territorio. Lo stesso vale per il combustibile. Questo, infatti, va negli inceneritori di Colleferro (provincia di Roma) e San Vittore (provincia di Frosinone).
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