lunedì 6 gennaio 2025
Teheran ci ripensa: «La giornalista italiana è stata arrestata per aver violato le nostre leggi. L'ostaggio è Abedini, i due casi non sono collegati». Mantovano audito al Copasir
L'audizione di Mantovano al Copasir

L'audizione di Mantovano al Copasir - ANSA

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Dopo la visita lampo di Giorgia Meloni negli Stati Uniti, nel corso della quale con il presidente eletto Donald Trump ha affrontato anche la vicenda della giornalista italiana detenuta in Iran il 19 dicembre scorso, il caso Cecilia Sala continua a tener banco, soprattutto a livello diplomatico, con non poche sfumature da intrigo internazionale. Vicenda sulla quale ieri è intervento anche l’Iran, Paese di origine di Mohammad Abedini, arrestato a Milano prima di Natale su segnalazione degli Stati Uniti, con l'accusa di esportazione di tecnologia sensibile statunitense in Iran e violazione delle sanzioni.

Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmail Baghaei, nel suo aggiornamento settimanale, nella mattinata di lunedì 6 gennaio ha rilasciato una dichiarazione, ripresa dall'agenzia di stampa iraniana Tasnim, affermando che «l'arresto della giornalista Cecillia Sala non ha legami con l'arresto in Italia del cittadino iraniano Mohammad Abedini Najafabadi su mandato americano». L’Iran considera l’arresto di Abedini alla stregua di «una forma di presa di ostaggio nei confronti dei cittadini iraniani. L’accusa è infondata. La nostra richiesta è che le relazioni con l'Iran non vengano influenzate dalle volontà di terzi. Abbiamo seguito la questione fin dall'inizio».

La giornalista romana, ha aggiunto il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, è stata arrestata per «violazione delle leggi della Repubblica Islamica, come afferma il comunicato del dipartimento dei media stranieri del ministero della Cultura e dell'Orientamento Islamico. Il caso Sala è oggetto di un’inchiesta. La comunicazione degli ultimi sviluppi e i dettagli riguardo al caso spetta al portavoce della magistratura».

Nel pomeriggio del 6 gennaio, intanto, al Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, è stato audito il sottosegretario Alfredo Mantovano, Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica Alfredo Mantovano, la cui convocazione ha avuto per oggetto proprio la vicenda di Cecilia Sala; l’audizione è durata circa due ore e mezza, ma assolutamente nulla è trapelato circa i contenuti, stante anche a richiesta di silenzio stampa presentata dalla famiglia della giornalista.

«Sulla vicenda di Cecilia Sala siamo fiduciosi», si è limitato a dire il responsabile organizzativo di Fratelli d'Italia, Giovanni Donzelli, intercettato dai cronisti dopo l’audizione di Mantovano, ma affrettandosi ad aggiungere che «c’è la richiesta di silenzio stampa della famiglia, per cui non parlo».

Richiesta che il giornalismo italiano sta chiaramente rispettando, ma senza dimenticare di esprimere la massima solidarietà alla collega detenuta in isolamento nel carcere iraniano di Evin. E così per la mattina di martedì 7 gennaio, in piazza Santi Apostoli a Roma alle 11.30, l’Ordine dei giornalisti del Lazio e l’Associazione stampa romana, hanno organizzato un sit-in per Cecilia Sala. «È un modo per esprimere solidarietà alla collega, chiederne la liberazione immediata a chi la detiene ingiustamente e in condizioni inaccettabili e ribadire il valore della libertà di stampa. Abbiamo preso tutte le accortezze prima di chiedere l’autorizzazione alla Questura», ha spiegato il presidente dell’Ordine del Lazio, Guido D’Ubaldo, nell’illustrare l’iniziativa, mentre il segretario di Stampa romana, Stefano Ferrante, ha aggiunto che «non ci saranno discorsi, sarà un presidio silenzioso, senza dibattito e interviste, per rispettare la volontà dalla famiglia di Cecilia».

Tornando invece alle implicazioni politiche e diplomatiche della vicenda, da registrare la nota di Daniela Ruffino, esponente di Azione, che lamenta il mancato coinvolgimento delle opposizioni da parte della premier Meloni e chiede di sapere perché il caso «è stato sottratto al ministro degli Esteri, Antonio Tajani». Lo stesso Tajani ha convocato, per giovedì 9 gennaio, una riunione del “Quint”, cui partecipano (oltre all'Italia), Usa, Francia, Gran Bretagna, Germania e l'Alto rappresentante per la politica estera dell'Ue, in occasione della visita di Joe Biden a Roma e in Vaticano. Si parlerà di situazione in Medio Oriente, ma non è annunciato un approfondimento sull'Iran e sulla situazione di Cecilia Sala.

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